La giunta comunale di Livorno di centrosinistra, il cui sindaco Luca Salvetti è stato eletto nel 2019 in una lista civica, ha approvato a maggioranza ieri pomeriggio (con qualche modifica) la mozione presentata il 6 dicembre scorso da Potere al Popolo (Pap) sul caso Cheddite.
Ovvero sull’azienda franco-italiana, con sede nella città toscana e oggetto di numerose inchieste di questo quotidiano, delle cartucce da caccia a loro marchio trovate prima in Myanmar e poi in Iran, durante la repressione da parte delle forze governative delle proteste di piazza pro-democrazia. Il centrosinistra ha votato a favore, sindaco compreso, i partiti di destra sono usciti dell’aula, mentre il presidente del consiglio comunale si è astenuto.

Con quella mozione Potere al Popolo chiedeva all’amministrazione cittadina di impegnarsi su tre cose: 1) «verificare l’effettiva destinazione dei prodotti della Cheddite»; 2) «promuovere, per tutto il periodo necessario all’accertamento, il blocco delle esportazioni della Cheddite srl verso la Turchia, dove ha sede la Yavascalar Yaf resasi responsabile della triangolazione verso l’Iran»; 3) «promuovere il rispetto della legge 185/90, ossia il divieto di esportazione di armi verso Paesi in guerra e/o che non rispettano i diritti umani, a tutt’oggi disattesa dal precedente come dall’attuale governo». Questa azione politica si è sommata a quella legale.

Ieri mattina, a Livorno, ancora gli esponenti di Potere al Popolo erano in presidio davanti alla procura di Livorno. Attorno alle 11, il deposito del loro esposto sul caso Cheddite, mirato a far aprire un’indagine: il procuratore capo è Ettore Squillace Greco (già all’antimafia di Firenze). «Antonio Tajani (ministro degli Esteri e vicepresidente del consiglio, nda), in risposta all’interrogazione parlamentare sul caso delle cartucce Cheddite, afferma che non è stata rilasciata nessuna autorizzazione ad esportazioni in Iran», ricorda Giuliano Granato, portavoce nazionale di Pap. Il regime di Teheran è del resto sottoposto da tempo a pesanti sanzioni internazionali e a un embargo occidentale quasi totale. «La Digos, sempre per bocca del ministro Tajani, afferma che i fondelli rinvenuti a Livorno sono “compatibili”», aggiunge Aurora Trotta, consigliera comunale di Potere al Popolo. «Un eufemismo per dire che sono gli stessi visto che, nelle foto pubblicate dalla stampa c’è impresso a caldo il nome della Cheddite». Trotta poi assicura: «In questa vicenda vogliamo vederci chiaro, perché le dichiarazioni del ministro non ci soddisfano».

Il 15 dicembre scorso, davanti alla Cheddite, si era tenuto un presidio di studenti iraniani, esponenti politici e movimenti cittadini. «In città alcuni quasi dimenticano l’esistenza di questa azienda (attiva dal lontano 1901, nda) – dice ancora a il manifesto Trotta – mentre altri ne sottovalutano la portata. Crediamo ci siano grandi interessi su questa fabbrica, avvertiamo un’aria molto pesante e rileviamo un clima di forte tensione all’interno dello stabilimento», conclude.