La ritirata di Israele su «October Rain» ieri era su tutti i media israeliani, assieme alle polemiche sollevate da chi critica la decisione della tv pubblica Kan di portare il paese all’Eurovision Song Contest con un brano dal contenuto oltremodo politico, quindi inaccettabile per le regole dell’Eurovisione.

«Il buon senso avrebbe dovuto evitare fin dall’inizio questa telenovela invece di arrivare a questo imbarazzante risultato», scrive Einav Schiff su Ynet. Israele che aveva minacciato di ritirarsi dall’Eurovision di fronte al veto (non ufficiale) degli organizzatori dell’evento alla canzone portata in gara da Eden Golan, alla fine ha ceduto.

Su sollecitazione del capo dello stato Isaac Herzog – che ha detto di volere Israele ovunque «in questo momento delicato per il paese» – gli autori di «October Rain» hanno accettato di modificare il testo.

Ponendosi più come una militare che una cantante, Eden Golan si preparava a presentare nella città svedese di Malmö dal 7 all’11 maggio un pezzo che faceva aperto riferimento all’attacco di Hamas del 7 ottobre al sud di Israele. Forte l’imbarazzo nell’Uer che ha fatto sapere di essere «in fase di esame del testo» e suggerito una via d’uscita: «se una canzone è ritenuta inaccettabile per qualsiasi motivo, le emittenti tv hanno la possibilità di presentare una nuova canzone o un nuovo testo».

Da qui la retromarcia di Kan tv con la decisione di presentare un testo non politico. La nuova canzone, che avrà un titolo diverso, «Hurricane», ma la stessa melodia di «October Rain», parla di una donna che emerge da una crisi personale. L’Uer, nel frattempo, ha respinto le richieste, giunte da più parti, di escludere Israele dalla competizione a causa dell’offensiva militare distruttiva che porta avanti da quasi cinque mesi a Gaza, in cui sono stati uccisi oltre 30mila palestinesi, in maggioranza donne e minori, e un milione e mezzo di civili sono sfollati.

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L’Eurovision Song Contest è una manifestazione canora un po’ pacchiana, snobbata dalle star internazionali. Fatta eccezione per i mitici Abba e pochi altri, raramente ha fatto emergere artisti di talento e di grande successo.

Invece per alcuni paesi, tra cui l’Azerbaijan, l’Ucraina dopo il 2022 e Israele, invece deve avere anche altri scopi.

Per lo Stato ebraico è una occasione d’oro per promuovere la sua immagine all’estero. Gli artisti israeliani che vi partecipano non mancano di esprimere tutte le volte che possono l’orgoglio nazionale ricevendo al loro rientro a Tel Aviv l’elogio dei leader politici.

Quando Israele arriva primo – è successo quattro volte – il risultato per l’opinione pubblica ha il sapore di «un’altra battaglia vinta».

Nel 1998 la vittoria andò alla cantante israeliana transgender Dana International e il premier Netanyahu, al primo dei suoi tanti mandati, definì il successo «un regalo bellissimo per i 50 anni della nascita di Israele».

Quest’anno una vittoria o un piazzamento ai primi posti della classifica di Eden Golan per molti israeliani sarà una indicazione del sostegno internazionale all’offensiva militare contro i palestinesi.