L’intelligence militare ucraina ha confermato che l’attacco che è costato la vita a decine di mercenari russi nel Mali del nord è stato supportato dei servizi segreti militari di Kiev. Andriy Yusov, portavoce del Gur (l’intelligence militare ucraina) ha dichiarato durante una trasmissione televisiva in diretta che i ribelli tuareg che hanno colpito un convoglio di uomini dell’ex compagnia di mercenari Wagner «hanno ricevuto le informazioni necessarie, e non solo le informazioni, che hanno consentito loro di condurre un’operazione militare di successo contro i criminali di guerra russi». Yusov ha poi aggiunto che «ulteriori dettagli» verranno diffusi prossimamente, ma che l’impegno del Gur è quello stabilito dal generale Budanov, capo del servizio segreto militare, di «punire i criminali di guerra russi nel mondo, dovunque siano e in qualsiasi momento».

IL REALE coinvolgimento dell’Ucraina è ancora da chiarire ma prima occupiamoci brevemente dei fatti. Tra il 20 e il 27 luglio si sono verificati scontri armati tra i ribelli tuareg nel nord del Mali, nei pressi del confine algerino, e le forze governative di Bamako, tra le quali figurano mercenari russi. I ribelli tuareg farebbero parte del Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani, una formazione qaedista anche nota con la sigla Jnim. Dalle informazioni disponibili al momento sembra che i soldati governativi, e circa una cinquantina di mercenari russi di supporto, fossero impegnati a partire dal 20 luglio in una serie di operazioni di polizia nei villaggi a ridosso del confine. Le prime missioni si sono svolte secondo i piani ma, dopo l’ingresso nella zona di Tinzaouaten (forse il 25 luglio) i ribelli hanno attaccato duramente, dimostrando che l’operazione era stata pianificata in ogni aspetto. La colonna è stata accerchiata, le vie di fuga sono state tagliate e i mezzi sono stati investiti da un pesante fuoco di sbarramento che ha impedito ogni manovra ai filo -governativi. Il Quadro Strategico per la Difesa del Popolo dell’Azawad (Csp-Dpa), un’alleanza di separatisti prevalentemente tuareg che chiede l’indipendenza della regione sotto il nome di stato dell’Azawad, ha rivendicato la vittoria e pubblicato video di combattenti Wagner morti e catturati.

«I combattenti dell’Azawad hanno il controllo a Tinzaouaten e più a sud nella regione di Kidal… I mercenari russi e le forze armate maliane sono fuggiti. Altri si sono arresi» ha dichiarato il portavoce del gruppo. Anche il Jnim ha rivendicato l’attacco e ha pubblicato un video in cui si vede un mercenario russo catturato chiedere ai suoi carcerieri «Potete parlare più lentamente?» in russo. Secondo i blogger militari russi che pubblicano costantemente aggiornamenti su Telegram, i wagneriani caduti sarebbero almeno 27 e i prigionieri 2. Tra i morti figurerebbe anche uno dei comandanti dei mercenari russi in Mali, Sergei Shevchenko. Inoltre i combattimenti si sarebbero concentrati tra il 22 e il 27 luglio.

LA NOTIZIA ha avuto enorme diffusione anche in seguito alle foto, pubblicate dal media ucraino Kyiv Post, che ritraggono dei sedicenti ribelli tuareg con in mano la bandiera ucraina. In un primo momento si ipotizzava che la foto fosse stata scattata dopo lo scontro a fuoco con i wagneriani ma, secondo Atlas News, la foto pubblicata dal Kyiv Post «è stata probabilmente scattata a giugno», ovvero prima dell’ultima battaglia. Atlas News cita i resoconti di un giornalista tuareg che ha ritratto persone con lo stesso abbigliamento nei suoi video. «Ecco delle immagini della mia recente visita nell’Azawad e l’incontro con i coraggiosi combattenti dell’Azawad. La nostra lotta contro i maliani, i wagner e i terroristi non è ancora iniziata» era la didascalia pubblicata dal giornalista tuareg Akli Sh’kka a commento della sua foto. Nella prima immagine c’erano anche due uomini vestiti in modo leggermente diverso dal resto dei ribelli, con i fucili puntati verso il basso. Il loro abbigliamento, scrive Atlas News, «assomiglia a quello dei contractor militari stranieri comunemente visti in Medioriente». Si tratta di ucraini? È difficile affermarlo con certezza, ma ciò che è certo è che i servizi militari ucraini hanno voluto lasciar intendere che il loro coinvolgimento in questa disfatta per l’espansionismo russo in Africa fosse opera loro.

IL PROBLEMA, che sembra stranamente sfuggito nella comunicazione dei vertici ucraini, è che i gruppi ribelli del Mali (e in particolare il Jnim) sono formazioni estremiste che si rifanno a Isis, dunque non proprio dei sinceri difensori della democrazia. Tra l’altro, i tuareg chiedono la secessione dal governo centrale. Finora l’Ucraina ha sempre sostenuto il principio sacro dell’inviolabilità territoriale degli stati, come con Taiwan rispetto alla Cina, memore di ciò che è accaduto in Donbass dal 2014 all’invasione russa del 2022. Ora, in nome della lotta urbi et orbi a Mosca sembra che entrambi i principi siano venuti meno.