Europa

Le Pen alle porte, esplodono la violenza e il razzismo

Sostenitori di Marie Le Pen dopo l’esito del primo turno elettorale foto ApSostenitori di Marie Le Pen dopo l’esito del primo turno elettorale – foto Ap

Francia Aggressioni, minacce, insulti e incendi nella Francia che va verso il ballottaggio. Al presidente di Sos Racisme: «Vedrai cosa vi succederà quando saremo al potere». 30mila agenti mobilitati dal ministero degli Interni per la sera del voto

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 5 luglio 2024

Due persone che stavano attaccando dei manifesti elettorali assieme alla portavoce del governo, Prisca Thevenot, sono rimaste ferite, vittime di un’aggressione a Medon, mercoledì sera. Un sito di ultra destra invita a «eliminare» gli avvocati che hanno firmato un intervento sul settimanale Marianne contro il Rassemblement national e pubblica la lista dei nomi dei firmatari. Il sito, Reseau Libre, che si definisce di «patrioti» è stato denunciato. Nel dipartimento dell’Aisne, un candidato dei Républicains dell’area Ciotti, alleato del Rassemblement national, è stato denunciato per «ingiurie a carattere razziale», dopo aver aggredito un impiegato comunale di origine marocchina che gli ricordava le regole da rispettare. A Perpignan, una commerciante francese di origine congolese ha denunciato di aver ricevuto una lettera che le ingiunge di vendere il negozio e di andarsene, firmata da un sedicente Movimento Popolare Francese. L’ex ministro Olivier Véran ha denunciato un’aggressione nell’Isère, una persona di 77 anni è stata aggredita mentre stava attaccando dei manifesti elettorali per il candidato di Ensemble.

OTTO ANTIFA della Jeune Garde sono stati incriminati per «violenze di gruppo in ragione della razza, dell’etnia, della religione» contro un ragazzo militante della Ligue de Défense juive a Parigi. Giorni fa, in una trasmissione su France2, l’infermiera Divine Kinkela è stata aggredita di fronte alle telecamere da una coppia di abitanti: «Vai a cuccia, tornate a casa tua». Ad Avignon una panetteria è stata bruciata e sono state lasciate delle scritte: «Negro», «frocio», «fuori», contro un giovane apprendista. Nelle Yvelines decine di volantini «stop ai blacks» sono stati distribuiti nelle buche delle lettere.

A LORIENT, un’associazione che ha espresso sostegno per il Nuovo fronte popolare ha ricevuto minacce esplicite dal sindaco di destra. Qualche giorno fa a Parigi sono stati condannati quattro militanti di ultra destra per un’aggressione omofoba: «Vedrai cosa succederà quando Bardella sarà al potere». Sos Homophobie sta ricevendo molte denunce. Il presidente di Sos Racisme, Dominique Sopo, ha ricevuto delle minacce: «Vedrai cosa succederà alla tua associazione quando saremo al potere». Sos Racisme sta raccogliendo una documentazione su questa ondata di violenze, che si è scatenata con la convocazione delle legislative anticipate. «Sta succedendo qualcosa» dice Sopo. Il primo ministro, Gabriel Attal, ieri a Meudon ha evocato l’aggressione di Prisca Thevenot: «Ci sono attacchi di vigliaccheria impressionante, la democrazia non può essere oggetto di aggressioni e intimidazioni». Il giornalista di France5, Mohamed Bouhafsi denuncia di aver ricevuto una valanga di insulti.

LA CAMPAGNA-LAMPO è violenta. I dibattiti in tv sono diventati impossibili. Ieri sera, France2 ha seguito Bfm che aveva optato per una sequenza di interventi al posto di un confronto tra candidati, dopo che Jordan Bardella aveva rifiutato di vedersela con Marine Tondellier, di Europa Ecologia (anche per evitare di parlare delle questioni climatiche, ignorate dall’estrema destra). Il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ha deciso di mobilitare 30mila agenti, tra polizia e gendarmi, per la serata di domenica 7 luglio. Il paese è preso nell’angoscia del futuro, la tensione è estrema, nessuno sa cosa riserva il domani. Mentre per il Nuovo fronte popolare esiste un programma e l’unica cosa che manca è la designazione del primo ministro, il Rassemblement national evita il più possibile di proporre un progetto che vada al di là della «preferenza nazionale», mentre resta nel vago l’impegno per un «governo provvisorio», l’«assemblea plurale» o la «grande coalizione» che dovrebbe ricoprire tutto l’arco costituzionale, escludendo l’estrema destra, ma anche la France Insoumise, che sta vivendo una nuova lacerazione: François Rufin, che ha lanciato l’idea del Nfp, ha rotto definitivamente con il partito e con Jean-Luc Mélenchon.

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