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L’anima militare di Cambridge Analytica

L’anima militare di Cambridge Analytica

Codici aperti I legami stretti tra un'impresa tecnologica che acquisisce dati e la difesa americana

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 1 aprile 2018

Nel libro The closed world (1996), Paul Eduards sostenne che le metafore del computer e del riflesso condizionato applicate alla mente furono al centro di un ripensamento della psicologia, e soprattutto di una riorganizzazione del concetto di intelligenza, dalla fine della Seconda guerra mondiale, cioè dalla nascita della Guerra Fredda.

Tali metafore consentirono la realizzazione del progetto – già proposto, ma su altre basi, dal behaviorista radicale B.F. Skinner – di costruire sistemi di ricompensa sociale come «l’estrema tecnologia del comportamento».

L’idea di consolidare il legame tra la mente e il calcolatore, tra la soggettività e i meccanismi del riflesso condizionato avrebbe permesso di sviluppare tecniche cognitive capaci di intervenire sul comportamento umano, che non era più descritto, in termini behavioristici, come una successione di esternalità comportamentali, ma come una serie di sequenze ordinate e modelli di azione che potevano all’occorrenza essere modificati.

Lo psicologo George Miller, protagonista di una nuova interpretazione dell’intelligenza, fornì una rappresentazione coerente della cognizione come processo basato sullo scambio di informazioni.

Il suo studio s’inscriveva nelle ricerche di cibernetica e riguardava la possibilità degli esseri umani di interagire con la macchina.

I sistemi cognitivi di Miller potevano essere usati per descrivere gli esseri umani, ma anche qualsiasi altro dispositivo capace di processare informazioni. Il contesto nel quale maturò questo lavoro fu sostenuto dai militari, alla ricerca di strumenti per gestire gerarchicamente i meccanismi di controllo e per far funzionare le catene di comando.

L’OBIETTIVO DEI MILITARI negli anni della Guerra Fredda era, inoltre, lo sviluppo di metodi psicologici per l’addestramento di soldati, concepiti come macchine efficienti, docili agli ordini.

Non stupisce, quindi, che la grande disponibilità di dati sulle convinzioni e i comportamenti delle persone offerta dai social network abbiano spinto gli ambienti militari dell’intelligence inglese e americana a usarli per sperimentare tecniche di anticipazione e manipolazione delle azioni umane.

È questo il secondo versante di riflessione che possiamo aprire sullo scandalo Cambridge Analytica, oltre a quello che riguarda l’accesso indebito ai dati di Facebook, che è stato ampiamente discusso sulla stampa nazionale e internazionale.

Lo scandalo riguarda la costruzione di psicografiche dei profili dei votanti nelle elezioni americane, da parte di Cambridge Analytica, profili che furono poi usati per orientare il voto americano in favore dei candidati di destra.

Non deve stupirci che Strategic Communication Laboratories Defence (Scl), l’azienda madre inglese di Cambridge Analytica si occupi di attività per la difesa americana che valgono milioni di dollari. Non sappiamo precisamente quali fossero gli incarichi di Scl per il Department of Defense.

UN DOCUMENTO DEL 2010 della National Defence Academy of Latvia, relativo alle attività Nato, citato in un articolo del 28 marzo scorso di Adam Ramsay, su Opendemocracy Uk, illustra il ruolo di Scl in Afghanistan.

Secondo questa fonte, la Scl avrebbe svolto operazioni massicce di acquisizione di dati qualitativi, attività che rendeva la Scl, unica tra i contractor militari americani, anche per il fatto di avere una branca che si occupava di scienze comportamentali, finanziata e supportata nell’ambito dell’accademia inglese.

In un articolo di Kenneth Vogel e Tarini Parti (su Politico.com 7 luglio 2015), si legge che Scl si occupava di campagne di disinformazione militare e targettizzazione dei votanti per conto di governi, gruppi politici e aziende, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Solo nel 2014 Cambridge Analytica è entrata nell’arena americana prima a supporto di Ted Cruz nelle primarie, e poi di Donald Trump, immaginando di poter svolgere in patria le stesse attività esercitate all’estero.

UNO DEI GRANDI finanziatori di Cambridge Analytica è Robert Mercer, scienziato informatico, studioso d’intelligenza artificiale, successivamente manager di un hedge fund newyorkese di successo; ultimamente le sue simpatie di destra lo hanno spinto ad aiutare Nigel Farage nel progetto della Brexit, mettendogli a disposizione le sue competenze in data analytics.

CAMBRIDGE ANALYTICA non è altro che il braccio operativo civile di un contractor militare americano, specializzato in acquisizione dati legati alle scienze del comportamento. Secondo le audizioni del whistleblower Christopher Wylie, Cambridge Analytica ha avuto contatti anche con Palantir, un’azienda di proprietà di Peter Thiel, imprenditore internet di destra, cofondatore di Paypal con Elon Musk.

Palantir è tra i contractor della difesa americana, finanziata dal venture capital della Cia, e ha diverse commesse legate alla sicurezza pubblica.

Secondo la giornalista Carole Cadwalladr, a suggerire di coinvolgere Palantir nelle operazioni elettorali di Cambridge Analytica fu Sophie Schmidt, figlia di Eric Schmidt all’epoca Ceo di Google, che però ha minacciato di denunciarla, per aver riportato questa informazione, secondo lui infondata.

UNO DEI PROTAGONISTI dello scandalo Cambridge Analytica è lo studioso inglese Aleksandr Kogan, che ha lavorato nell’ambito della psicologia positiva e si è occupato di felicità, gentilezza e amore, con il supporto del Well Being Institute dell’università di Cambridge. Fondò la Global Science Research che ebbe l’incarico dalla Scl di mappare la personalità degli elettori attraverso l’acquisizione di dati da Facebook.

Per farlo costruì una app chiamata thisisyourdigitallife, una nuova versione di un test mypersonality messo a punto da due altri studiosi di psicologia positiva dello Psicometric Centre di Cambridge, Michael Kosinski e David Stillwell, illustrato in un articolo del 2012.

I due, però, non trovarono un accordo commerciale con Cambridge Analytica per cedere i dati. Il test di Kogan raccolse 270mila profili di utenti Facebook, con tutte le loro attività online. Queste persone avevano acconsentito a cedere i propri dati per scopi scientifici, ma l’obiettivo era realizzare una comunicazione mirata a modificare l’orientamento di voto delle persone più incerte e fragili.

Inoltre secondo Wylie, Kogan raccolse anche i dati di tutti gli amici di chi aveva partecipato al test, senza il loro consenso.

La costruzione delle psicografiche degli elettori si basa sull’assunto che sia possibile prevedere e manipolare i comportamenti delle persone attraverso le informazioni raccolte sul loro digital footprint (l’impronta digitale).

In un video pubblicato su Youtube e mai sconfessato, Alexander Nix, all’epoca Ceo di Cambridge Analytica, affermava di poter personalizzare il messaggio elettorale attraverso un mix tra componenti psicografiche e demografiche (incluse quelle geografiche).

La tesi dell’intervento era che, con l’avvento dei Big Data, prima del messaggio contava la caratterizzazione psicologica, demografica e sociografica degli utenti della rete per fornire loro la comunicazione più personale, adatta e convincente.

L’impressione è che si tratti dell’esito estremo delle tesi di Paul Eduards sulla tecnologia nella Guerra Fredda:

  1. la manipolazione delle personalità avviene attraverso un ambiente comunicativo, come se le credenze e le azioni si potessero spiegare alla stregua di fenomeni di riflesso condizionato;
  2. l’adozione della metafora della mente come computer rende possibile trasformare le convinzioni delle persone riprogrammando la «macchina», come faremmo per un nuovo e più efficace algoritmo per interpretare dei dati.

Insomma questo mix tra contractor militari privati, imprese tecnologiche (incluse quelle dell’alta finanza) e propaganda elettorale ci richiama alla mente il progetto di macchinizzare l’individuo per renderlo ubbidiente alla volontà del sistema (ai fini dell’addestramento militare).

La psicologia positiva e gli studi sul benessere sarebbero il veicolo per studiare i metodi di manipolazione più efficienti, anche attraverso i risultati della psicologia della decisione.

IL RISCHIO DI QUESTA VISIONE manipolatoria degli elettori e distruttiva per la democrazia è che si tratti di un effetto da apprendisti stregoni. Se davvero le persone fossero malleabili cognitivamente come s’ipotizza dalla cibernetica in poi, i contractor militari americani non sarebbero gli unici a poter intervenire.

Sarebbe meglio sostenere lo spirito critico dei cittadini investendo in formazione, invece di cercare di imbonirli con l’assunto dell’automatismo dei processi cognitivi e psicologici.

Usare i metodi della propaganda di guerra in casa può far venire strane idee ai nemici. È emblematico il caso Scl che si attiva prima nei paesi in via di sviluppo e poi in Uk e Usa.

Il tema è impellente, considerando che i dati personali sono facilmente accessibili a chiunque anche senza il nostro consenso o quello delle piattaforme.

Fonti

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