Elisabeth Borne è la nuova prima ministra francese. Succede a Jean Castex, che ha presentato ufficialmente le dimissioni ieri, 22 giorni dopo la rielezione di Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica. Elisabeth Borne, 61 anni, era ministra del Lavoro nel governo Castex, durato quasi due anni. Viene dalla tecnocrazia, non è mai stata eletta, è stata Prefetto, ma ha lavorato con la sinistra, nei gabinetti ministeriali di Ségolène Royal, Lionel Jospin e Jack Lang, è stata ministra degli Affari sociali e dell’Ecologia. In Francia, è la seconda donna alla testa del governo. Edith Cresson, nominata da François Mitterrand nel maggio 1991 e rimasta a Matignon fino all’aprile 1992, le ha augurato «molto coraggio», denunciando una classe politica «machista». La composizione del nuovo governo sarà rivelata nelle prossime ore. Macron, in campagna elettorale, ha promesso: «Il mio nuovo mandato sarà ecologista» e ha cercato un primo ministro «implicato nella questione sociale, ambientale e produttiva».

Borne è alla testa di un governo che dovrà essere di battaglia per Macron: il 12 e 19 giugno ci sono le legislative. Il rischio per il partito di Macron, che adesso si chiama Renaissance, è di non avere la maggioranza nella prossima Assemblée nationale (ma tradizionalmente non è mai avvenuto che un presidente non avesse la maggioranza alle legislative dopo le presidenziali).

Elisabeth Borne deve affrontare un clima sociale esplosivo. I sindacati ammettono che ha qualità di «ascolto» (è stata presidente della Ratp, i trasporti pubblici parigini, ha pilotato la riforma della Sncf, le ferrovie). Le opposizioni affilano le armi. Jean-Luc Mélenchon, leader della coalizione di sinistra Union populaire che chiede agli elettori «eleggetemi primo ministro», ha ironizzato nel pomeriggio: «C’è grande tensione sulla nomina del mio predecessore: sarà di destra o di destra?» e, appena conosciuto il nome di Borne, ha ricordato che ha «ridotto i sussidi per un milione di disoccupati, soppresso le tariffe regolamentare per il gas, rimandato di 10 anni la fine del nucleare, aperto alla concorrenza la Sncf e la Ratp».

Olivier Faure, segretario del Ps che fa parte dell’Unione populaire, ammette «punto positivo, una donna, ma per il resto… ministra dei Trasporti ha smantellato il servizio pubblico ferroviario, dell’Ecologia lo stato ha ricevuto una condanna per inazione climatica, del Lavoro ha spogliato i disoccupati con la riforma del sussidio di disoccupazione». Per Marine Le Pen: «Macron prosegue la sua politica di massacro sociale».

Per il governo Borne, ci sono grandi difficoltà in prospettiva, oltre all’imminente battaglia per le legislative: la guerra tornata in Europa, l’inflazione, la crescita che rallenta e stagna nel primo semestre, l’inquietudine sul potere d’acquisto, il rischio di un ritorno della contestazione dei gilet gialli, la controversa riforma delle pensioni in prospettiva, le riforme di scuola e sanità. Già il governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau, avverte contro l’ipotesi di un calo delle tasse: «Non abbiamo i mezzi per finanziarlo».