«Pachamama te veo tan triste, Pachamama me pongo a llorar» cantava Manu Chao anni fa. La dea Pachamama triste, la Madre Natura per gli Inca, ha oggi un volto riconosciuto internazionalmente: quell’orso polare morente di stenti, affamato, magro, atrofizzato, su un terreno arido che dovrebbe al contrario essere bianco, innevato. La tristezza, la pena, la compassione, la rivolta interna e il senso d’impotenza, per un animale simbolo di fierezza ed emblema del regno dei ghiacci, ha smosso e colpito il nostro intimo pathos. Dobbiamo ripartire da questo pathos per interiorizzare il «secondo avviso all’umanità» lanciato da più di 15.000 scienziati,...
Errata Corrige

Per uno spiacevole refuso, sull’edizione del manifesto in edicola il 19 gennaio 2018, il nome dell’autrice Raffaella Greco è stato trasformato erroneamente in Gabriella. Ce ne scusiamo con l’autrice e con i lettori.