«Siamo rimasti in tre. Continuiamo a lottare». Sono le ultime parole lasciate su Telegram da alcuni mercenari del gruppo Wagner che hanno perso la vita nella battaglia di Tinzawatène, villaggio a 230km a nord-est di Kidal, nord del Mali. A due passi dal confine desertico con l’Algeria.

Quella subita dai Wagner e dalle Forze armate maliane (Fama) nella battaglia di Tinzawatène, tra giovedì e domenica, è la sconfitta più grave e drammatica mai inferta al gruppo mercenario da quando ha messo piede in Africa. Gli autori di questa sconfitta sono i ribelli del Quadro strategico per la difesa del popolo dell’Azawad (Csp-Dpa), tuareg separatisti storicamente in conflitto con Bamako. Una sconfitta con morti eccellenti: «Essere un guerriero significa vivere per sempre» recita la propaganda dei Wagner profusa per anni dal canale Telegram Grey Zone, il cui admin Sergei Shevchenko, detto Stagno, è morto a Tinzawatène.

O forse il suo nome era Nikita Fedyanin, 29 anni. Di certo se ne conosceva la passione per la guerra e per i gattini, specialmente se teneroni e dallo sguardo molto dolce, incomprensibili stranezze di uomini d’arme dai pochi scrupoli. La discrepanza nel nome arriva da un dettaglio non banale: molti Wagner hanno un doppio passaporto (richiesto in molti annunci), usato anche per celare una doppia identità.

Giovedì, quando è cominciata la battaglia di Tinzawatène, l’ambasciata russa in Mali ha emesso un avviso di minaccia terroristica, in particolare nella zona dove l’attività dei gruppi armati (jihadisti e ribelli) è sempre più intensa, cioè le regioni di Gao e Menaka (Mali) e Tillaberi (Niger). La battaglia di giovedì ha visto le Fama e i suoi ausiliari russi avere la meglio sui ribelli ma le cose sono cambiate nella notte tra giovedì e venerdì, quando i ribelli del Csp hanno fatto convergere sul posto un migliaio di miliziani e recuperato le posizioni perse il giorno prima anche grazie a una tempesta di sabbia, che ha reso confusa la risposta militare.

Le unità Wagner al confine maliano-algerino, tra i 300 e i 500 uomini, hanno disperso in piccoli gruppi i ribelli e un’unità di ricognizione russa, il 13esimo distaccamento d’assalto della Wagner guidato da Stagno, è stata mandata all’inseguimento di uno di questi, venendo attirata in un canyon dove ha subito un’imboscata.

Alexander Ivanov, capo della Wagner in Repubblica Centrafricana ma ufficialmente membro di un think tank geopolitico russo, ha detto all’agenzia Tass che i ribelli azawadiani erano supportati sul terreno da dronisti ucraini dotati di Fpv (free personal vision) e quadricotteri, accuse pesantissime riprese poi dalla propaganda della giunta militare maliana. Accuse che allargano di molto il fronte bellico creando quasi un fronte unico, saheliano-ucraino, in cui l’Europa, ma anche l’Africa, sono nel mezzo.

L’imboscata ha comportato perdite pesanti per i Wagner ma i numeri non sono chiari: gli stessi Wagner parlano di “decine di musicisti morti” e “cinque prigionieri” ma dai video pubblicati sui canali dei ribelli tuareg e monitorati dal manifesto contiamo almeno una decina di ostaggi caucasici. Un comandante Wagner in Mali, che su Telegram si fa chiamare Rusich, in un messaggio ha spiegato di avere chiesto il supporto dell’Africa Corps, quella parte del gruppo Wagner che è stata assorbita dal ministero della difesa russo, e delle forze speciali.

I fatti di Tinzawatène rivelano una storia molto diversa da quella propagandata sin qui dalla giunta militare maliana, che sugli stessi eventi parla di “grande successo delle Fama”, scoprendo un nervo importante: il mancato coordinamento tra Mali e Russia nella guerra di comunicazione.