Anno dopo anno, l’Association du cinéma indépendant pour sa diffusion (ACID) si ritaglia un posto d’eccezione all’ombra della scalinata. È la selezione più lontana dai riflettori. È quella di un cinema che non è ancora riconosciuto e al quale la selezione in sé non basta per diventarlo. In questo senso, l’ACID è la competizione più radicale, quella dove i film, pur essendo «a Cannes» hanno ancora tutto da dimostrare. Tra i nove film di quest’anno, una menzione speciale merita Avant la fin de l’été.

È il primo film Maryam Goormaghtigh, protagonisti tre giovani amici iraniani che abitano a Parigi. Uno di loro deve tornare in Iran per passare il concorso da avvocato. Decidono allora di fare un viaggio nel sud della Francia. È un lungo addio on the road, prima della fine dell’estate. L’accento melanconico, che il titolo evoca, fa pensare a come i film di Ozu trattano le stagioni della vita : facendo sgorgare l’assoluto dall’intimo. E Goormaghtigh ha un modo tutto orientale di filmare. La sua macchina riprende volentieri dal basso; e fa apparire tutto monumentale, anche in questa commedia per altro triviale e gioiosa. L’ambizione è al tempo stesso semplice e essenziale : si tratta di una lunga «lettera persiana ». Ai nostri moderni e teneri Usbek e Rica tocca ancora il compito di dipingere con occhio (fintamente) ingenuo i costumi e la realtà dei Francesi. E quindi di offrici uno sguardo esotico sul nostro ordinario. Il quadro che ne esce è agrodolce. Pungente e sottile grazie a dei dialoghi perfetti, forte nel ridicolizzare senz’appello l’identità culturale e i suoi bardi. Gli altri due film acidi che vogliamo segnalare sono Sans Adieu e Last Laugh. Il primo inquadra il mondo contadino di una volta.

Non per ricostruire un Ottocento che non c’è più. Piuttosto, per cercare tracce di lucciole che, nonostante tutto, come direbbe Huberman, sopravvivono alla modernità. La riflessione vale per il mondo contadino, ma riflette ovviamente una posizione cinematografica: non tutto naufraga, e anzi certi modi di essere al mondo (e di produrre) sopravvivono o rinascono. È il caso del cinese Last Laugh che è un bell’esempio di un cinema indipendente cinese. Al centro del film è una vedova che, non più autonoma, deve cominciare a contare sull’aiuto dei figli.

Il trattamento di questo piccolo pitch è perfettamente neorealista. E infatti è sullo sfondo sociale che questa storia prende senso. Nel mondo in cui il solo valore è quello del denaro, l’anziana donna è solo un fardello. Eppure il film non è in sé tragico, o solo nella misura in cui l’opposizione e la crudeltà sono inscindibili dal loro opposto: una certa pietà e dei rapporti che, nonostante la crudeltà della vita, non possono essere recisi. Il riso della donna, a cui il titolo fa riferimento, è quello che il film cerca di mostrare : l’espressione di un sentimento impuro, misto di ironia, rassegnazione, amarezza ma anche di sobrietà e di indifferenza alle cose del mondo. Un vero film «acid».