A12 mesi dall’inizio del conflitto nella regione ribelle del Tigray il governo di Addis Abeba ha avviato un’offensiva massiccia per riprendere la regione, ma gli esiti appaiono incerti. Operazioni aeree e terrestri sono in atto contro le posizioni del Tpfl (Fronte di liberazione del popolo del Tigray) nella vicina regione di Amhara, ma sarebbero mirate a una riconquista dell’intera regione.

Nelle ultime ore i ribelli hanno accusato il governo di aver bombardato Mekelle, causando la morte di tre persone e diversi feriti. Il raid avrebbe colpito nei pressi dell’hotel Planet e viene confermato anche da fonti diplomatiche e umanitarie. Ma Addis Abeba nega attraverso il portavoce per la comunicazione, Legesse Tulu: «Perché il governo etiope dovrebbe attaccare la propria città? Mekelle è una città etiope». Secondo Legesse sono i ribelli ad aver «attaccato con armi pesanti la città Amhara di Wuchale uccidendo più di 30 civili». La tragedia è quando tutte le parti hanno una piccola parte di verità.

Le forze federali etiopi si erano precedentemente ritirate dal Tigray dichiarando un cessate il fuoco unilaterale dopo che i ribelli avevano conquistato ampie porzioni di territorio alla fine di giugno. Gli intensi attacchi avrebbe spinto i ribelli verso le aree interne

Sul piano economico il Fondo monetario internazionale ha deciso di «omettere ogni previsione per il 2022-26 a causa di un grado di incertezza insolitamente elevato». E gli Stati uniti valutano, ha dichiarato Katherine Tai, rappresentante per il commercio mondiale Usa, l’esclusione dell’Etiopia dall’African Growth and Opportunity Act (Agoa), un accordo che consente l’accesso esente da dazi negli Stati uniti e che nel 2020 ha permesso di esportare circa 237 milioni di dollari di merci negli Usa. Una sospensione dall’Ahoa complicherebbe ulteriormente la situazione economica del Paese, con un’inflazione che sfiora il 35%. Per il portavoce del governo etiope Billene Seyoum ci sarebbe la perdita di un milione di posti di lavoro: «Le crisi umanitarie – ha detto – non finiscono togliendo impieghi alle donne a basso reddito che l’Agoa ha permesso».

Sul piano umanitario funzionari e operatori segnalano nella regione del Tigray un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Secondo l’agenzia delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite (Ocha) l’olio da cucina a Mekelle è aumentato di oltre il 400% da giugno e il diesel di oltre il 600%. Nella città di Shire il diesel è aumentato del 1.200%, la farina del 300% e il sale oltre il 500%. In più si segnala che nella regione vi è stata una riduzione del 47% (rispetto al 2020) dei terreni coltivati e, inoltre, permane il rischio locuste. Circa 211 camion di rifornimenti umanitari sono arrivati nel Tigray la scorsa settimana, rispetto agli 80 camion della settimana prima. Ma questo, spiegano dall’Ocha, è ancora insufficiente per soddisfare le esigenze.

Vi è, poi, una grave carenza di medicinali: «Gli ospedali possono solo fornire consulenza ai pazienti», ha dichiarato un funzionario dell’Onu che ha chiesto l’anonimato. Un rapporto dell’ospedale Ayder Referral nella capitale del Tigray, Mekelle, ha mostrato foto di bambini gravemente denutriti: «Questi sono fortunati perché c’è ancora qualche settimana di scorta di cibo terapeutico di emergenza» (nel Tigray i bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione acuta grave ammessi ai programmi dell’Unicef sono passati dagli 8.900 del 2020 agli attuali 18.600).

È grave anche il problema della mancanza di carburante che impedirebbe il movimento delle ambulanze a Mekelle, ma le conseguenze sono ancora più evidenti dentro l’ospedale secondo quanto dichiarato alla Ap dal dottor Sintayehu c’è «un generatore diesel che alimenta le apparecchiature per gli interventi di emergenza, ma solo quando è disponibile carburante Dio abbi pietà per coloro che vengono quando è spento».