Caltanissetta i colori del paesaggio sono da brivido. Non piove da mesi, è tutto secco. Per avere un po’ d’acqua gli allevatori pagano 250 euro ad autobotte ma le risorse finiscono in un attimo; il foraggio non si trova, si aspetta che arrivino i carichi acquistati dal governo Schifani ma ci vorrà del tempo, gli aiuti della Coldiretti si esauriscono immediatamente.

«Siamo abituati a fare sacrifici e a cavarcela da soli, ma questa situazione è difficilissima», dice Luca Cammarata, piccolo allevatore. Da queste parti servono 5-6 mila litri di acqua al giorno. «Il consorzio eroga ogni due settimane, chi è più vicino alla condotta prende un po’ più risorse, chi è più distante è nei guai – racconta – Ci sentiamo più volte al giorno per capire se dobbiamo continuare a comprare autobotti, ma anche quando lo facciamo non sappiamo mai quando arriveranno».

Ci sono aziende dove le autocisterne e i camion di fieno non riescono ad arrivare perché le strade non lo consentono. «L’acqua e il foraggio servono oggi, non possiamo più aspettare e domani sarà troppo tardi. Saremo costretti ad abbattere i nostri capi di bestiame e a licenziare i collaboratori», si disperano questi piccoli imprenditori.

A PETRALIA SOPRANA, cento km da Palermo con poco meno di 3 mila abitanti, il Comune ha trovato in una zona rurale nuove fonti di approvvigionamento di acqua non potabile per aiutare gli allevatori. «Siamo ogni giorno alla ricerca di soluzioni per garantire a tutti un bene indispensabile, come l’acqua», dice il sindaco Pietro Macaluso che con diverse ordinanze e raccomandazioni ha ordinato il divieto assoluto a di utilizzo dell’acqua potabile per uso diverso da quello domestico, oltre a chiudere fontane e abbeveratoi. Come lui hanno fatto molti degli altri 390 sindaci dell’Isola.

ACCORATO L’APPELLO lanciato qualche giorno fa dai centri di dialisi alla Regione. Per ognuno dei 4 mila pazienti sotto trattamento nelle 81 strutture dell’Isola, servono 1.500 litri di acqua a seduta. E in molti Comuni l’acqua viene erogata ogni quindici giorni.

Ad Alcamo, in provincia di Trapani, per nove giorni i rubinetti rimangono a secco. I centri, è stato il grido d’allarme dell’Associazione Dialisi Sicilia, stanno esaurendo gli accumuli e acquistano autobotti con costi che aumentano di giorno in giorno.

La cabina di regia per la siccità, messa in piedi da Schifani, sta cercando di tamponare come può per affrontare un problema strutturale di cui nessun governo dal dopoguerra a oggi s’è occupato in maniera seria. Ha chiesto all’Unione europea di riconoscere le condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali a tutto il territorio della Sicilia sulla base di una documentazione che evidenzia la riduzione delle risorse idriche negli invasi e un contesto generale che pone la Sicilia in “zona rossa” per carenza di acqua al pari di Marocco e Algeria. Per il comparto agricolo e zootecnico quest’anno si stima una perdita pari in media al 50% della produzione nello scenario di “improbabili precipitazioni estive” e del 75% se queste non dovessero verificarsi. Grano, cereali e foraggi, segnala la Coldiretti, fanno registrare un calo con punte del 100%.

DAL PRIMO SETTEMBRE dell’anno scorso il deficit di pioggia ha toccato circa i 300 millimetri. I 453 millimetri d’acqua caduti sull’Isola negli scorsi 12 mesi sono di poco superiori alla “cumulata” registrata durante la grande siccità del 2022. A Catania in 12 mesi sono caduti 240 millimetri di pioggia, corrispondenti al 40% della norma, allineando la città ai livelli di alcune zone aride del Marocco o della Libia. Nella zona dell’Etna, dove normalmente piove molto, nell’ultimo anno sono mancati all’appello ben 1.145 millimetri di pioggia. I bacini trattengono ormai meno di 300 milioni di metri cubi d’acqua.

PREOCCUPANTE L’ALLARME lanciato dall’Anbi, secondo cui l’autorità di bacino della Regione avrebbe messo all’ordine del giorno «la ripresa dei prelievi idrici da pozzi contaminati da nitrati», previa depurazione delle acque prima del loro utilizzo. «Ciò – per l’associazione – potrà interessare soprattutto le zone turistiche, dove sono attesi oltre 10 milioni di ospiti nel periodo di alta stagione».

La Regione però ha smentito. Anche se si registrano centinaia di disdette da parte dei turisti in fuga dalla valle dei Templi e dalle zone balneari limitrofe dove l’acqua arriva col contagocce nei b&b. Dei 288,95 milioni di metri cubi di acqua presente nelle 29 dighe dell’Isola a fine maggio, quella realmente disponibile nei bacini (dalla capacità già ridotta dall’incuria per la grande presenza di sedime sui fondali) è stata poco più della metà (154,23 milioni di metri cubi), dovendo sottrarre i volumi destinati alla sopravvivenza dell’ittiofauna, quelli di sicurezza dell’invaso e quelli destinati a un’accelerata evaporazione.

Alle pendici dell’Etna l’abbassamento della falda è stimabile in 20 metri, quella di Fiumefreddo, da cui dipende l’approvvigionamento idrico del 70% della città di Messina, si è ridotta di almeno 15 metri. «Quanto si sta registrando in Sicilia – sostiene il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi – ha caratteristiche peggiori delle scorse grandi siccità del Nord».