Un «punto informativo». E’ tutto quello che il Consiglio europeo di oggi e domani dedicherà al delicato dossier migranti. Tradotto, significa che i 27 leader ascolteranno la relazione che sull’argomento farà la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen lasciando poi spazio al dibattito, che però già si sa che non sarà molto partecipato. «Non possiamo riaprire lo stesso discorso tutte le volte», spiegava ieri un funzionario europeo.

Almeno sulla questione migranti, per Giorgia Meloni si prepara un viaggio a vuoto a Bruxelles. Un altro, visto che dopo gli annunci trionfanti seguiti al termine del vertice di febbraio non è accaduto nulla, alle parole non sono seguiti i fatti, come invece avrebbe voluto la premier. «Non sappiamo che farci delle parole», è stato non a caso lo sfogo a cui si è lasciata andare la presidente del consiglio due giorni fa con i suoi. Segno che anche a Palazzo Chigi non si aspettano novità.

Va detto che Meloni ha fatto di tutto per provare a invertire la tendenza cercando alleanze tra i leader europei. Un lavoro diplomatico cominciato nelle scorse settimane incontrando a Chigi il premier olandese Mark Rutte (che però le ha ricordato la necessità di bloccare i movimento secondari dei migranti), proseguito con i contatti avuti con von der Leyen, il confronto con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e, martedì, sentendo al telefono di nuovo la presidente della Commissione Ue e il premier greco Kyriakos Mitsotakis. Infine, ieri, una lunga telefonata con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, incentrata sulla priorità del sostegno all’Ucraina.

La più concreta sembra essere stata von der Leyen con cui Meloni avrebbe un rapporto di collaborazione molto stretto tanto da averle confessato la sua delusione per come rischiano di mettersi le cose oggi. Con una lettera ai 27 leader la presidente della Commissione ha sollecitato la riforma del patto su immigrazione e asilo e lo stanziamento di ulteriori fondi a favore dei Paesi di origine dei migranti. Per ora l’Ue ha stanziato 500 milioni di euro, cifra distante anni luce dai 2 miliardi chiesti da Meloni per fermare le partenze. Soprattutto dalla Tunisia, Paese diventato ormai il principale punto di partenza dei barconi e che a causa della crisi economica potrebbe dar vita entro l’estate a un’ondata di arrivi.

A ben vedere, quindi, Meloni potrebbe tornare a casa da Bruxelles con ben poco. Anche perché sul tavolo del Consiglio sono previsti temi altrettanto importanti: dall’Ucraina e dalla possibilità di arrivare a un acquisto congiunto di munizioni (potrebbe esserci anche un intervento da remoto del presidente Volodymyr Zelensky), alla competitività e agli aiuti di Stato, all’energia, dove non è escluso un braccio di ferro tra Francia e Germania sul nucleare. Ma soprattutto una valutazione del vertice Cina-Russia. Un Consiglio che sarà preceduto da una colazione di lavoro con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres sul cambiamento climatico e concluso, stando a quanto riferito ieri dal governo spagnolo, da una cena di lavoro dove finalmente verrà affrontata la questione migranti. Senza però approfondire più di tanto.