Il rituale è sempre lo stesso a cominciare dalla promessa, anzi dalla certezza, che ai titoli annunciati se ne aggiungeranno altri nei giorni a venire, forse qualcuno confermerà le «indiscrezioni» date per sicure e improvvisamente disattese, come il film segreto di David Lynch, e qualcun altro invece sposterà il gioco del «chi c’è chi non c’è» altrove. E poi la stanchezza, perché alla conferenza stampa più attesa dal cinema mondiale si arriva dopo una lunga notte insonne di lavoro, e quella suspense di un film di troppo sul foglio cancellato in diretta chissà se per il momento o per sempre – e oddio, si chiederanno gli esclusi, sarò io? Nessuna notizia neppure dell’immagine della 75a edizione – «arriverà in un secondo momento» – o della giuria. La sola vera novità nell’annuncio alla stampa di Thierry Frémaux, delegato artistico del Festival di Cannes della selezione del prossimo Festival di Cannes (17-28 maggio) è l’addio di Pierre Lescure, presidente uscente, ringraziatissimo al cui posto è già stata nominata Iris Knobloch ex responsabile di Warner Media E.

Diciotto i film in corsa per la Palma d’oro e 47 quelli annunciati – su un totale di 2200 visionati, con l’attesa di almeno 35mila accreditati dopo le restrizioni della pandemia

FINALMENTE il programma in cui una delle prime «sorprese» arriva proprio dalla selezione italiana, per ora due titoli, che sparigliano le voci della vigilia: in concorso c’è il nuovo film di Mario Martone Nostalgia, tratto dal romanzo omonimo di Ermanno Rea (Feltrinelli), sceneggiatura dello stesso Martone e di Ippolita Di Majo: la storia del ritorno a Napoli, nel Rione Sanità dove è cresciuto di Felice (Pierfrancesco Favino) e del suo confronto con un passato che anche se lontano per lui è ancora vivo. Tra gli altri interpreti Francesco Di Leva e Tommaso Ragno. Fuori concorso, nella sezione Cannes Premiere, inaugurata lo scorso anno torna sulla Croisette Marco Bellocchio – Palma d’oro alla carriera nella passata edizione – con Esterno notte, la serie Rai sul sequestro di Aldo Moro (interpretato da Fabrizio Gifuni): «Sono orgoglioso e felice – ha detto Bellocchio commentando l’annuncio – di essere stato invitato al Festival di Cannes. Poi alla proiezione ricominceranno i palpiti, la vita è tutta un esame». Diciotto i film in corsa per la Palma d’oro e 47 quelli annunciati – su un totale di 2200 visionati, con l’attesa di almeno 35mila accreditati dopo le restrizioni della pandemia – anche se non si torna ancora ai numeri prepandemici vista la chiusura asiatica – in cui risuona l’attualità del mondo, primo fra tutti la guerra in Ucraina, tanto che il titolo del film di Michel Hazanavicius che aprirà il festival fuori concorso, Z (comme Z), fa subito pensare all’ «operazione speciale» del Cremlino, mentre si tratta i di un film di zombie, un film nel film, con un regista che cerca di girare la sua storia a basso budget di morti viventi scontrandosi con l’indifferenza della troupe finché gli zombie non arrivano davvero. Il titolo internazionale è infatti Final Cut, era già pronto diversi mesi fa, annunciato nella selezione del Sundance a gennaio era stato ritirato dal regista quando il festival era stato costretto a andare in streaming dalla pandemia (a proposito di generosità) perché loro volevano un’anteprima con una visibilità più prestigiosa.

NEL CONCORSO è confermato il nuovo film di David Cronenberg, Crimes of the future, con Léa Seydoux, Kristen Stewart e Viggo Mortensen, che immagina un futuro in cui un uomo può vivere separato dall’involucro del suo corpo e dei suoi organi, come quelli di James Gray, Armageddon Time, quasi un racconto autobiografico nel Queens degli anni Ottanta. O di Ruben Ostlund (The Square, 2017) con Triangle of Sadness, commedia satirica sul mondo dell’alta moda. O ancora di Kirill Serebrennikov, Tchaikovsky’s wife, che finalmente è riuscito a lasciare la Russia e potrà accompagnare il suo film. E a proposito: sulla Croisette ci sarà di nuovo il regista ucraino Sergei Loznista (in proiezione speciale), The Natural History of Destruction, ispirato a un testo di W.G. Sebald, qui racconta i conbardamenti degli alleati sulle città tedesche che causarono moltissime vittime tra i civili. Arriva a invece inatteso il nuovo film di Jerzy Skolimowski Hi-Han mentre è un esordio sulla Croisette quello di Kelly Reichardt, che sarà anche Pardo d’oro al prossimo festival di Locarno: Showing Up, in cui la protagonista è Michelle Williams, alla sua quarta collaborazione con la regista, è un nuovo ritratto femminile. Per la Francia (anche se sono moltissimi i film con almeno una coproduzione), torna ma stavolta in gara Arnaud Desplechin con Frere et soer (Melvin Poupaud e Marion Cotillard), un nuovo capitolo nel personalissimo (e nevrotico) romanzo famigliare che caratterizza la poetica del regista. Claire Denis presenta qui il suo film «americano», The Stars at Noon, un racconto tra sentimenti e thriller nel Nicaragua degli anni Ottanta attraversato dalla rivoluzione sandinista. Al decennio tra gli Ottanta e i Novanta torna anche Valeria Bruni Tedeschi in Les Amandiers, anche questa una variazione nell’autofinzione – che è la chiave di tutti i film della regista.

UN GRUPPO di ventenni alla scuola di teatro di Patrice Chereau, tra la vita e le sue scoperte negli anni dell’aids. «Fedelissimi» del Festival di Cannes i fratelli Dardenne sono nuovamente in gara con Tori e Lokita, che prende il titolo dai nomi di due giovani immigrati africani arrivati in Belgio. Un ritorno è anche quello del più giovane regista belga Lukas Dhont dopo il successo con l’esordio Girl (al Certain Regard), passa alla competizione: Close racconta un’amicizia tra adolescenti. Anche quest’anno il Certain Regard ha scommesso sulle opere prime, tra i titoli Retour à Seoul di Davy Chou, aveva esordito alla Semaine de la Critique.