L’impiccione/18. I tweet di Trump e i fulmini di Zeus
Impeachment Diciottesima tappa della rubrica online «L'Impiccione».
Impeachment Diciottesima tappa della rubrica online «L'Impiccione».
4º GIORNO DAL VOTO DELLA CAMERA SULLA RICHIESTA DI IMPEACHMENT .
Le indagini sull’impeachment di Trump sono passate a una fase più pubblica. Le tre commissioni della Camera che conducono l’inchiesta hanno pubblicato le trascrizioni di due audizioni avvenute a porte chiuse durante le scorse settimane, quelle dell’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Marie Yovanovitch, e di Michael McKinley, ex consigliere senior del segretario di Stato Mike Pompeo.
LA DEPOSIZIONE DI YOVANOVITCH
In una giornata segnata da una serie di rifiuti a testimoniare alla Camera, le trascrizioni delle passate udienze aggiungono dettagli a un ritratto inquietante del presidente. In particolare, la sensazione che si ricava dalla deposizione di Yovanovitch è quanto gli sforzi di Rudy Giuliani per far partire in Ucraina indagini motivate solo da interessi privati abbiano minato la politica americana.
Yovanovitch ha descritto la straordinaria sequenza di eventi che hanno portato all’improvvisa espulsione dal suo incarico ad aprile. La sequenza è iniziata con una campagna diffamatoria contro di lei da parte di Rudy Giuliani. Alla fine, dice Yovanovitch, le è stato detto di lasciare l’Ucraina con il primo aereo, per la sua “sicurezza”.
In seguito i funzionari le hanno chiarito che non si trattava di una minaccia fisica. Piuttosto il Dipartimento di Stato temeva che Trump avrebbe cominciato ad attaccarla su Twitter, a meno che non se ne fosse andata immediatamente. La diplomatica ha dichiarato di essersi sentita minacciata da Trump e Giuliani per più di anno e di sentirsi minacciata dal presidente ancora oggi.
A fine 2018 aveva saputo che Giuliani e l’ex procuratore generale ucraino Yuriy Lutsenko avevano piani per agevolare Trump. La cosa la coinvolgeva: Lutsenko voleva rimuoverla perché l’ambasciata stava cercando di liberare l’ufficio dalla corruzione del procuratore generale. Funzionari ucraini le avrebbero consigliato di “guardarsi le spalle”, in quanto gli associati di Giuliani che oggi si trovano in carcere, Lev Parnas e Igor Fruman, avrebbero preferito un altro ambasciatore al suo posto.
L’IMPERO DI TRUMP SU TWITTER
Yovanovitch avrebbe voluto che il Segretario di Stato Mike Pompeo rilasciasse una dichiarazione a suo sostegno, ma questo non è mai avvenuto per timore delle reazioni di Trump su Twitter. L’ambasciatore Usa in Ue, Gordon Sondland, per aiutarla a mantenere il lavoro l’avrebbe invece incoraggiata a twittare pubblicamente lodi e sostegno al presidente, mossa che avrebbe violato le norme diplomatiche.
Ancora più sconcertante è che per avere notizie sul caso della loro collega Yovanovitch, i diplomatici Usa chiedessero notizie all’anchorman dell’emittente televisiva Fox News, Sean Hannitty, e non viceversa. “Penserete che io sia incredibilmente ingenua – ha detto Yovanovitch – ma non avrei mai potuto immaginare tutte le cose che sono successe negli ultimi 6 o 7 mesi. Non riuscivo proprio a immaginarle”.
A conferma del clima torbido che regna a Kiev, McKinley ha dichiarato di essersi dimesso in segno di protesta quando Pompeo non ha difeso Yovanovitch e a causa degli sforzi di Trump e dei suoi alleati per acquisire in Ucraina ”informazioni politiche negative per scopi interni”, invece di concentrarsi sulla politica estera americana e la sicurezza nazionale.
Il quadro che se ne ricava è quello di un presidente Usa che non ha ben chiaro il confine tra presidenza e impero e che usa Twitter come si dice Zeus usasse i fulmini, per incenerire i nemici. Ancora più sconcertante è il timore che il suo entourage ha di essere preso di mira da lui e come sia pronto a lusingarlo sul social media per placare la sua furia.
L’interesse riguardo queste testimonianze è fortissimo: appena le trascrizioni delle udienze a porte chiuse sono state rese pubbliche, c’è stato un afflusso tale da sovraccaricare il sito della Camera dove erano pubblicate, tanto da renderle inaccessibili per un po’.
È SOLO L’INIZIO
Lo sforzo dei Democratici ora è quello di portare dalla loro parte l’opinione pubblica. Lo faranno tenendo le prossime udienze a porte aperte e rilasciando una trascrizione dopo l’altra. Oggi sarà il turno di quella di con Sondland e di quella dell’ex inviato degli Stati Uniti in Ucraina Kurt Volker.
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