Gli scioperi e le mobilitazioni dei lavoratori di Wind Tre costringono l’azienda alla marcia indietro.

La terza Tlc del paese – di proprietà del gigante (con sede ad Hong Kong) Hutchison – ritira i 150 trasferimenti per la funzione Finance da Roma a Milano.

Una vittoria netta sebbene sia confermato lo spostamento della divisione Finance ma senza i lavoratori che saranno riadattati in altro ruolo – il termine usato dall’azienda è «job rotation».

Gli scioperi di aprile con adesione quasi totale nella sede romana di Parco de’ Medici contro i «licenziamenti mascherati» per 150 operatori all’80 per cento donne hanno convinto Wind Tre a desistere.

L’azienda ha comunicato la decisione con una raccomandata inviata lunedì dal direttore delle relazioni industriali Marco Mondini al ministero dello Sviluppo – che aveva tenuto un tavolo il 18 aprile – e alle segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl telecomunicazioni.
Ieri si è tenuto un incontro con i sindacati «per sancire la pace» ma senza alcuna apertura di una vera trattativa. Anche perché aprendola Wind Tre sarebbe costretta a dover discutere con i sindacati di contrattazione aziendale e di secondo livello nonché a tante altre voci contrattuali che ora non rispetta.

Rimane in piedi lo spostamento a Milano anche della divisione di Planning e Control, dove lavorano 50 persone.

Nella lettera Wind Tre sostiene che «nessuna iniziativa era stata decisa definitivamente» e ora «è giunta alla decisione di dar luogo al riassetto organizzativo solo attraverso adesioni volontarie (incentivate economicamente, ndr) avviano parallelamente un’attività di job rotation che verrà realizzata nei prossimi mesi per assicurare lo spostamento delle attività», promettendo sugli «altri progetti» (data center e vendita delle torri) «provare ad identificare un percorso condiviso».

«Non possiamo che accogliere positivamente la decisione di Wind Tre di fermarsi sui trasferimenti – commenta Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil – . Ora deve funzionare il confronto per monitorare le eventuali riprofessionalizzazioni delle persone che rimarranno a Roma». I sindacati hanno infatti chiesto di avere un quadro più completo delle «riconversioni».

Per Alessandro Faraoni della Fistel Cisl, il risultato raggiunto è un «segnale positivo per quanto riguarda il clima rinnovato di collaborazione con l’azienda».

Le altre due questioni chiave – quella dei data center, per i quali si ipotizza la vendita (sono coinvolti circa 100 addetti), e le torri che dovrebbero confluire nella newco Pisa – saranno affrontato in un prossimo incontro a metà giugno. «Su questo fronte – avverte Saccone – continua a non vedersi un piano di sviluppo, speriamo che da oggi inizi un percorso diverso».