«È importante spezzare l’illusione di unicità da cui politici come Meloni sono in grado di trarre profitto. I giornalisti, gli studiosi, gli attivisti possono mostrare la banalità e la mediocrità di chi riesce a presentarsi come una sorta di canaglia anticonformista e anti-establishment».

Il lavoro approfondito sulla svolta neoliberale del capitalismo che impegna Quinn Slobodian offre molti spunti di riflessione. Slobodian insegna al Wellesley College vicino Boston e ha scritto libri importanti come Globalists. La fine dell’impero e la nascita del neoliberalismo (Meltemi) e Il capitalismo della frammentazione: gli integralisti del mercato e il sogno di un mondo senza democrazia (Einaudi). Lo abbiamo incontrato all’università Roma Tre dove ha tenuto una serie di conferenze.

«Il manifesto» promuove una manifestazione antifascista a Milano il prossimo 25 aprile, giorno in cui in Italia si celebra la liberazione dal nazifascismo. Nel nostro paese sono al potere gli eredi del fascismo italiano. Giorgia Meloni, non diversamente da altri esponenti dell’estrema destra europea, è conservatrice in politica e liberista in economia. Come spiega questa strana combinazione?
Non è così strana come potrebbe sembrare. In realtà, la storia dei partiti populisti di estrema destra in Europa, fin dagli anni Settanta, è stata spesso incentrata su una combinazione di conservatorismo sociale, da un lato, e di politica economica anti-welfare e anti-socialdemocratica, dall’altro. La maggior parte ha stretto alleanze scomode con i gruppi culturalmente più sciovinisti e le fazioni economicamente più libertarie. Un partito come Alternativa per la Germania è forse la versione estrema più recente di questo fenomeno. È stato fondato da professori di economia che facevano parte della tradizione ordoliberale hayekiana e ha fatto abbastanza rapidamente alleanze con membri della nuova destra culturale che erano meno interessati all’economia e più a distinguere un’etnia «tedesca» all’interno del loro spazio nazionale. Questa operazione viene dimenticata o trascurata. Nel mio lavoro cerco di offrire una narrazione diversa da quella del pendolo.

Quinn Slobodian

Cosa intende per «pendolo»?
È il racconto per cui oggi sarebbe in corso una sorta di regressione storica e stiamo tornando agli anni Trenta. Ci sono buone ragioni per crederlo. Alcuni discorsi, come accade anche in Italia, evocano consapevolmente quelli degli anni Trenta. Ma credo che l’analogia sia fuorviante. In quasi tutti i casi esistenti i politici di punta dell’attuale estrema destra globale non cercano di costruire un protezionismo, né realizzano l’autarchia o vogliono l’autosufficienza come poteva essere pensato negli anni Trenta. Anzi, il più delle volte abbracciano in modo aggressivo le dinamiche della concorrenza, della corsa al ribasso dei salari e smantellano gli Stati sociali avvenuta con la globalizzazione negli anni Novanta e a partire dagli anni Dieci di questo millennio quando il processo si è combinato con il nazionalismo.

Quindi non è un ritorno al passato?
Non mi sembra. Quello a cui stiamo assistendo, anche con il governo Meloni, non è tanto un contraccolpo (backlash) quanto una sferzata in avanti (frontlash). Loro rivendicano i valori di mercato darwinisti e sociali che si sono formati negli anni Novanta e non sono stati realmente ammorbiditi. In molti casi, anzi, sono stati resi più aggressivi.

Come ci si oppone a un’operazione del genere?
I partiti di estrema destra traggono molta energia dalla falsa apparenza di radicalità. Lo smascheramento è sempre una cosa utile da fare, anche se non basta. È un po’ più difficile scioccare la popolazione facendole credere che questi partiti stravolgeranno lo status quo. Sembra che l’unica scelta che si possa fare sia quella di essere un vero e proprio partito del doppio movimento alla Karl Polanyi, in cui si ripristini un certo livello di stabilità e di protezione dai rischi e dalla precarietà dell’economia globale nella vita delle persone in un modo che dia loro risultati tangibili nella vita di tutti i giorni. Ma è più facile a dirsi, che a farsi, quando si è tutti in competizione sugli stessi mercati obbligazionari globali per la prossima tornata di crediti per il paese.

Non solo Meloni e le estreme destre, ma tutti si stanno preparando a un’eventuale vittoria di Trump. Come lo spiega?
Così come Berlusconi ha in qualche modo anticipato Trump in Italia, Meloni potrebbe anticipare la seconda amministrazione Trump negli Stati Uniti. Io vivo in questo paese, anche se non sono americano. Avverto uno strano ottimismo che potrebbe sembrare sciocco con il senno di poi. C’è l’idea che, una volta in carica, questi politici siano domati dal sistema. La gestione di un’economia capitalistica impone vincoli che impediscono di distruggere troppi principi di una società umana.

Non è bastato il primo mandato di Trump?
È stato terribile, ma si spera nella disorganizzazione della sua macchina e si dà per scontato che un governo composto da individualisti e opportunisti non sarà in grado di realizzare una trasformazione su larga scala. Ma l’abolizione a livello federale del diritto all’aborto e la nomina di un numero così elevato di giudici della Corte Suprema orientati a destra dimostra come gli effetti di un presidente repubblicano siano assai duraturi. Tuttavia, anche se un nuovo governo Trump sarà catastrofico, sono in molti a non riuscire a immaginare di sostenere Biden perché ha permesso la prosecuzione del massacro a Gaza da parte di un esercito come quello israeliano armato dagli americani. Da questo punto di vista, al momento, non esiste una buona alternativa nella politica presidenziale.

Eppure Biden aveva ricevuto un chiaro mandato di discontinuità alle scorse elezioni…
La sua vicenda è stata un esempio di quanto sia difficile concepire, realizzare e rendere persuasivo un programma di contrasto al neoliberismo. Biden ha messo insieme un team di politica economica piuttosto progressista. La versione originale di Build Back Better, che è diventata l’Infrastructure Reduction Act, era estremamente ambiziosa e coraggiosa e potenzialmente trasformativa.

Cosa è successo?
Biden è stato inadeguato al compito e, inoltre, non è stato in grado di trovare il messaggio per far sì che le persone vedessero la visione di un mondo organizzato in modo diverso da quello in cui vivono attualmente. Ne traggo una lezione molto preoccupante: se l’economia più potente del mondo, che stampa la valuta di riserva globale, può avere il mandato di creare un programma post neoliberista ma, a causa dell’immobilismo della politica congressuale da un lato, e la riluttanza delle persone a pensare ai propri orizzonti politici in modo diverso, dall’altro lato, ha fatto arenare l’alternativa in una palude.

Trump è accusato di avere ordito un colpo di Stato, eppure si ricandida. È uno degli aspetti più eclatanti dell’offensiva reazionaria in corso…
Finché ci troviamo in una situazione in cui i politici perdenti devono accettare, come nel caso di Trump, la sconfitta e passare le redini del potere a un altro partito politico concorrente, e ci sono i mezzi per imporglielo, per quanto patetico e banale sia il liberalismo borghese è certamente meglio di ciò che può essere in agguato all’orizzonte. In un certo senso, ci sono delle somiglianze con 150 anni fa, quando si discuteva per le strade di socialismo, se era meglio conquistarlo nelle urne o con la presa del potere. Oggi i socialisti dovrebbero rimanere aperti alla contesa multipartitica, pur essendo consapevoli che altre persone si stanno preparando per una vera e propria dissoluzione della società con una guerra civile. Come possano i socialisti prepararsi alla guerra civile credo sia difficile da immaginare, soprattutto negli Stati Uniti, perché non sono loro ad avere le armi.

Non c’è una via di uscita?
La soluzione è sempre quella di avere un movimento sociale dietro a un programma politico di riforme. Tuttavia gli Stati Uniti sono un esempio di come i movimenti sociali antirazzisti possano essere cooptati da interessi corporativi ed essere trasformati in programmi piuttosto ridicoli di correttezza politica e non in qualcosa che possa effettivamente minacciare le strutture di potere esistenti. La dialettica è un bastardo che è molto difficile da aggirare.