Gli ottanta anni dell’Anpi si sommano ai 18 che avrei compiuto nell’anno della sua fondazione, il 1944, nel pieno della Resistenza cui partecipavo nel Fronte della Gioventù insieme ad altri adolescenti miei coetanei studenti e operai milanesi. Quattro di essi furono assassinati dai fascisti all’inizio del 1945 in una strage per rappresaglia. E molti furono i giovani che caddero nelle città e nelle montagne nella lotta contro i nazisti e i fascisti al loro servizio.

I partigiani fecero la loro parte per fondare uno stato democratico. Anche chi si batte per una causa giusta può fare errori. Ne furono fatti e poi pagati a dismisura. Ma i singoli errori di partigiani non hanno rapporto con gli orrori di cui si macchiò il fascismo fino dalla sua nascita. Certo, furono squadristi fascisti a uccidere Matteotti, don Minzoni, i fratelli Rosselli, a provocare la morte di Amendola e centinaia di altri, ma erano assassini al servizio e coperti da Mussolini, che fece morire Gramsci per il carcere e mandò alla morte in dieci anni di guerre d’aggressione contro Paesi che non ci avevano fatto nulla centinaia di migliaia di soldati italiani e poi di civili uccisi dai bombardamenti. E coprì l’Italia di infamia partecipando al genocidio degli ebrei.

Questo ricordo avviene nel momento in cui nuovamente ma in modo più pericoloso di altri tempi sono minacciate quelle conquiste che sono costate tanti sacrifici, tante sofferenze e tanto sangue. Io ho definito «gloriosa» l’Anpi, questa nostra associazione, non per retorica e non solo perché essa ha voluto e vuole tenere viva la memoria di quel tempo lontano, ma perché essa ha saputo essere protagonista delle lotte per difendere la democrazia in tutti questi anni. Prima, quando ancora la associazione rappresentava l’insieme delle formazioni partigiane, era venuta la vittoriosa campagna per conquistare la Repubblica, la Costituente e la Costituzione. Poi quando fu rotta la unità dei governi che esprimevano i Comitati di Liberazione Nazionale che avevano guidato la Resistenza e nacquero anche altre associazioni partigiane, fu innanzitutto l’Anpi, senza mai rinunciare alla sua vocazione per l’unità antifascista, a farsi protagonista essenziale della difesa della Costituzione attaccata dall’esterno e dall’interno del potere governativo.

Noi siamo testimoni oggi del sovvertimento della natura a causa di un modello di sviluppo pensato come infinito in un mondo finito e allo stesso tempo viviamo nuovamente i tentativi di una parte rilevante dei ceti dominanti di rispondere con regimi autoritari anziché con maggiore giustizia sociale alla crisi della democrazia rappresentativa. E vediamo il ritorno della guerra tra le potenze prima in Libia e in Siria e poi in Europa con l’aggressione Nato alla Serbia per toglierle il Kosovo, poi con l’aggressione alla Ucraina della Russia divenuta modello di nazionalismo autoritario a capitalismo selvaggio. E ora quella che poteva somigliare ad una guerra civile in cui stare dalla parte dell’aggredito può sfociare in una più vasta guerra europea, potenzialmente mondiale. Battersi contro il cieco fanatismo che preme per una guerra che dia un colpo definitivo alla Russia già sconfitta nella guerra fredda non vuol dire essere indulgenti con Putin.

E intanto si consuma in Palestina una strage orribile non si sa quante volte più grande dell’eccidio barbaro che ha generato una guerra impari. Nella Resistenza abbiamo combattuto l’antisemitismo dei nazisti autori di un mostruoso genocidio e non mutiamo parere. Siamo contro ogni forma di antisemitismo, e contro ogni razzismo. E dunque anche contro il razzismo che nega ai palestinesi lo stato deciso dall’Onu e nega l’esistenza stessa del popolo palestinese. Un popolo che essendo del tutto incolpevole fu chiamato pagare con la terra che abitava da secoli le persecuzioni cristiane contro gli ebrei e il genocidio nazista. È antisemitismo quello del governo di estrema destra israeliano che genera l’indignazione del mondo e non quello di chi lo critica.

Ma non è solo un riflesso di pericolose tendenze mondiali il fatto che in Italia si siano venute affermando nei luoghi del potere politico idee diverse o opposte a quelle che hanno ispirato la Costituzione figlia dell’antifascismo e della lotta di Resistenza. Qui vi è stato anche il disorientamento di quelle forze politiche laiche e cattoliche che avevano salvaguardato la Costituzione per mezzo secolo. Con la elezione diretta del presidente dell’esecutivo arricchito di una maggioranza parlamentare automatica, ritorna il tentativo di un sistema di potere personale che esautora la funzione di arbitrato del presidente della Repubblica e annulla la funzione del parlamento, già da tempo violentato da leggi elettorali incostituzionali che trasformano maggioranze relative di votanti sempre in diminuzione in maggioranze assolute, negando il pari valore di ogni voto delle cittadine e dei cittadini .

In più l’autonomia differenziata minaccia una vera divisione dell’Italia, riaprendo una spaccatura faticosamente e mai completamente sanata. Questi che si spacciano da patrioti non rispettano neanche il Risorgimento che unì l’Italia riproponendone solo gli errori. E mettono in pericolo le fondamenta della Costituzione e le sue radici che affondano nella cultura dell’antifascismo. Avanza anche dal potere governativo una contraffazione della storia volta a riabilitare il fascismo e a riproporre una mentalità subalterna di odio vero i diversi di pelle o di sentimenti, verso gli immigrati senza i quali saremmo al disastro economico, verso gli intellettuali liberi e creatori, verso la cultura che ha salvato l’Italia. L’antifascismo non fu, non è solo una negazione. Nega il fascismo per affermare i valori della democrazia, della libertà, della solidarietà, dei diritti sociali e civili di ciascuna e ciascuno. Nega il fascismo bellicista per affermare la pace e la fraternità tra i popoli.
Noi vecchi abbiamo fatto quello che abbiamo saputo. Ma evidentemente non è bastato.

Sintesi dell’intervento letto alla cerimonia di Roma per l’ottantesimo della fondazione dell’Anpi.