Il capo dello Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs), Adnan Abou Walid al-Saharawi, è stato «neutralizzato in un’operazione militare da parte delle forze armate francesi della missione Barkhane», ha annunciato su Twitter il presidente Emmanuel Macron nella notte tra mercoledì e giovedì. «È un altro grande successo nella nostra lotta contro i gruppi terroristici nel Sahel», ha continuato Macron, senza fornire ulteriori informazioni riguardo al luogo e alle modalità dell’operazione.

Secondo quanto riporta France24 al-Saharawi sarebbe stato ucciso «da un raid aereo lo scorso mese in Mali nell’area di Menaka, vicino al confine con il Niger, ma per confermare la sua identità ci sono volute alcune settimane», cosa che spiegherebbe il tempo trascorso tra la morte del jihadista e l’annuncio ufficiale. Il raid avrebbe ucciso anche circa 20 miliziani.

ADNAN ABOU WALID AL-SAHARAWI è stato inizialmente un membro del Fronte Polisario per poi passare allo jihadismo militante diventando nel 2010 portavoce del gruppo Al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Nel 2013 ha creato in Mali il Movimento per l’Unicità e il Jihad in Africa Occidentale (Mujao) che si è trasformato in Stato Islamico del Gran Sahara dopo la dichiarazione di fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi nel 2015.

L’Eigs è stato indicato da Parigi come come «nemico prioritario» nel Sahel durante il vertice di Pau in Francia (gennaio 2020) tra il presidente Macron e i partner della missione militare G-5 Sahel (Mauritania, Burkina Faso, Niger, Mali e Ciad).
Il gruppo è considerato il principale responsabile della maggior parte degli attentati contro civili e militari nella regione dei “tre confini” (Niger, Mali e Burkina Faso), diventata bersaglio ricorrente degli attacchi da parte sia dello Stato Islamico che della formazione jihadista antagonista, il Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani (Gsim), affiliato ad Al Qaeda e guidato da Iyad ag Ghali.

AL LEADER JIHADISTA UCCISO dai francesi si fanno risalire l’attacco dell’ottobre 2017 in cui quattro soldati delle forze speciali statunitensi e quattro nigerini erano caduti in un’imboscata in Mali – episodio che spinse gli Usa a mettere una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa -, i numerosi massacri di civili in Burkina e Niger di questi ultimi anni (oltre 700 vittime nel 2021) e l’uccisione in Niger, nell’agosto del 2020, di sei cooperanti francesi e delle loro guide e autisti nigerini.

 

Sul capo di al-Saharawi pendeva anche una taglia Usa da 5 milioni di dollari (Ap)

 

L’uccisione di al-Saharawi giunge pochi mesi dopo l’annuncio da parte del presidente francese Macron di una progressiva riduzione della presenza militare francese nel Sahel e la fine dell’operazione anti-jihadista Barkhane (5mila soldati). Un ritiro paragonato a quello statunitense in Afghanistan e parzialmente giustificato dall’avvio della “Task Force Takuba”. un dispositivo militare che riunisce attualmente 12 paesi europei, tra i quali l’Italia con 200 militari stanziati in Niger , riorientato sulle operazioni di antiterrorismo e supporto in combattimento per gli eserciti locali.

Secondo numerosi analisti «la tempistica dell’uccisione risulta sorprendente», perché arriva proprio mentre circola la voce di un contratto stipulato tra il governo maliano e la compagnia di mercenari russi Wagner, a margine dei crescenti malumori nel Paese sulla presenza dei militari francesi.

BISOGNERÀ ADESSO VEDERE se la morte di al Saharawi sarà un duro colpo per i suoi miliziani. Secondo Seidik Abba, giornalista esperto di jihadismo nel Sahel, «lo Stato islamico ha esteso i suoi tentacoli al Niger e al vicino Burkina Faso per non dipendere più dalle sole basi in Mali, dove sono concentrate molte forze straniere. E i suoi terroristi che sono sempre più addestrati per operare in piccoli gruppi autonomi».