Un copione consolidato: in caso di difficoltà, per cercare di uscirne bene, bisogna buttarla in confusione. E magari trovare un altro caso su cui azzuffarsi per spostare l’attenzione altrove. È così che la destra sta provando a chiudere le polemiche su Telemeloni, cioè l’occupazione manu militari della televisione pubblica, tra dirigenti più realisti del re, ingerenze di varia natura e vere e proprie censure, come i recenti casi Scurati e Terranova, i cui testi (richiesti dal programma Chesarà… di Raitre, redatti dagli scrittori e poi cassati per «motivi editoriali»).

IL FUOCO DI SBARRAMENTO della destra, nella pratica, al momento consiste nell’aver stoppato al volo l’audizione in commissione di vigilanza del direttore degli Approfondimenti Paolo Corsini e della conduttrice Serena Bortone. La proposta era stata avanzata da Stefano Graziano del Pd, ma la maggioranza ha votato contro e dunque non se ne farà nulla: l’8 maggio, come previsto da prima dell’esplosione del caso Scurati, saranno ascoltati solo i vertici aziendali. Poi c’è stata anche la creazione, praticamente dal nulla, di un altro caso, sollevato sempre in vigilanza dalla deputata di FdI Augusta Montaruli.

La redazione consiglia:
«Tele Meloni» sotto la lente della Commissione Ue

Durante la trasmissione Radio anch’io di Radiouno, il conduttore Giorgio Zanchini ha cominciato la sua intervista alla senatrice (sempre di FdI) Ester Mieli chiedendole, di certo in maniera troppo sbrigativa, se fosse ebrea. Il tema della discussione riguardava le proteste delle università per quello che sta accadendo a Gaza, e a Mieli, peraltro autrice del libro «Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa», era stato domandato di commentare delle affermazioni di una studentessa torinese sulle affinità e le differenze tra antisemitismo e antisionismo. Zanchini, in precedenza, aveva fatto presente alla studentessa che alcune delle sue osservazioni si avvicinavamo pericolosamente all’antisemitismo. Questa evidenza, va da sé, non è bastata a spegnere sul nascere una polemica che poi è stata cavalcata da tutta la destra italiana. «Con la mia domanda avevo l’intenzione di far emergere un clima ostile agli ebrei e quindi di portarle la mia solidarietà – questa la spiegazione di Zanchini -. L’esatto opposto di quello che sta emergendo». L’amministratore delegato della Rai Roberto Segio, comunque, ha telefonato a Mieli per esprimerle la sua vicinanza, mentre il direttore di Radiouno Francesco Pionati «ha inviato una lettera a Zanchini chiedendogli di scusarsi con gli ascoltatori di Radio 1 e la senatrice Mieli per la domanda», come recita una nota diffusa proprio dalla Rai.

A COMPLETARE l’ennesima giornata di ordinaria follia della televisione pubblica, infine, è uscita anche la notizia di una telefonata di rimostranze del premier albanese Edi Rama a Corsini. L’oggetto dell’arrabbiatura era la puntata di Report andata in onda domenica scorsa sui costi esorbitanti (e maggiori del preventivato) dell’accordo sui migranti tra Italia e Albania. Secondo Rama il servizio in questione «è una calunnia», anche perché non sarebbe stata tenuta in debita considerazione l’intervista pure realizzata al suo segretario, Engjell Agaci. Seguirà querela. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci precisa: «Agaci ha confermato quello che abbiamo detto nei fatti. Nella mail di risposta di Agaci, a cui avevamo chiesto conto di alcuni fatti, lui ha confermato di essere stato il legale di alcuni narcotrafficanti e di aver contribuito, da quando è diventato consulente giuridico di Rama, alla realizzazione del protocollo. Del resto la versione che è stato utilizzato per una consulenza l’ha data il generale Lisi direttamente ai nostri microfoni. Tutto quello che abbiamo detto è sulle carte ed è da fonte documentale».