A undici anni dal suo primo comizio a piazza San Giovanni contro il ricatto di Marchionne a Pomigliano, Maurizio Landini si presenta per la prima volta in giacca scura e cravatta rossa. L’assalto squadrista alla sede della Cgil di una settimana fa è uno spartiacque che grazie a una risposta storica di partecipazione – 200mila persone con le vie limitrofe piene di persone – porta Landini a tentare di aprire una fase nuova di protagonismo sindacale.

«QUESTA BELLISSIMA PIAZZA parla a tutto il paese – esordisce nel suo comizio conclusivo tra le urla «Maurizio, Maurizio» – questa di oggi non è solo una risposta allo squadrismo fascista perché questa piazza rappresenta l’Italia che vuole cambiare. Essere antifascisti non vuol dire essere contro qualcuno, significa che si è per la Costituzione nata dalla Resistenza».

Arriva quindi subito la richiesta al governo: «Con Cisl e Uil chiediamo che accolga la nostra sfida. L’assalto non è stato solo contro la Cgil ma contro il sindacato e il mondo del lavoro. Noi vogliamo che l’occasione irripetibile del Pnrr porti all’obiettivo di piena e buona occupazione. Ci hanno attaccato per questo. Questa piazza tranquilla è forte è la sconfitta di chi pensava che con un atto di violenza si potesse tornare indietro. Ora la Costituzione sia la stella polare della ricostruzione del paese: il governo e tutte le forze politiche sciolgano le organizzazioni neofasciste. Questa piazza chiede atti concreti, non chiacchiere», attacca Landini. Vedremo mercoledì in senato, quando il parlamento discuterà le mozioni in proposito, il segretario Cgil sarà ascoltato.

La riflessione su cos’è stato il fascismo – «violenza e regime di massa, con idee che diventano idea del capo che tutti devono seguire» – porta Landini a dire che «l’antifascismo oggi non può che essere estendere la conoscenza e la partecipazione». Senza dimenticare Giulio Regeni – «vogliamo verità» – e citando la solidarietà avuta da mezzo mondo, Landini propone: «costruiamo una moderna rete antifascista che parta dall’idea che la democrazia non si esporta con la guerra ma con lavoro e diritti».

«MAI PIÙ FASCISMI» HA PERÒ una «piattaforma propositiva» che guarda all’oggi del lavoro in Italia. «L’80% dei nuovi 500 mila posti che sono precari», «la nuova Alitalia che usa soldi pubblici per tagliare i salari e togliere il contratto nazionale», «le tante delocalizzazioni da Gkn, Gianetti, Whirlpool su cui il governo deve intervenire subito», che lo portano a chiedere di «non passare dalla pandemia del vaccino alla pandemia salariale»: «serve rinnovare i contratti e riformare il fisco per aumentare il netto in busta paga e nelle pensioni».

LA CHIUSURA INASPETTATA del comizio di Landini – «Dedichiamo questa giornata ai giovani perché vivano in un paese migliore, senza guerre e senza fascismo» è legata a un aneddoto personale. «Ieri ero a Pescara a parlare con gli studenti del premio Federico Caffè, una ragazza mi ha chiesto: “Tu parli dell’esigenza che le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare non siano messe le une contro le altre ma a noi insegnano tutti i giorni il contrario, a competere”. Sul momento le ho risposto rilanciando l’idea di solidarietà ma riflettendoci meglio ho capito quanto sia stato nocivo far passare l’idea che la società non esiste, esistono solo gli individui. Così come l’idea di proprietà, quella usata dai maschi che considerano così le donne e fanno loro violenza».

A COMINCIARE INUSUALMENTE in perfetto orario – le 14 – la manifestazione era stato il segretario Cisl Luigi Sbarra, esordiente a San Giovanni, che alla destra critica sulla scelta del sabato pre-elettorale per la manifestazione aveva ricordato come «il sindacato scese in piazza il giorno del sequestro di Aldo Moro» e stigmatizzato come «sia grave che divisioni nella maggioranza non abbiano ancora portato allo scioglimento delle formazioni neofasciste». La Cisl ribadisce poi come l’obiettivo del sindacato confederale rimanga lo stesso chiesto da mesi: «Il vaccino deve diventare dovere legale» mentre rimane immutata, come da tradizione cislina, l’invito al governo «per una nuova prospettiva di incontro sulla governance del Pnrr». «Non fermiamoci, senza paura», ha concluso Sbarra.

L’onore del palco è poi toccato a Silvia, giovane infermiera al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto I a Roma e delegata Fp Cgil presente durante il secondo raid di sabato scorso dei No Vax. «Noi siamo la prima linea che ha affrontato il Covid – esordisce emozionata – , ci chiamavano eroi e poi ci hanno dimenticato. La notte del 9 ottobre siamo stati costretti a barricarci dietro una porta taglia fuoco per difendere i nostri pazienti. Una violenza senza precedenti, vergognatevi!», urla tra gli applausi. Il suo appello alla vaccinazione è il modo migliore per chiudere le falsità su Cgil, Cisl e Uil vicine alle posizioni No Vax.

CONCETTO RIBADITO subito dopo dal leader Uil Pierpaolo Bombardieri, anche lui al primo comizio nella storica piazza del sindacato e della sinistra. «Siete in mala fede: sostenevamo i vaccini già all’inizio della pandemia e chiediamo che siano tolti i brevetti». Molto efficace la risposta a Calenda che ieri non è venuto in piazza perché nella piattaforma della manifestazione si citava anche l’abbassamento dell’età pensionabile. «Ho letto di qualcuno che ci ha accusato di non parlare solo di fascismo. Allora non avete capito: questa è la piazza del sindacalismo unitario! Non riuscirete a intimorirci». Al governo l’affondo più forte è sulle crisi aziendali: «Dov’è finito il decreto contro le delocalizzazioni? Si è perso in un sottoscala del Mise? Tiratelo fuori subito», ha tuonato Bombardieri. Per concludere con un monito impegnativo: «Da oggi parte la nuova resistenza».

Dopo un’altra delegata, Maria Cristina, lavoratrice di quella Carrefour che vuole licenziare 700 addetti nonostante i guadagni durante la pandemia, prima di Landini ha parlato Luca Visentini, segretario della confederazione dei sindacati europei, la Ces. «Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, quello di sabato è stato un attacco fascista e squadrista. La crisi economica ha portato i populisti al governo, in parecchi paesi europei hanno dimostrato di essere dei neoliberisti autoritari al servizio delle grandi imprese con taglio di welfare, salari e diritti. Queste destre sono i fascisti del nuovo millennio. Noi come sindacati abbiamo la possibilità di comprendere i bisogni delle persone e proporre all’Ue soluzioni credibili», ha chiuso Visentini.

NON CI POTEVA ESSERE chiusura più bella di “Bella Ciao” cantata a squarciagola con Landini che vuole al suo fianco Sbarra e Bombardieri. L’Italia del lavoro ha dato un segnale: «Mai più fascismi». Tocca alla politica raccoglierlo.