Continua a salire la tensione tra Israele e Hezbollah. Mercoledì le Idf (forze di difesa israeliane) hanno attaccato la città di Nabatiyeh, sud del Libano, roccaforte e luogo simbolo del Partito di Dio, ben oltre la zona a ridosso del confine nella quale si erano concentrati finora gli attacchi. Il bilancio dei vari attacchi è di sette civili uccisi, tutti parenti – cinque donne un uomo e un bambino – e di tre miliziani, tra cui, dice Israele, un comandante delle Forze d’élite Radwan.

HUSSEIN BERJAWI aveva invitato a cena la sua famiglia, la maggior parte della quale è stata estratta senza vita dalle macerie. Un bambino e suo padre si sono salvati. Nessuno era affiliato del partito.
Poche ore prima l’aviazione israeliana nella città di as-Sawana, a ridosso del confine, aveva ucciso una donna siriana e i suoi due figli di due e tredici anni.
Gli attacchi di mercoledì sono avvenuti in seguito all’uccisione di un soldato e il ferimento di altri otto in territorio israeliano a seguito del lancio di razzi sulla base militare di Safed, nel nord di Israele.

«Il nemico pagherà il prezzo di questi crimini» ha dichiarato ieri Hassan Fadlallah, importante membro di Hezbollah, che ha «il legittimo diritto di difendere il suo popolo».
Anche ieri i combattimenti sono stati intensi e devastanti nelle città, questa volta più a ridosso del confine, di Labbouneh, Wadi Slouqi, Majdal Selm e Houla. Hezbollah ha invece annunciato di aver lanciato razzi in direzione di obiettivi militari nel nord di Israele, tra cui Kiryat Shmona, in risposta agli attacchi di mercoledì. Nel pomeriggio altri due soldati sciiti sono stati uccisi.

LA STAMPA israeliana riporta che ieri il ministro della difesa di Tel Aviv Yoav Gallant si è riunito con un consiglio di preparazione alle situazioni d’emergenza per parlare dello scenario di una guerra a tutti gli effetti nel nord di Israele. «Le nostre forze – ha detto – possono attaccare non solo a 20 km (dalla frontiera), ma anche a 50, a Beirut e ovunque». Lo stesso Gallant aveva già in precedenza annunciato che le Idf avrebbero potuto «fare a Beirut quello che abbiamo fatto a Gaza».
Andrea Tenenti, portavoce dell’Unifil, la forza Onu di intermissione tra il Libano e Israele, ha messo in guardia contro «una trasformazione inquietante del livello delle ostilità lungo la Linea Blu (la zona cuscinetto presidiata dalle Nazioni unite dal 1978, ndr)» in un comunicato stampa. Tenenti ha fatto un appello affinché si intensifichino «gli sforzi diplomatici per preservare la stabilità e la sicurezza delle persone che abitano in prossimità delle Linea». «Gli attacchi ai civili sono considerati attacchi al diritto internazionale e costituiscono crimini di guerra. Siamo profondamente inquieti davanti alle distruzioni e alle perdite umane e chiediamo alle parti implicate di cessare immediatamente le ostilità».

In un report del ministero della Salute libanese pubblicato ieri si contano le vittime e i feriti dall’8 ottobre al 13 febbraio. I dati, basati sui numeri ufficiali raccolti negli ospedali, sono al ribasso, in quanto non tutte le persone coinvolte sono state curate in ospedale o ricoverate. 843 il numero totale: 177 morti, 171 feriti che richiedevano ospedalizzazione. Secondo l’Orient Le Jour, tra i principali quotidiani locali, il numero delle vittime è di circa 250, tra cui una quarantina di civili e oltre 200 combattenti di Hezbollah. Numeri comunque in continuo aggiornamento. L’organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), agenzia Onu, citata anche dal ministero, conta 87.161 sfollati dalla parte libanese. Circa 96mila nel nord di Israele.

SI TRATTA certamente di una nuova fase del conflitto. Il 2 gennaio un drone aveva colpito l’ufficio di Hamas a Mshrafieh nel cuore della roccaforte sciita nella periferia a sud di Beirut, la Dahieh, uccidendo sette persone della milizia palestinese, tra cui il comandante Al-Aruri. La settimana scorsa due attacchi di droni a Nabatiyeh giovedì e a Jadra – a pochi chilometri da Sidone e Beirut – hanno colpito due auto con a bordo alcuni membri di Hezbollah uccidendoli. In questi giorni l’aviazione israeliana vola a bassa quota su Beirut -pratica non nuova- per far sentire il rombo dei motori e la propria presenza. Il clima è di guerra.

OGGI POMERIGGIO alle 15 locali Hassan Nasrallah, capo indiscusso del partito e della milizia sciita, terrà un attesissimo discorso in occasione dell’anniversario del martirio dei leader di Hezbollah, nel quale non potrà non toccare i fatti di questi giorni. Lo sconfinamento oltre i territori libanesi fino a questo momento interessati dal conflitto è un segnale particolarmente grave e inquietante, il monito israeliano per riaffermare che le Idf sono pronte a ingaggiare una guerra a tutti gli effetti in Libano e che una nuova e più terribile fase del conflitto può diventare realtà.