Ricorrenze incrociate manifestano l’instabilità della pace in Irlanda del Nord. Ieri a Derry (ex London-), in occasione dell’anniversario dell’insurrezione pasquale del 1916, si è tenuta una marcia non autorizzata di gruppi, in tenuta paramilitare, della New Ira davanti a circa trecento persone. Il percorso era fiancheggiato da tricolori irlandesi e stendardi. Qualche decina di giovani a volto coperto hanno lanciato molotov a una camionetta della polizia. Non ci sono stati feriti.

La parata – non autorizzata – era stata organizzata dal Derry 1916 Commemoration Committee, un gruppo sostenuto dal Saoradh (in gaelico Liberazione), partito politico di estrema sinistra formato nel 2016 da repubblicani irlandesi dissidenti. Occorreva sulla scia dell’annuncio, da parte della polizia nordirlandese, di uno sventato piano terroristico dell’Ira alla vigilia della visita odierna di Joe Biden a Belfast e dopo che il servizio segreto britannico M15 aveva alzato nelle scorse settimane a “severa” la soglia dell’allerta terroristica.

L’ALTRO ANNIVERSARIO a concentrare l’attenzione internazionale su questo tormentato lembo d’Europa era quello, venerdì scorso, del Good Friday Agreement, l’accordo di pace siglato esattamente venticinque anni or sono che pose fine alla lotta armata tra le fazioni paramilitari di nazionalisti e unionisti nordirlandesi.

10 aprile 1998, Tony Blair (Gb), George Mitchell (Usa) e Bertie Ahern (Irlanda) firmano il Good Friday Agreement – foto Ap

Un anniversario ricordato anche dal Papa, che ai fedeli a Piazza S. Pietro ieri si è appellato affinché «La pace ottenuta si possa consolidare a beneficio di tutti gli uomini e le donne dell’isola di Irlanda». E proprio oggi, la visita a nord e a sud del confine di un presidente americano cattolico e di origine irlandese come Joe Biden, riporta la fragilità di detto accordo più che mai in primo piano.

La redazione consiglia:
Le potenti scosse che hanno minato il «miracolo» della pace

Biden è ricevuto in queste ore a Belfast dal premier britannico Sunak, che ha invitato i due partiti politici nordirlandesi, il repubblicano Sinn Féin e l’unionista Dup, a rimettersi attorno a un tavolo e far ripartire i lavori del parlamento di Stormont, sospesi da maggio dell’anno scorso per la protesta del Dup circa i termini del tormentatissimo protocollo nordirlandese – firmato e poi sconfessato da Boris Johnson e recentemente rinegoziato da Sunak e Ursula von Der Leyen -, che dovrebbe regolare il transito di merci al confine fra la britannica Irlanda del Nord e l’“europea” Repubblica d’Irlanda senza creare un confine fisico fra i due paesi che riaccenderebbe la violenza settaria. Sunak ha invitato ripetutamente le parti a piegarsi al compromesso, per evitare che l’area sprofondi nuovamente nell’infinita scia di sangue da cui è così faticosamente riemersa.

La redazione consiglia:
Irlanda del Nord, Sinn Féin vince ma forse non basta

NEL FRATTEMPO, la sicurezza è massima per detto arrivo di Biden, un presidente americano più cattolico e irlandese dello stesso Kennedy. Il fatto che se la cavi con un veloce discorsetto al campus di Belfast dell’Ulster University per poi trascorrere il grosso della visita nella repubblica d’Irlanda, ha provocato il malumore del Sinn Féin, che avrebbe voluto che Biden parlasse a Stormont. Questi partirà invece già domani alla volta delle terre ancestrali di Carlingford e Dundalk, nella contea di Louth, vicino al confine, da dove provenivano i suoi antenati e tuttora ha dei parenti. Giovedì terrà incontri separati con il presidente irlandese Higgins, e il primo ministro Varadkar a Dublino prima di arringare una seduta congiunta del parlamento, sulla scia di John F. Kennedy nel 1963, Ronald Reagan nel 1984 e Bill Clinton nel 1995.

L’IRLANDESITÀ BIDENIANA era già abbondantemente emersa a qualche ora dalla sua vittoria alle presidenziali quando, avvicinato da una troupe della Bbc per una dichiarazione, aveva risposto fin troppo eloquentemente: «The Bbc? I’m irish!». Ci si aspettano dunque ripetute citazioni di poeti irlandesi, com’è consolidato costume del presidente americano, mentre si spera si astenga dal fare uscite come quella del dicembre dell’anno scorso, quando a un uditorio del Delaware disse: «Sarò anche irlandese ma non sono uno stupido».