Michael Cohen, avvocato personale di Donald Trump, ha dichiarato al New York Times di aver pagato di tasca propria, poco prima delle elezioni presidenziali del novembre 2016, la somma di 130mila dollari alla porno-attrice Stephanie Clifford, nota con il nome d’arte di Stormy Daniels.

Il pagamento era volto a comprare il silenzio di Clifford riguardo un intercorso avuto con l’attuale presidente degli Stati uniti quando questi era già sposato con Melania da cui aveva da poco avuto un figlio.

I 130mila dollari non gli sarebbero mai stati rimborsati: «Il versamento è stato legale e non è stato un contributo di campagna o un esborso di campagna per nessuno – ha detto Cohen al quotidiano newyorchese – Né la Trump Organization né la campagna di Trump hanno partecipato alla transazione con la signora Clifford, né mi hanno restituito il denaro per il pagamento, direttamente o indirettamente».

Il primo a parlare di questo passaggio di denaro tra Cohen e Clifford era stato un mese fa il Wall Street Journal, ma la dichiarazione al New York Times da parte di Cohen è la prima ammissione dell’avvocato riguardo al proprio ruolo.
Sia Trump che Clifford hanno negato che sia avvenuta una transazione monetaria tra loro.

Il presidente statunitense ha anche negato di aver avuto un rapporto sessuale con l’attrice che invece, nel 2011, l’aveva ammesso dandone i dettagli durante un’intervista con In Touch.

Nell’intervista, avvenuta prima che l’attrice firmasse l’accordo di riservatezza del 2016, Clifford raccontava di aver incontrato Trump dieci anni prima, in occasione di un torneo di golf, e di averlo frequentato per circa un anno.

Il problema per Trump non è quello di aver gestito la propria vita privata come più gli aggradava quando era un privato cittadino, ma di aver mentito, dicendo di non aver mai avuto alcun rapporto con l’attrice. Non era sotto giuramento, certo, ma il pubblico americano si chiede su quanti altri temi il presidente possa allora aver detto il falso.