Ci risiamo. Riparte l’assalto alle coste sarde. Nel cuore di una torrida estate la giunta di centrodestra presieduta dal sardo-leghista Christian Solinas annuncia di voler stravolgere il Piano paesaggistico regionale (Ppr). Il proclama viene dall’assessore all’urbanistica Aldo Salaris: «Ho consegnato al ministero per i beni ambientali e culturali una richiesta di modifica delle attuali norme di tutela dei litorali sardi. La Sardegna ha bisogno di una nuova pianificazione del territorio».

A fine settembre dal ministero dovrebbe arrivare la risposta alla bozza presentata dalla Regione, che conta sul governo amico per riuscire a fare ciò che sinora nessun esecutivo regionale, di centrodestra ma anche di centrosinistra, è riuscito a fare: snaturare sino a stravolgerle le misure di difesa delle coste contenute nel Ppr approvato nel 2006 dalla giunta guidata da Renato Soru.
I CONTENUTI DELLA BOZZA presentata dalla giunta Solinas al ministro Gennaro Sangiuliano sono elencati nella lista consegnata alla stampa dall’assessore Salaris: consentire la demolizione e la ricostruzione di edifici in aree tutelate autorizzando anche modifiche dell’architettura degli edifici stessi; permettere una riqualificazione degli immobili esistenti; correggere i vincoli nelle aree attorno agli stagni, con una ridefinizione dei divieti; ridisegnare i confini intorno a diversi beni archeologici e storici tutelati, con una attenuazione dei vincoli sia nella fascia costiera sia nelle campagne; snellire pratiche e procedure legate, non soltanto nelle città ma anche nei comuni delle zone interne, a interventi di urbanistici.

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Per fare soltanto un paio di esempi delle conseguenze che queste misure potrebbero avere, basti dire che la demolizione e la ricostruzione di edifici in aree tutelate rischierebbe di disseminare di ecomostri le porzioni paesaggisticamente più pregiate delle coste sarde, oppure che con la attenuazione dei vincoli sugli stagni è più che ragionevole prevedere un’ulteriore cementificazione di aree già gravemente compromesse (come lo stagno dei fenicotteri rosa di Molentargius a Cagliari) o la violazione di paradisi naturalistici sinora incontaminati.
MA NON È TUTTO. Il piano di demolizione del Ppr è completato dall’inserimento, nel collegato alla legge finanziaria in discussione in queste settimane in consiglio regionale, di un emendamento della giunta che prevede un bonus, pari al 15 per cento rispetto alle cubature già esistenti, per gli alberghi compresi nella fascia costiera protetta dei trecento metri dal mare. L’obiettivo dichiarato è quello di «consentire, senza un aumento dei posti letto e soltanto per gli alberghi a cinque stelle o superiori, la riqualificazione delle strutture ricettive rispetto agli standard dell’offerta turistica». Di fatto gli hotel di lusso, quasi tutti sul mare in Sardegna, potranno crescere sino al 15 per cento delle loro attuali dimensioni.

MA IL DANNO PIÙ GROSSO arriverebbe da un altro emendamento inserito nel collegato, quello che prevede, nella fascia oltre i trecento metri della battigia non tutelata dal Ppr, un aumento degli indici di fabbricabilità pari al 25 per cento. Un via libera a un ulteriore consumo di suolo in aree, come quelle costiere, già ora pesantemente cementificate. Nuovi villaggi turistici, tutti rigorosamente “vista a mare”.

«LA SITUAZIONE – commenta Luca Pirisi, di Fridays for future Sardegna – riflette una realtà politica in cui gli interessi di gruppi potenti come le aziende edili spesso guidano le decisioni politiche. Il settore turistico e l’edilizia, profondamente radicati nell’economia e nella società sarda, fanno pressione per una ulteriore deregolamentazione. È questa la dinamica che spiega gli attacchi continui all’integrità delle coste».

«Aggredire il Piano paesaggistico regionale, strumento di tutela e sviluppo dei nostri beni più preziosi, l’ambiente e il paesaggio, è l’errore più grande che si possa fare e ci catapulta fuori dalla storia – aggiunge Laura Orrù, attivista dell’Alleanza Rosso Verdi e nella commissione urbanistica del consiglio regionale – Serve un’idea nuova della Sardegna di domani, una visione d’insieme che, attraverso gli strumenti urbanistici, dia risposte ai temi complessi dell’agricoltura, dell’energia, del turismo e dei trasporti, per riorganizzare i territori urbani ed extraurbani mettendo al centro dell’agenda politica il tema ambientale e del paesaggio.

Dobbiamo promuovere un modello di sviluppo alternativo, che valorizzi nuove forme di impresa e che crei occupazione nel rispetto delle nostre peculiarità, in sintonia con i processi economici e di transizione tecnologica e ambientale che attraversano la società. Non lasciamo il nostro futuro, come ha fatto la giunta Solinas in questi anni, in mano a interessi particolari».