Spero abbiate tutti letto ieri le ultime corrispondenze dei nostri Anna Maria Merlo da Parigi e Sebastiano Canetta da Berlino. Ci hanno raccontato nei dettagli quante e quali sono le opposizioni – molte di più delle tradizionalmente ecologiste.

Parliamo delle opposizioni alla proposta che – dopo averla annunciata, tanto per farci gli auguri di buon anno, il 1° gennaio scorso – la Commissione Europea ha formalmente riconfermato ieri a Bruxelles.Vuol dire che alla pessima notizia sulla nuova tassonomia (nucleare e gas finanziati perché considerati “rinnovabili”) , se ne aggiunge una di segno opposto: si è aperto un confronto dal quale forse la Terra, e noi con lei, può uscire vittoriosa. Dalla nostra abbiamo oltre a sei governi e molte forze politiche, le più autorevoli commissioni di esperti, ivi compresa quella ufficialmente consigliera della Commissione europea. Abbiamo soprattutto il buon senso. Basta guardare le due date indicate nella proposta che bastano a dimostrare la sua insensatezza: il 2045 e il 2030.

La prima riguarda l’anno fino al quale è possibile costruire con soldi pubblici centrali nucleari e la seconda invece è la scadenza per quelle a gas. Calcolando 20/25 anni di esercizio di queste centrali, consapevoli che solo per costruirne una ci vogliono più di dieci anni e che per garantire che sia già individuata la località dove dovranno esser smaltite le scorie (per ora ogni regione del mondo ha già annunciato barricate ove fossero prescelte) si deduce che arriviamo alla fine del secolo.

Per quanto riguarda il gas, come si potrà rispettare la scadenza concordata per la totale decarbonizzazione dell’Europa se fino al 2030 si potranno ottenere finanziamenti per fare nuove centrali c.d. transitorie? Quando e come si faranno le famose buche dove sotterrare il Co2? Se l’Europa, cioè l’avanguardia della lotta ai cambiamenti climatici, va in questa direzione, contenere l’aumento della temperatura del pianeta in un grado e mezzo sarà impossibile.

É dunque più che fondato il sospetto che si stia transitando verso l’inferno non verso l’agognata riappacificazione con la natura. Adesso abbiamo comunque circa 6 mesi per provare a vincere: 4 perché si formalizzino le posizioni dei 27 governi, 2 perché ne discuta e decida il Parlamento Europeo. Se riusciremo a far capire la portata di cosa è in ballo, potremmo farcela.

È qui in Italia che la partita appare molto più difficile da giocare, visto che fino ad ora Italia non solo non si è unita ai sei paesi che fin dall’inizio si sono opposti, ma ha,al contrario, pensato bene di inviare un documento per chiedere norme ancora più permissive per il gas. A nome di chi? Del Governo? Senza discuterlo e informare il parlamento?

Ieri, dopo che la Commissione europea ha approvato la proposta su gas e nucleare, Lega, Forza Italia e Italia Viva l’hanno subito condivisa e invece, sia pure in maniera molto meno esplicita, Pd e 5Stelle l’hanno respinta. Sappiamo che il nostro presidente del consiglio Draghi non ha più intenzione di mediare le posizioni spesso contrapposte delle forze che compongono la sua eterogenea maggioranza. In effetti sulla decisione della commissione europea non è possibile alcun compromesso, ma occorre che almeno venga detto da che parte sta il nostro governo.

Se è vero che Pd e 5stelle sono davvero contrari, lo dicano a voce alta e premano perché la questione venga messa all’ordine del giorno del governo e successivamente del parlamento. In gioco c’è il futuro del paese e la sua capacità di lottare contro i cambiamenti climatici, un argomento che merita una discussione approfondita e trasparente.

Proprio per l’importanza della decisione questa volta però non si può essere solo spettatori della partita come inevitabilmente è stato per l’elezione del presidente della repubblica. É indispensabile far crescere la protesta dai territori e, perché sia efficace, animare una vasta campagna di informazione affinché. i cittadini non siano sommersi e disorientati da una valanga di vere e proprie bugie come forse mai prima d’ora.

A questo scopo può aiutare fra gli altri analoghi documenti la lettera aperta inviata dalla Task Force Natura e lavoro al primo ministro Draghi e al ministro della transizione Cingolani. Si tratta di un documento assai dettagliato messo a punto dagli ingegneri Butera,Naso e Sorotkin e lo potete trovare nella rubrica Attenti ai dinosauri del Manifesto on line.

E poi partecipate in tanti alle iniziative che un vasto arco associativo ha convocato per sabato 12 Febbraio.