Chi fa da sé fa per tre. Il Collettivo di Fabbrica della ex Gkn ha elaborato una proposta di legge regionale per la creazione di consorzi pubblici, attraverso i quali i comuni, la Regione, le università, i privati, le cooperative e i centri di ricerca possano intervenire sulle aree industriali. “Chiediamo che qualsiasi consigliere regionale la faccia propria, discutendone le modifiche se necessario – puntualizza Dario Salvetti – altrimenti proporremo di trasformarla in legge di iniziativa popolare”.

La mossa operaia, annunciata nelle pieghe della presentazione del Festival di letteratura Working Class che parte oggi – è naturalmente tesa a dare gambe alla reindustrializzazione del grande stabilimento di Campi Bisenzio: “La proposta è chiara – segnala infatti la Rsu – ed è quella di creare nella ex Gkn un condominio industriale per un polo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Un pezzo di questo progetto è già scritto: dal Collettivo di Fabbrica, dalla Soms Insorgiamo, dalle competenze solidali. Il resto lo deve scrivere l’intervento pubblico. Lo Stato e il governo gli strumenti li avrebbero, ma non c’è evidentemente né la capacità né la volontà di usarli. Allora la palla ricade sulla Regione Toscana, chiamata in questo contesto a tracciare la via”.

Come risponderà il governatore dem Giani, e soprattutto un Consiglio regionale egemonizzato dal Pd (20 consiglieri su 40), dove l’unica opposizione “progressista” è rappresentata dalle due consigliere pentastellate Galletti e Noferi mentre i due eletti renziani, pur numericamente irrilevanti, sono parte integrante della maggioranza di governo? Almeno a caldo non ci sono state reazioni. Per certo comunque una legge del genere, osservano gli operai, “metterebbe la Regione Toscana all’avanguardia nel processo di transizione ecologica del settore dell’automotive, da applicare non solo alla ex Gkn ma a molte altre situazioni di crisi”.

Crisi già certificate, dato il grande nulla del governo Meloni quanto a politiche industriali sull’automotive: emblematica la proporzione 55 miliardi a 0,95 (per giunta di soli incentivi) fra Germania e Italia. Quanto invece al singolo caso ex Gkn, anch’esso emblematico vista la marchiana illegalità che vede 180 dipendenti a tutti gli effetti di Qf senza stipendio da quasi quattro mesi – non hanno destato stupore le parole del sottosegretario Claudio Durigon in commissione lavoro della Camera, così come le ha riepilogate il deputato e segretario toscano dem Emiliano Fossi: “Durigon ha ammesso di non poter fare niente per salvaguardare i lavoratori ma ha cercato di addossare loro tutta la responsabilità, accusandoli di aver ‘occupato’ la fabbrica”.

Lucida, e onnicomprensiva, la risposta della Rsu: “Sugli 80mila metri quadri dello stabilimento aleggiano come avvoltoi potenziali logiche speculative. Il contesto della crisi della ex Gkn è quello dell’intero settore dell’automotive italiano: alla crisi di sovrapproduzione si somma il processo della ritirata della ex Fiat, oggi Stellantis. Dopo aver preso tonnellate di fondi pubblici, da tempo i vertici dell’automotive ‘italiano’ dismettono. E’ un meccanismo che abbiamo visto chiaramente anche a Campi Bisenzio e che funziona sempre allo stesso modo: la presenza di fondi finanziari e soggetti speculativi, e la deindustrializzazione che diventa un business. Un processo che negli ultimi tempi viene attribuito alla transizione ecologica, ma in verità non è quello l’obiettivo dei grandi gruppi finanziari e industriali. E la vicenda della ex Gkn lo dimostra, visto che un progetto industriale su produzioni ecologiche non è mai stato preso in considerazione”.