L’energia della bugia, della finzione – le verità più recondite emanate dal falso, dall’artefatto; Nietzsche, poi Heidegger la chiamavano «poesia»: il finto, foss’anche barocco, l’evocazione di mondi, infraregni di fantasia – è il motore di Mediterranean Fever di Maha Haj, film palestinese in sala da oggi che però ha poco di palestinese, di quello che uno si aspetterebbe da un film palestinese, cioè storie di terre e libertà, di popoli invasi e resistenti di fronte al prepotente. O meglio, c’è tutto questo nel film di Haj (regista di rara intelligenza), ma – sulla via di Suleiman – dissimulato nell’artefatto (e...