Una ricerca, un data base e una mostra digitale che sarà online dal 25 aprile: «Resistenti ebrei d’Italia» ne è insieme titolo e oggetto ed è il contributo di studi del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea alle celebrazioni per la Liberazione. «Il 27 gennaio e il Giorno della memoria hanno messo in risalto le vicende ebraiche in modo massiccio ma accreditando per gli ebrei il solo ruolo di vittime – spiega Liliana Picciotto, storica, suo il Libro della memoria (Mursia) sulla deportazione ebraica e Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah (Einaudi) -, Le facce della medaglia però sono come sempre molteplici».

Un lavoro che contribuisce infatti a raccontare una storia più articolata di quella del paradigma vittimario che tanta parte ha nella ricostruzione italiana della vicenda ebraica e non solo. È esistita anche nel nostro Paese una partecipazione ebraica significativa all’antifascismo prima e alla Resistenza poi. Il primo dato da sottolineare è come, in Italia, non sia esistita una partecipazione ebraica alla Resistenza in organizzazioni partigiane combattenti specificatamente ebraiche ma si sia trattato di una presenza capillare e diffusa in tutte le formazioni. È ancora difficile definirne la consistenza complessiva, le motivazioni etiche o politiche o la paura delle deportazioni perché fino ad ora gli studi sono stati per lo più biografie specifiche o storie di determinati territori: alcuni lavori hanno indagato per lo più la realtà piemontese, è stato studiato meno cosa sia accaduto nelle altre regioni italiane.

La storica Liliana Picciotto

A QUESTO VUOTO inizia a rispondere la prima parte del lavoro del Cdec che ha un orizzonte di ricerca triennale e che riguarda le vicende dei resistenti ebrei in Campania, Lazio e Toscana: «Abbiamo trovato 240 nomi – prosegue Picciotto – ma la previsione è di proseguire e ritrovare ben più del migliaio di persone complessive cui si è sempre pensato in passato. Sono resistenti che hanno lottato contro il fascismo e il nazismo e sembra emergere che si sia trattato di un contributo notevole. È necessario ricordare infatti che gli ebrei in Italia tra il ’43 e il ’45 non erano più di 40mila di cui oltre 7mila vennero deportati».

Un contributo significativo anche per l’apporto politico ed intellettuale che annovera nomi importanti dell’antifascismo e della Resistenza tra cui Eugenio Curiel, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Eugenio Colorni, Umberto Terracini, Leo Valiani. Con il nuovo date base sarà possibile studiare l’apporto numerico dei resistenti dalla provenienza ebraica e ragionare anche sulla relazione con l’identità ebraica, con la sua cultura ed il peso che nella scelta resistenziale ebbe la consapevolezza della persecuzione.
«Oggi il nuovo portale – spiega ancora Picciotto – mette online profili personali che includono, oltre ai dati anagrafici, le vicende resistenziali e le relative fonti di riferimento mentre la mostra digitale permetterà di approfondire le biografie di 10 uomini e donne: fotografie, documenti e podcast ne racconteranno le storie. Sono stati consultati archivi italiani e stranieri, reperiti centinaia di documenti anche presso archivi privati».

LE CARTE DI FAMIGLIA sono infatti parte del lavoro e hanno consentito di ricostruire profili inaspettati. «L’obbiettivo è mettere a disposizione degli studiosi – prosegue Picciotto – una fonte preziosa per la storia del periodo 1943-1945 e di illustrare il ruolo non secondario del gruppo ebraico, pur così minoritario, socialmente marginalizzato e poi perseguitato, nella lotta per l’Italia democratica. Nella nostra ricerca abbiamo scelto una definizione larga di Resistenza: sia la partecipazione al movimento partigiano vero e proprio sia la Resistenza civile in tutte le sue declinazioni: soccorso individuale o organizzato ebraico ai singoli ebrei in pericolo, oppure atti di coraggio volti alla salvaguardia e alla salvezza di altre persone. Sono inclusi anche coloro che, trovandosi fuori dall’Italia, hanno partecipato alla Resistenza operando da volontari in favore dei servizi segreti britannici o americani impegnati in Italia».

AD ESPRIMERE IL SENSO della raccolta l’immagine che apre il portale: una foto della liberazione di Pistoia, l’8 settembre 1944, in cui compare Israele Bemporad «che partecipa all’attività partigiana – riporta la libreria digitale del Cdec – dal 17 giugno del 1944 fino al 17 settembre dello stesso anno con il nome di “Lele”». Tra gli altri 240 nomi anche Matilde Bassani Finzi che – scrive di proprio pugno nella scheda del Cdec -«prende parte all’attività del gruppo socialista clandestino sotto la forma di Soccorso Rosso, diffusione di stampa clandestina, organizzazione delle file antifasciste». Partecipa ad azioni «a Roma e nei Castelli romani», ruba «bolli al comune di Roma per documenti falsi, spionaggio tra le file fasciste, sabotaggio con il gruppo Bandiera Rossa» e, quando viene catturata dai tedeschi, fugge. Storie politiche diverse, come quella di Alessandro Senigallia, fiorentino, che aderì giovanissimo al Partito comunista: dall’esilio in Unione Sovietica alla guerra di Spagna, catturato, viene inviato al confino a Ventotene dove incontra Terracini, Pertini, Rossi. Dopo il 25 luglio del 1943 torna a Firenze ed è a capo dei Gap. Viene ucciso dai fascisti il 13 febbraio 1944.

La loro storia sarà consultabile, insieme alle altre, all’indirizzo resistentiebrei.cdec.it