L’elezione che, contro l’espressa volontà di un’ampia maggioranza di elettori vede nuovamente schierati Biden e Trump, avrà anche candidati minori che potrebbero incidere non poco sull’esito finale. Con l’uscita di scena di No Labels, formazione di «centro moderato» che non è riuscita ad arruolare un ticket, i restanti partiti terzi di queste fatidiche presidenziali americane comprendono il Libertarian, i Verdi, il progressista anti imperialista Cornel West e Robert Kennedy Jr., quest’ultimo soprattutto una delle varianti che a novembre potrebbero incidere in maniera ancora imprevedibile sul risultato.

MALGRADO le improbabili velleità anti-elitiste, il settantenne omonimo di Robert Kennedy è rampollo della funestata dinastia di Hyannis Port, figlio del Kennedy assassinato a Los Angeles durante la campagna presidenziale del 1968 in cui era favorito per essere candidato democratico. Dopo esser stato ministro di giustizia nell’amministrazione del fratello John, Bobby Kennedy Sr. era stato esponente di punta della sinistra del partito, paladino dei diritti civili e alleato di sindacalisti come César Chavez.
Del padre, Rfk il “giovane” ha mantenuto poco oltre una retorica vagamente libertaria dal significato assai opaco e distorto dalla attuale lente post ideologica. Kennedy esprime soprattutto una postura ambivalente che cavalca l’idea di una necessaria alternativa al duopolio Gop-Dem, promettendo all’atto pratico di sottrarre un numero di voti insufficiente ad una vittoria ma che potrebbe precluderla ad uno dei candidati principali.
Nell’attuale panorama, RfkJr. è stato protagonista di una parabola populista che lo ha portato, da militante ambientalista, a diventare profeta no-vax allineato con le fazioni complottiste più radicali di area Qanon.

PORTATORE della bara del padre a soli 14 anni, a 16 Robert Jr. sarà arrestato per marijuana. Completa gli studi in giurisprudenza all’università della Virginia. Segue le orme del padre anche nella nomina ad assistente procuratore (a Manhattan), ma nel 1983 dovrà dare le dimissioni quando fallisce l’esame dell’ordine forense. Lo stesso anno viene arrestato per detenzione di eroina.
Dopo un periodo di riabilitazione, il giovane avvocato dal nome prestigioso viene assunto dal dipartimento legale di Riverkeeper, un’associazione dedicata alla protezione del Hudson River ed altri bacini acquiferi di New York. Negli anni in cui New York Magazine lo acclama come Il Kennedy che conta, è fra i primi sostenitori delle fonti alternative di energia, contro il nucleare ed il fracking e paladino della giustizia ambientale, per i diritti di minoranze e comunità disagiate.
Nel 2005 inizia però una deriva inattesa quando comincia sempre più spesso ad esprimersi pubblicamente contro i vaccini, responsabili secondo la dietrologia che andava allora prendendo sempre più piede, di una «epidemia» di diagnosi di autismo nei bambini. La tesi viene respinta dalla comunità scientifica. Kennedy, tuttavia, si sbilancia sempre di più nella sua crociata che alimenta l’ansia fra genitori.

QUANDO IL COVID fornisce ulteriore terreno fertile al negazionismo anti scientifico, Kennedy ha già alle spalle anni di attività contro le immunizzazioni e diventa figura di spicco nella denuncia del great reset, il complotto dello stato profondo – che userebbe il virus come strumento di controllo sociale.
L’anno scorso è stato costretto a scusarsi dopo aver dichiarato che il «fascismo» dei vaccini è peggiore di quello di Hitler, «dato che negli anni 30 almeno era possibile scappare in Svizzera o nascondersi in soffitta come Anna Frank». Solo il mese scorso però ha suscitato polemiche un’altra sua dichiarazione secondo cui il virus del Covid sarebbe stato «progettato» in modo da risparmiare le etnie «cinesi ed ebrei askenazite». La scorsa settimana l’allineamento con il complottismo di destra è parso completo quando Rfk ha definito prigionieri politici i condannati per l’insurrezione del 6 gennaio e chiesto un’indagine ufficiale sulla loro «persecuzione». Fino ad allora il rampollo della “nobiltà” democratica era stato considerato un pericolo principalmente per Biden, ora si profilano sue incursioni anche fra gli elettori trumpisti.

IL MESE scorso la sua campagna ha selezionato a candidata vice presente Nicole Shanahan, fra le imprenditrici più facoltose di Silicon Valley. La trentottenne, avvocata californiana, ha fatto fortuna sviluppando sistemi informatici per la professione legale. Già sposata con Sergey Brin (il divorzio dal co-fondatore di Google avverrà per una presunta liaison con Elon Musk), promuove cause filantropiche attraverso la sua fondazione, Bia-Echo, che sponsorizza ricerca in biotecnologie, allungamento della vita e salute riproduttiva. I soldi di Shanahan, già finanziatrice di un suo spot elettorale trasmesso durante il Superbowl, permettono di foraggiare una costosa campagna.

In comune Kennedy e Shanahan hanno l’affinità per la cultura New Age (lo Yoga ad esempio, il transumanesimo ed i riti druidici) che in declinazioni più recenti hanno forte influenza a Silicon Valley e sovrapposizioni col complottismo anti statalista della nuove destre. (A gennaio un evento pro-Kennedy è stato ospitato da un celebre studio di Yoga di Los Angeles dove i presenti lo hanno sostenuto con energia positiva e respiro ritmato kundalini). Il programma Kennedy comprende lo stop alle guerre, ma anche la fortificazione delle frontiere contro gli immigrati. La lotta contro Big Pharma, ma anche un processo per «punire» Anthony Fauci (ex ministro della sanità). La liberazione di Assange, ma anche quella degli insorti de 6 gennaio. Un misto di contraddizioni che racchiude lo scompiglio dell’era complotto-populista col potenziale, appunto, di sottrarre voti sia a Biden che Trump.

IN UN MODO o nell’altro, Rfk Jr. è infatti destinato ad essere uno spoiler. Soprattutto negli swing states, dove le elezioni potrebbero decidersi in base a poche migliaia di voti, Kennedy potrebbe ripetere il ruolo avuto da Ross Perot il cui 18% di preferenza consegnò a tutti gli effetti la vittoria a Bill Clinton o quello di Ralph Nader, la cui candidatura coi Verdi in Florida condannò Al Gore alla sconfitta per 500 voti contro Bush.
Per la sua campagna kamikaze, intanto, Kennedy ha raccolto il biasimo unanime della sua stessa famiglia. «La decisone di nostro fratello Bobby di presentarsi come candidato terzo, nuoce a Biden e nuoce al nostro paese», hanno dichiarato le sorelle Rory, Kerry e Kathleen e il fratello Joseph.