Scambio politico mafioso ad Anzio tra centrodestra e ‘ndrangheta. Quattro famiglie criminali avevano in mano il comune di Anzio, tanto da poter eleggere il sindaco. Nei giorni scorsi è stato notificato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma un avviso di garanzia con l’ipotesi di reato di scambio politico mafioso di voti all’ex primo cittadino della località balneare a sud della provincia di Roma, Candido De Angelis. De Angelis, ras di Anzio e noto esponente di Fdi, sarà interrogato questa mattina.

Insieme all’ex sindaco, risultano indagati anche l’ex assessore ai lavori pubblici Ranucci (Forza Italia), l’ex consigliera Cinzia Galasso, (Fratelli d’Italia), la consigliera Lucia Pascucci (lista civica De Angelis) e l’ex assessore Gualtiero Di Carlo. Un’intera amministrazione, quella sciolta per mafia già nel 2022, secondo i magistrati, sarebbe stata al soldo delle famiglie Madaffari, Perronace, Tedesco e Gallace, potenti al punto da orientare il voto a favore di Angelis.

Gli affiliati sono già stati condannati per associazione mafiosa nei mesi scorsi ma ora i giudici della Corte d’Appello confermano quella sentenza e coinvolgono direttamente il primo cittadino dell’epoca. Secondo le ipotesi degli inquirenti, gli esponenti della maggioranza del litorale laziale avrebbero intrattenuto rapporti con alcuni dei coinvolti nella maxi operazione Tritone, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Carabinieri di Roma.

Le intercettazioni erano emerse da tempo e, secondo alcune fonti, De Angelis sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati già tre anni fa. «Un quadro sconcertante», per il deputato M5S Federico Cafiero De Raho, vice presidente della commissione Antimafia. «Vedremo se vi saranno dei processi ma considerando anche gli elementi che hanno portato allo scioglimento del Comune, desta profonda preoccupazione il possibile inquinamento profondo e diffuso nelle istituzioni territoriali e al vertice dell’amministrazione locale», ha detto De Raho che ha annunciato anche di aver sollecitato «l’acquisizione degli atti di questa inchiesta».

Per il Movimento «con buona pace della continua retorica muscolare del partito di Giorgia Meloni sulla legalità e sull’antimafia in Italia c’è una vera e propria emergenza mentre il governo smantella la normativa per il contrasto alla corruzione, alle mafie affariste e ad ogni forma di malaffare dei colletti bianchi». Preoccupazione anche da parte del Pd che, attraverso la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e lotta alle mafie, nota: «il quadro accusatorio rafforza l’immagine di una commistione tra politica e organizzazioni criminali».

«In particolare – sottolinea Rando – dalle indagini emerge il potere coercitivo di alcune famiglie delle ndrine locali sulle amministrazioni di Anzio e della vicina Nettuno, guidate da esponenti di Fratelli d’Italia e Lega». «Abbiamo già raccolto elementi dalle importanti audizioni dei commissari prefettizi – conclude la senatrice Pd – ma chiederemo che la commissione Antimafia torni a riunirsi alla luce dei rapporti che emergono oggi».