Non si fermano i metalmeccanici. Sciopero dopo sciopero, va avanti il loro giro d’Italia di presidi davanti alle fabbriche, manifestazioni di piazza, e incontri con gli enti locali. Per far conoscere la situazione e allargare il campo dei sostenitori, con l’obiettivo finale di convincere Federmeccanica e Assistal a tornare a trattare. “Di fronte alla volontà di cancellare il contratto nazionale e mettere in competizione i singoli lavoratori – sintetizza Maurizio Landini sotto la Prefettura di Firenze – c’è l’unità della categoria, e la volontà di arrivare a un contratto vero”.
Dopo gli scioperi dei giorni scorsi a Genova, Perugia, Vicenza, Pistoia, Legnano e in Bassa Valsugana, ieri lo stop ha toccato la provincia di Firenze, con le tradizionali alte adesioni, in media il 75%. Oggi tocca a Lecco, Osimo, Castelfidardo e Verona; domani Cremona, Padova e Roma, giovedì Ancona e venerdì Lucca. “Stiamo lottando per conservare le regole minime di come si sta sul posto di lavoro”, ben spiega Daniele Materazzi della Uilm. Gli fa eco Alessandro Beccastrini della Fim Cisl: “Senza un contratto vero, avremmo gravi disfunzioni dei diritti minimi dei lavoratori”. Perché la proposta padronale esclude il 95% dei metalmeccanici dagli aumenti salariali del contratto nazionale; incrementa gli orari di lavoro; taglia i diritti e le tutele alle nuove forme di lavoro, e ai lavoratori degli appalti.
Come d’abitudine, Maurizio Landini è chiaro: “Se non si sblocca la trattativa vuol dire che le imprese si assumono la responsabilità di aprire un conflitto molto forte nel paese. Non fare il contratto nazionale del settore che produce più ricchezza, ed è il più importante, vuol dire usare questa crisi per far saltare i diritti e abbassare ulteriormente le tutele del lavoro. Per questo usciamo dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro in tutte le città, informando le istituzioni e le forze politiche di quello che sta succedendo”.
C’è tempo anche per guardare alle mosse del governo Renzi: “Ha già fatto dei disastri consistenti: penso al jobs act, al fatto che i lavoratori oggi sono licenziabili, e che oggi ci sono meno tutele e meno ammortizzatori sociali. Ma non è che il governo è stato distratto – aggiunge Landini – ha semplicemente scelto di stare dalla parte delle imprese, di stare contro i diritti delle persone che lavorano”. Concetti ribaditi davanti all’assessore regionale Gianfranco Simoncini, e ai colleghi di Firenze, Calenzano, Sesto Fiorentino, Scandicci, Figline Incisa, San Casciano, Borgo San Lorenzo, Greve in Chianti, Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa.
“Siamo a sedici ore di sciopero in tre mesi – evidenziano Fim, Fiom e Uilm fiorentine – e se Federmeccanica non cambierà idea siamo pronti ad andare avanti, rafforzando le mobilitazioni a settembre”. Uno stato di cose che preoccupa, fra i tanti, anche Enrico Rossi: “E’ urgente arrivare a un accordo che salvaguardi la funzione del contratto nazionale, sia per la tutela dei diritti dei lavoratori, sia per i livelli minimi salariali uniformi in tutto il paese. Ed è importante che l’accordo arrivi presto, evitando tensioni sociali che possono indebolire un settore strategico per il paese”. Mentre Simoncini apprezza le proposte sindacali sulla formazione, sulla sanità integrativa per i metalmeccanici, e sulla regolamentazione degli appalti: “Un accordo sul contratto nazionale – osserva a sua volta – e il conseguente allentamento della tensione, possono dare una mano alla ripresa”.