Stop alla manifestazione di Casapound contro il governo Draghi prevista per sabato a Roma. Dalla Questura la decisione per «scongiurare ripercussioni all’ordine pubblico».

Non ci sarà il sit- in dei «fascisti del terzo millennio» davanti a Santa Maria Maggiore, ma i leader di CasaPound già si stanno organizzando per manifestare (senza autorizzazione) sotto la sede occupata di via Napoleone III, che dovrebbe essere sgomberata da tempo immemorabile.

Tra le ragioni che hanno portato al divieto, la concomitante manifestazione dell’Anpi nella vicinissima piazza dell’Equilino: l’associazione partigiana ha organizzato una iniziativa in ricordo delle vittime del terrorismo neofascista (è l’anniversario della strage di Brescia) e per chiedere, ancora una volta, lo scioglimento delle organizzazioni di estrema destra.

Per la Questura alla manifestazione Anpi potrebbero confluire militanti di estrema sinistra e dei centri sociali: troppo alto quindi il rischio di contatti, di «forti tensioni» e «scontri». Ma non c’è solo questa motivazione: secondo la Questura c’era il rischio che i militanti di CasaPound organizzassero un corteo non autorizzato con problemi per l’ordine pubblico.

E poi ci sono le minacce rivolte via social a un cronista di Repubblica e il recente ricordo degli incidenti dello scorso gennaio, quando- in occasione dello sgombero del Circolo futurista legato a CasaPound nella periferia di Casal Bertone- gli scontri portarono al ferimento di agente di polizia. Infine, tra le ragioni dello stop anche la tutela della basilica di Santa Maria Maggiore.

Il Pd plaude alla decisione della Questura: «Avevo già espresso la mia posizione contraria nella riunione del Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza Pubblica. Roma è e sarà sempre antifascista», dice il sindaco Gualtieri.

Così anche il deputato dem Andrea Casu: «Grazie al Questore per aver raccolto l’appello rivolto da tutte le forze democratiche. Chi incita all’odio e calpesta la Costituzione non deve marciare nella Capitale». «Decisione ineccepibile», secondo Carlo Calenda.

Per CasaPound si tratta di un «divieto gravissimo» e di un «pericoloso precedente». La decisione, accusano, è dovuta alle «pressioni del Pd». «Non possiamo certo fare passi indietro – annunciano su Twitter – . Spostiamo l’appuntamento sotto la nostra sede di via Napoleone III».