Anche se in Toscana è stato chiamato alle urne meno del 10% dell’elettorato, in 26 comuni di cui uno solo – Grosseto – con lo status di capoluogo provinciale, c’è stata comunque un’elezione dal profondo valore simbolico per il Pd: quella di Sesto Fiorentino, 50mila abitanti incollati a Firenze ma con una tradizione secolare di municipio socialista prima, comunista e post comunista poi. Dove il Pci-Pds-Ds-Pd non è stato mai costretto al ballottaggio.

Che ora ci sarà sicuramente, in una giornata che potrebbe segnare un’epoca, con i due candidati di sinistra che il 21 giugno potrebbero travolgere un indebolitissimo Pd.

Qui venerdì notte Matteo Renzi era venuto di persona, in una città che il quotidiano di casa, La Nazione, aveva fotografato come «blindata fin dal pomeriggio, con strade chiuse e impressionanti misure di sicurezza», per sostenere l’ex vicesindaco e ora candidato Lorenzo Zambini.

Effetto diretto del defenestramento, l’estate scorsa, di Sara Biagiotti, socia fondatrice del cosiddetto «giglio magico» ma travolta da una ribellione interna al gran partito tricolore, nelle pieghe dello scontro politico sul nuovo aeroporto intercontinentale che la coppia Renzi & Carrai vuole costruire nella già martoriata Piana fiorentina.

In tandem con un’altra, più che discussa grande opera, l’inceneritore di Case Passerini, oggi particolarmente contestato dalle combattive, e convincenti «Mamme no inceneritore».

Alla mezzanotte l’unico dato certo era quello dell’affluenza, salita al 63,3% rispetto al malinconico, e per Sesto desueto, 51,5% delle regionali 2015, e comunque inferiore di dieci punti percentuali alle elezioni comunali del 2014.

Quelle in cui Sara Biagiotti aveva conquistato il municipio con il 56,7%, la «sinistra minoritaria» di Sesto bene comune aveva preso il 18,2%, il M5S l’8,5%, e le briciole restanti erano andate alle destre divise fra loro.

Questa volta invece tutti gli exit poll davano per assai probabile il ballottaggio. Che ci sarà: quando è stato spogliato il 30% delle schede Zambini e il Pd sono al 33%. Mentre Lorenzo Falchi, 36 anni, di Sinistra italiana, supera il 27%. A ruota Maurizio Quercioli per Sesto bene comune, Rifondazione, Possibile e Alternativa libera, con il 20%.

Soprattutto Falchi e Quercioli hanno due punti fermi nel loro programma: il doppio no all’inceneritore e all’aeroporto.