Il contratto del più grande gruppo italiano come cartina di tornasole per la situazione di tutto il paese. La Fca del dopo Marchionne – con i suoi 84mila dipendenti – sta per vivere un mese decisivo. Continuando però nell’apartheid verso la Fiom, che è rietrata in fabbrica grazie alla Corte costituzionale ma ha solo 8 ore per fare le assemblee e un numero fisso di Rsa anche dove ha oltre il 50 per cento di voti.
Prima l’incontro per la presentazione del piano industriale – il 29 con i sindacati firmatari, il 30 con la Fiom – poi l’apertura della trattativa per il rinnovo del Ccsl: contratto collettivo specifico, lo strumento con cui Marchionne uscì da Confindustria nel 2010.
Nel frattempo però i coinquilini di Corso Trieste 36 – sede storica della Flm, ora divisa fra Fim, Fiom e Uilm – hanno firmato insieme il contratto nazionale dei metalmeccanici. E allora l’anomalia Fca diventa difficilmente sostenibile anche a livello confederale.
Ieri sono state presentate le piattaforme di rinnovo del contratto: la mattina «i firmatari» – Fim, Uilm, Fismic, Ugl, Associazione Quadri -, il pomeriggio la Fiom.
A sancire la specificità di Fca basta un dato: l’aumento salariale non è su base mensile, ma annuale. I «firmatari» chiedono un aumento annuo a regime in quattro anni di 2.279 euro sulla paga base (a fine quadriennio circa 175 euro in più al mese) riferita al terzo gruppo professionale prima fascia, pari a circa il 10% in 4 anni. Il tema del piano industriale e dei nuovi modelli necessari per evitare che scadano gli ammortizzatori sociali in molti stabilimenti viene considerata «come premessa – spiega Gianluca Ficco della Uilm – devono essere chiarite le missioni industriali di tutti gli stabilimenti italiani, ci troviamo in un momento delicato, per Paese e azienda», ammette.
La Fiom risponde semplicemente ricordando come la paga attuale di un lavoratore Fca è più bassa di qualsiasi pari grado a cui si applica il contratto nazionale unitario dei metalmeccanici: «fra i 3 e i 6 mila euro l’anno», sostiene un delegato degli Enti centrali di Mirafiori, «10mila euro in meno di premio rispetto alle altre aziende del bresciano», sottolinea un delegato di Cnh di Brescia. La segretaria generale della Fiom Francesca Re David sottolinea che l’adeguamento alla paga base del resto dei lavoratori metalmeccanici «va fatta subito e non in quattro anni», mentre in Fca la 14esima e altri istituti sono stati assorbiti dal contratto e non ci sono più».
La Fiom esprime preoccupazione anche per la situazione della produzione e sull’utilizzo degli ammortizzatori, esauriti a Mirafiori e in esaurimento a Pomigliano a settembre 2019, mentre il vero rebus è per Pratola Serra (Avellino) e Cento (Ferrara) dove si producono motori diesel che Fca dovrebbe bandire dal 2021. Per non parlare dei 10mila lavoratori della Magneti Marelli appena venduta ai giapponesi di Calsonic Kansei «che dal 2019 dovrebbero tornare al contratto nazionale dei metalmeccanici». «Il governo su questo deve giocare un ruolo», sottolinea Re David.
Se la piattaforma della Fiom è stata votata da 23.675 lavoratori («non per forza iscritti nostri») con il 96,3 per cento di Sì – nel 2014 erano stati 15.649 – quella dei «firmatari» sarà illustrata nelle fabbriche da oggi.
Ma è sul tema dell’ennesimo contratto separato che i giudizi dei segretari si concentrano. «Abbiamo tentato in 3 incontri di cercare punti di convergenza ma nella Fiom abbiamo trovato solo rigidità e arroccamento», dichiara Marco Bentivogli della Fim. ««Siamo stati noi a chiedere un confronto – risponde Michele De Palma della Fiom – ma ci hanno chiesto di firmare il contratto precedente mentre loro lo stavano disdettando per aprire la nuova trattativa. L’altro punto su cui non erano d’accordo era far votare la piattaforma e l’accordo ai lavoratori», conclude De Palma.
«Per la Fiom mi sembra un nuova occasione persa – osserva Rocco Palombella, Uilm – . Speriamo che ci ripensino successivamente».
«Chiediamo a Fim e Uilm di evitare un tavolo separato anche il 29 – risponde Re Dadiv – e di applicare l’accordo interconfederale per misurare la rappresentanza. Li sfidiamo: andiamo a provare a fare un contratto che abbia almeno parità di retribuzione da subito», conclude Re David.