«Mi assumo la responsabilità di quanto accaduto, andiamo avanti»: il giorno dopo la decisione del Tar di bocciare 4 liste su 12 della coalizione che sostiene il candidato del centrodestra a sindaco di Napoli, Catello Maresca, è lo stesso pm in aspettativa a confermare il ricorso al Consiglio di Stato, almeno per le due civiche di sua diretta emanazione (Catello Maresca e Catello Maresca sindaco). La bocciatura è stata frutto del ritardo di un minuto nel deposito delle liste. Inoltre, a portare metà della documentazione sono stati collaboratori e non delegati che, per questo, non sono stati ammessi rendendo così gli atti incompleti.

Lunedì il candidato di centrodestra aveva tuonato contro il Tar: «Una scandalosa decisione politica che sancisce la morte della democrazia». Maresca, ieri, ha cominciato la conferenza stampa attaccando il competitor di centrosinistra, Gaetano Manfredi: «A tutte le ciucciuvettole (i gufi ndr) a cui piace vincere con le carte da bollo diciamo che siamo vivi e vegeti. I nemici non sono i giudici, accetteremo qualsiasi verdetto. La minaccia si chiama Manfredi. È il “demanfredis”: un organismo modificato metà de Magistris (il sindaco uscente ndr) e metà Manfredi, un’accozzaglia che parte da Nola e finisce a Sant’Antimo».

Il riferimento a Nola è il modo con cui Maresca rimarca il fatto che l’ex ministro del governo Conte non è di Napoli. Sant’Antimo è invece il paese di Luigi Cesaro, il senatore di forzista sotto inchiesta per i rapporti con il clan Puca. La resa dei conti nel partito ha spinto il figlio Armando ad appoggiare la lista Azzurri per Napoli, animata da ex Fi approdati nel centrosinistra.

La linea di Manfredi è non replicare. Così ci hanno pensato i partiti. «Qualcuno crede di poter trasformare la campagna elettorale in una rissa» il commento del segretario cittadino del Pd, Marco Sarracino. Da Iv Graziella Pagano: «La violenza delle sue affermazioni è intollerabile. Definire Manfredi una minaccia è oltre il confine dell’insulto politico. La democrazia è fatta di regole, stupisce che un magistrato finga di non vedere questa evidenza. Sia più umile».

Il Tar rimprovera: «Era assolutamente prevedibile che intorno alle 12 si sarebbe creato un maggior affollamento presso la sede comunale, con la conseguenza che gli stessi collaboratori Coppola e Carrino avrebbero dovuto diligentemente accedere agli uffici insieme al delegato di lista, piuttosto che ridursi a presentarsi all’ingresso solo due minuti prima di mezzogiorno, con inevitabile esposizione a possibili sforamenti di orario».

La replica di Maresca: «Facciamo ricorso perché riteniamo che sia un principio di democrazia assoluta offrire ai cittadini la possibilità di scegliere tutti coloro che hanno rispettato i requisiti sostanziali». E ancora: «Sulla nostra vicenda si registra uno sciacallaggio puro. C’è tutto un mondo che sta cercando di avvicinare i nostri candidati per eventuali sostegni».

Salvini e Giorgetti a settembre hanno evitato incontri elettorali con Maresca, anche perché la civica espressione del Carroccio (Prima Napoli) è tra quelle bocciate dal Tar per 4 vizi nella documentazione. «I rapporti con la Lega sono cordiali» la replica del pm in aspettativa. Salvini ha dovuto spendere una frase sul flop partenopeo: «Mi sembra che da parte di qualcuno ci sia la voglia di eliminare l’avversario».