Soffia il vento dell’inganno, della frode, della iniquità, dell’avarizia contro il povero afflitto. L’empio insidia il povero nel suo nascondiglio come «il leone nella sua spelonca, lo insidia per predarlo, egli preda il povero, traendolo nella sua rete». Il povero afflitto, l’orfano, l’umile, l’oppresso, fragile, senza forze, ricorre a Dio (Salmo 10). La fede non è nei grandi palazzi, nelle ricchezze materiali, nel potere gerarchico, ma profonda risposta all’oppressione, ricerca di liberazione e di giustizia.

QUESTO È IL SENSO del cristianesimo che emerge dall’impegno di Linda Bimbi il cui aggettivo «rivoluzionario» potrebbe essere perfino omesso se semplicemente si cercassero, del cristianesimo, le radici più autentiche.
Lei è stata alla ricerca costante di queste radici come narrato da Andrea Mulas in Linda Bimbi, fede diritti liberazione (Nova Delphi, pp.184, euro 20) e ha fatto della sua vita testimonianza politica di questa ricerca. Che dall’ordine costituito fosse considerata rivoluzionaria o sovversiva, non ci sono dubbi. Bimbi lascia i voti e insieme ad altri religiosi o laici viene continuamente perseguitata dalla dittatura militare in Brasile. Fin dagli esordi a Belo Horizonte, dove operava come missionaria, pensò la scuola come luogo di libera espressione e coscienza critica, facendo del Colegio Helena Guerra un luogo dove «le alunne assumessero una posizione critica rispetto al loro ambiente». Prospettiva che avvicina Linda Bimbi al pensiero di un educatore che a quell’epoca in Brasile dava vita alle prime campagne di alfabetizzazione – «senza saperlo dicevamo come lui che la scuola non è un deposito di cultura che si consegna e si trasmette ma una fucina dove educatori e alunni cercano insieme».

GRAZIE A LINDA BIMBI abbiamo potuto leggere la Pedagogia degli oppressi in Italia. La convergenza con Paulo Freire è profonda. Cercare la ragione politica dalla prospettiva degli oppressi sulla scia di Freire vuol dire ampliare gli orizzonti a un’idea di socialismo che nulla ha a che vedere con la macchina burocratica dello Stato, ma si riconosce nell’impegno a partire dalle comunità, dai movimenti di base, dalla paziente tessitura di rapporti nazionali e internazionali, dall’animazione e politica culturale. Questa ricerca è una delle ragioni della stretta amicizia e collaborazione tra Linda Bimbi e il socialista Lelio Basso. Dal padre costituente, imparò ad allargare analisi e orizzonti, «a capire la trama articolare dell’oppressione dei popoli». Linda e Lelio sono stati tra i più attivi promotori del tribunale Russell II volto alla segnalazione della violazione dei diritti della persona operata dalle dittature militari in America Latina.
Soffia il vento dell’iniquità, soffia davvero forte, se pensiamo che al cantautore Victor Jara, brutalmente assassinato, vennero amputate le mani in segno di ritorsione sulle sue parole e un criminale come Pinochet, nonostante le numerose condanne, sia morto da «uomo libero». Tragedia atroce che ha colpito centinaia di migliaia di giovani in America Latina. Linda Bimbi camminava contro il vento dell’impunità. Si muoveva sui passi della ricerca, della denuncia, della mobilitazione. Il 13 agosto del 2016 lasciava questa terra.

SULLE SUE ORME si aprono sentieri che possono incontrarsi con quelli tracciati da educatrici della resistenza come Ada Gobetti, Teresa Mattei, Dina Bertoni Jovine nell’articolazione di un pensiero controvento che – come direbbe lei stessa – possa aprire il cammino di «resistenza culturale per la liberazione dei popoli».