Il Consiglio europeo che si è concluso ieri ha confermato il «sostegno» all’Ucraina, che riguarda anche i prodotti agricoli di Kyiv. Volodymyr Zelensky chiede a Bruxelles di «rinnovare le misure di esenzione dei dazi», che scadono a giugno, perché «ogni perdita nel commercio è una perdita di risorse per fermare la Russia». Ma negli ultimi mesi nei paesi Ue si sono moltiplicate le manifestazioni di agricoltori, con blocchi dei paesi al confine con l’Ucraina.

A poco più di due mesi dalle elezioni europee l’estrema destra cavalca il malessere degli agricoltori mentre cresce la preoccupazione per l’incidenza sui prezzi agricoli, un problema che non tocca solo più i paesi limitrofi nell’est, ma che ormai fa temere conseguenze elettorali pesanti anche nella vecchia Europa dell’ovest, a cominciare dalla Francia. Per tentare una compensazione, la Ue promette un ritorno di tariffe «proibitive» sulle importazioni agricole da Russia e Bielorussia (cereali, semi oleosi e prodotti derivati), che sono continuate nell’ambito degli accordi della Wto, malgrado i numerosi pacchetti di sanzioni decisi dal febbraio 2022. I dazi non colpiranno però il grano destinato a paesi terzi, esclusi anche i fertilizzanti.

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Per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen bisogna «evitare che il grano russo destabilizzi il mercato europeo», privare la Russia di questo reddito e «verificare che l’export illegale da parte della Russia di grano ucraino rubato non entri nel mercato europeo».

Le sanzioni non erano state applicate sui cereali russi per evitare perturbazioni sui rifornimenti in Africa e in Asia, anche se la Russia ha continuato ad accusare la Ue di voler «affamare» il mondo (di qui lo scarso sostegno alle posizioni Ue contro la Russia da parte del sud globale). Per la Ue, si tratta di quantità molto ridotte rispetto all’export ucraino: nella campagna 2022-23, dalla Russia sono stati esportati nella Ue 1,53 milioni di tonnellate di cereali, un decimo dell’export ucraino. Le lobby agricole Ue avvertono: «Se oggi vengono ignorate le preoccupazioni agricole, domani sarà più difficile per l’Ucraina entrare nella Ue».

La prossima settimana Bruxelles deve decidere sull’abbattimento dei dazi sui prodotti agricoli ucraini. Per rispondere alle proteste degli agricoltori europei, c’è un freno, con «clausole di salvaguardia», che riguardano limitazioni per «prodotti sensibili» (uova, pollame, zucchero), quando oltrepassano i valori medi dell’export ante-guerra.

L’Ucraina è un colosso agricolo, ma anche la Ue lo è (nel 2022 ha esportato per 230 miliardi di euro e importato per 172). Nella campagna 2023-24, la produzione di grano dell’Ucraina è stata di 23,4 milioni di tonnellate, in crescita rispetto ai 21,5 milioni del 2022-23, ma ancora in ribasso sui valori di prima dell’invasione russa (33 milioni). Tra il luglio 2022 e il luglio 2023 è stato in vigore un accordo Onu-Turchia-Russia che ha permesso un corridoio umanitario nel Mar Nero per l’export verso Africa e Asia, poi bloccato dalla Russia il 17 luglio 2023.

Con il corridoio, c’era stata una stabilizzazione dei prezzi e il 60% partiva per via marittima, quindi senza passare per paesi Ue. Con lo stop russo, la destabilizzazione si è abbattuta sui mercati Ue: tra i 10 primi mesi del 2022 e lo stesso periodo del 2023, l’export di cereali ucraini nella Ue è aumentato del 232%, l’Ucraina copre il 66% dell’import di cereali del blocco. Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno imposto blocchi unilaterali all’import, contro la posizione di Bruxelles, che aveva cercato di risolvere il problema con una soluzione temporanea, cessata a metà settembre, che garantiva il solo transito di cereali e semi oleosi in 5 paesi dell’est. L’Ucraina ha protestato, minacciando un’azione alla Wto.