Il giorno dopo l’incendio che ha devastato l’impianto per il trattamento dei rifiuti indifferenziati di Malagrotta la nube tossica che si era sollevata non si vede più. L’enorme fungo grigio era stato immortalato mercoledì pomeriggio dagli abitanti della Valle Galeria, periferia ovest stretta tra Roma e Fiumicino. Le fiamme sono state domate nella notte da una sessantina di vigili del fuoco. Per spegnere del tutto il rogo, però, ci vorranno giorni. Ieri dal Tmb (acronimo di Trattamento meccanico-biologico) e dal gassificatore incendiati si sollevavano ancora colonne di fumo. Nella zona circostante nessuna mascherina può fermare la puzza acre, soprattutto sottovento. L’odore rimane nel naso per molti chilometri.

LA NUBE TOSSICA non si vede più, ma non è sparita nel nulla. Si è depositata. L’Arpa, Agenzia territoriale per la protezione ambientale, attraverso un modello di dispersione degli inquinanti nell’atmosfera sta lavorando a una mappa per l’individuazione delle aree di potenziale ricaduta. Ha anche installato due campionatori per la qualità dell’aria, uno vicino all’incendio e l’altro 6 chilometri più in là, a Fiumicino. I primi risultati si avranno solo stamattina. Il dato sulle polveri sottili rimaste entro i limiti di legge, menzionato ieri da Gualtieri in assemblea capitolina, viene invece dalla centralina di Massimina e non riguarda i fumi tossici.

GLI ESPERTI lanciano l’allarme diossina, la cui diffusione determinerebbe rischi enormi per la salute umana. «Si tratta di un inquinante organico persistente classificato come cancerogeno. Ha effetti neurotossici ed è un distruttore endocrino – spiega Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima) – Il rischio aereo della diossina è limitato all’area interessata dai fumi e in caso di nube tossica al territorio colpito dalle loro ricadute a terra». In 9 casi su 10, però, il contatto avviene per via alimentare, attraverso i cibi contaminati.

INTANTO IL SINDACO di Roma Roberto Gualtieri, che ieri ha visitato l’impianto, ha firmato un’ordinanza per la chiusura di scuole, asili nido e centri estivi nel raggio di sei chilometri. Sospese le attività ludiche e sportive all’aperto. Vietati pascolo di animali e uso di frutta, verdura e foraggi raccolti nell’area interessata. Nessuna comunicazione, invece, è arrivata al Cpr di Ponte Galeria, dove sono trattenuti i migranti irregolari, che dista quattro chilometri.

SONO IN CORSO indagini per stabilire le cause dell’incendio. È ancora prematuro formulare ipotesi concrete. Solo quando le fiamme termineranno completamente si potranno effettuare i rilevamenti per verificarne l’origine. Nel frattempo il procuratore Francesco Lo Voi ha aperto un’indagine per incendio colposo e chiesto una maxi consulenza tecnica che dovrà rilevare eventuali analogie con i roghi che negli anni scorsi hanno riguardato altri due impianti della capitale. Quello che ha distrutto il Tmb Salario l’11 dicembre 2018 (dentro 3mila tonnellate di rifiuti) e quello che ha colpito il Tmb di Rocca Cencia il 24 marzo 2019 (in fumo 500 tonnellate di spazzatura). In entrambi i casi non sono stati individuati i responsabili.

I MODERNI CRITERI di gestione dei rifiuti si basano sull’economia circolare, cercano di limitare la spazzatura a monte, riusare e riciclare più materiali possibili. Quello che avanza viene soprattutto dai cassonetti dell’indifferenziato e può finire in discarica o essere bruciato per produrre energia. «Prima, però, deve essere trattato opportunamente per limitare il potenziale di inquinamento», spiega Giuseppe Girardi, ingegnere meccanico che ha lavorato per molti anni presso l’Agenzia nazionale per nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile (Enea) e attuale responsabile per la transizione ecologica di Sinistra Italia di Roma.

«IL TMB divide il materiale indifferenziato nella componente umida, destinata alla discarica, e in quella secca, che ha un elevato potere calorifico e si può bruciare», continua Girardi. Non è vero, dunque, che l’inceneritore proposto dal sindaco eliminerebbe i Tmb. A meno di una raccolta differenziata spinta e di alta qualità capace di evitare che la componente umida finisca nell’indifferenziato.

OLTRE LE IPOTESI sulla futura gestione dei rifiuti capitolini resta l’urgenza di trovare soluzioni a brevissimo termine. Nel Tmb2 di Malagrotta, quello distrutto dalle fiamme, venivano trattate ogni giorno 900 tonnellate di rifiuti sulle 3mila prodotte dalla città. Ieri Gualtieri si è riunito con il prefetto Matteo Piantedosi e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. In tempi rapidi si dovrebbe riaprire sempre a Malagrotta il Tmb1, non toccato dalle fiamme, e usare l’impianto di Rida ambiente ad Aprilia. Ieri nella capitale c’erano oltre 8mila tonnellate di rifiuti bloccati.

A PARLARE DI «disastro annunciato» è il Comitato Valle Galeria Libera. «Si sapeva che l’area dell’incendio presentava rischi rilevanti per il possibile effetto domino – dice Daniele Galassi, consigliere del Comitato – Infatti si è incendiato prima il capannone con il gassificatore e poi il Tmb. Solo la direzione dei venti ha scongiurato che le fiamme divampassero anche nei vicini depositi di gas e carburanti».