Le manifestazioni che si stanno svolgendo in tutti gli Stati Uniti sembrano aver cancellato di colpo la presenza di un’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus.

«Tecnicamente New York City sarebbe in lockdown fino all’8 giugno quando dovrebbe cautamente cominciare a riaprire – dice Steven, medico anestesista 62enne che lavora al Bellevue Hospital di New York, uno degli ospedali diventati simbolo della lotta contro la pandemia – Da attivista sento e capisco l’urgenza di scendere in piazza e manifestare, da medico sono disperato. Non riesco a immaginare niente di peggio per la diffusione del virus. Ho scritto della linee guida per un volantino che è stato distribuito durante la manifestazione a Brooklyn ma era ridicolo. Come fai a dire a i manifestanti di ricordarsi di rispettare la distanza sociale, tenere la mascherina, pulirsi sempre le mani e non toccarsi la faccia? Dobbiamo anche assumere che le persone che sono in piazza vivano tutte insieme fra di loro o da sole. Una rivolta durante una pandemia non è quello che ci si augura, da medici».

«PRIMA DI DECIDERE di andare al Barcley Center dove c’era il concentramento della manifestazione ci ho pensato – ammette Meg, 23enne studentessa della Columbia University – So che c’è una pandemia, ma c’è anche il virus del razzismo da combattere. Per il virus non posso fare niente, per il razzismo invece si. Purtroppo le modalità di lotta di queste due malattie sono in contrapposizione, una richiede di essere passivi a casa, l’altra di essere proattivi e di andare per strada, e ho deciso di combattere il virus più letale».

Il Covid-19 negli Usa sta colpendo la comunità afroamericana in modo più violento rispetto a quella bianca e le ragioni, come ha sottolineato anche Anthony Fauci, sono socio economiche. Gli afroamericani hanno spesso condizioni persistenti come diabete o problemi cardiaci, dovuti a peggiori condizioni sanitarie, alimentari.

QUESTA ONDATA di proteste che riguarda principalmente la comunità nera va a sovrapporsi a un’architettura già traballante. «Vivo nel Bronx con i miei 3 fratelli mia madre e una zia – dice Emily 27enne afroamericana – per questo per un po’ di tempo resterò a casa della mia ragazza perché anche lei è un’attivista e andiamo a manifestare insieme. I primi a non mettersi la mascherina sono i poliziotti, ma questo sarebbe il meno, come fai a scappare da una carica stando distanziati?»

UNA DELLE DIFFERENZE di questa ondata di proteste per i diritti civili degli afroamericani è la presenza di bianchi. «Da quando Black Lives Matter è cominciato – spiega Briana attivista 36enne newyorchese – gli attivisti bianchi chiedevano come fare per aiutare questo movimento. Quello che rispondevano era ed è di usare i loro privilegi bianchi per questa causa, di fare ciò che noi non possiamo fare. E si vede che sta funzionando. A Minneapolis i bianchi fanno cordone intorno ai neri per proteggerli dalla polizia. Un poliziotto ci pensa due volte prima di picchiare un bianco. Ora poi c’è anche la crisi economica che ci fa un po’ più uguali, il capitalismo alimenta razzismo e disparità sociale».

Nelle strade si vedono persone di tutte le età ma in special modo giovani: «Io non ce la faccio ad andare a manifestare in queste condizioni – spiega Al, 64enne italiano che da 40 anni vive a Brooklyn – Ho fatto manifestazioni di ogni tipo da quando vivo qua e prima le facevo nel ’77 in Italia, figurati se mi spaventa la piazza, ma sono chiuso in casa da 11 settimane per difendermi da questa bestia di virus, questo non lo affronto. Ho portato casse d’acqua davanti il Barclay Center perché fa caldo e perché se la polizia userà i lacrimogeni serviranno a lavarsi gli occhi, poi sono tornato a casa. A vent’anni me ne sarei fregato e sarei andato a manifestare comunque, ma è la prima volta in vita mia che mi sento vecchio».

«Organizzare una manifestazione online ormai è una prassi – dice Andrea 29enne del Queens – tutto in questa manifestazione è avvenuto secondo una prassi, anche la risposta della polizia anche se a New York io non mi aspettavo diventasse così violenta, e ancora non riesco a spiegarmelo. Il sindaco non l’ha mai usata come un esercito, anzi, quindi o stanno agendo per conto proprio o De Blasio è impazzito, non so che pensare».