Alessandra Annoni, associata di diritto internazionale all’Università di Ferrara, i crimini citati dal procuratore Khan sono relativi all’attacco di Hamas del 7 ottobre e alla offensiva israeliana su Gaza. Si interviene a offensiva in corso. Un intervento parallelo a quello della Corte internazionale di giustizia?

Sono azioni parallele perché si tratta di due corti distinte, la Cig dirime le controversie tra Stati, la Cpi giudica persone fisiche accusate di gravi crimini internazionali. In questo caso si stanno occupando dello stesso contesto, delle stesse condotte, ma viste in ottica diversa.

Non sono citati crimini di guerra e contro l’umanità presenti nel fascicolo presentato dalla Palestina negli anni passati. Quale può essere la ragione di tale scelta?

La competenza della Corte risale a prima del 7 ottobre e resta attiva: questi mandati d’arresto potrebbero non essere gli ultimi, si potrebbe intervenire su crimini precedenti, come nel caso russo. Quello di Khan potrebbe essere letto come un primo tentativo della Corte di attivarsi. L’ufficio della procura ha un’ampia discrezionalità nello scegliere i casi e le priorità: tiene conto dell’impatto che l’azione penale può avere sulle vittime e sulle comunità toccate dai crimini, in questo caso israeliani e palestinesi. I mandati d’arresto cioè potrebbero avere un effetto deterrente, dopotutto lo stesso procuratore Khan dice che sono crimini in corso. Insomma, un monito per far cessare i crimini contro gli ostaggi israeliani e contro la popolazione palestinese.

Per Netanyahu e Gallant, si parla di sterminio (anche per Hamas) e persecuzione. Non di genocidio. Cosa differenzia questi crimini?

Il genocidio prevede dolo specifico: si uccidono membri di un determinato gruppo o li si sottopongono a condizioni di vita tali al fine di determinarne la morte con la finalità di distruggere fisicamente quel gruppo. Lo sterminio non è connotato dal dolo specifico, è un massacro, un’uccisione su larga scala di popolazione civile. A definire lo sterminio è l’estensione del massacro, non l’intenzione. La persecuzione invece tiene conto dell’elemento discriminatorio, in questo caso dei palestinesi: è la privazione sistematica di diritti fondamentali, su vasta scala, in ragione dell’appartenenza a un determinato gruppo.

Le richieste di mandato d’arresto vanno convalidate.

La camera preliminare valuterà se emettere i mandati d’arresto. Non ci sono tempi prestabiliti. La Corte non giudica in contumacia: se dovessero essere emessi, il processo vero e proprio inizierebbe solo quando le persone accusate si troveranno all’Aja o consegnandosi spontaneamente o perché arrestati.

Il fatto che Israele non abbia mai aderito allo Statuto di Roma lo esenta dalle decisioni della Corte? O suoi leader incriminati rischiano l’arresto se dovessero viaggiare in paesi che intendono procedere?

Israele, in quanto non firmatario, non ha alcun obbligo di consegnare nessuno, né palestinesi né israeliani. Nel caso di paesi terzi, si scontrano due regole. Nei rapporti tra i Stati, i capi di stato in carica, come Netanyahu, godono di immunità personale: non possono essere giudicati né arrestati finché sono in carica, qualsiasi crimine abbiano commesso. Secondo lo statuto della Corte, però, andrebbero consegnati a prescindere dall’immunità. Non è una situazione inedita: è successo con Omar al-Bashir quando era presidente, nessuno lo ha mai consegnato, seppur per la Cpi fosse una violazione dello statuto. È un problema che non si pone per Gallant né per i leader di Hamas. Vale solo per presidente, premier e ministro degli esteri.

Non era mai accaduto che un leader israeliano venisse incriminato dalla Cpi. Cos’è cambiato in ambito legale?

Giuridicamente non è cambiato nulla, le norme sono sempre le stesse così come i poteri della Corte. Di certo l’entità dei crimini è talmente eclatante che stava diventando scandaloso che la Cpi non agisse. Da tempo è accusata di doppio standard, soprattutto da parte degli stati africani perché si concentrava solo su alcuni paesi. Aveva la necessità di ribadire la propria imparzialità. È comunque una mossa coraggiosa viste le pressioni che ha subito in queste settimane.

Temete rappresaglie da parte statunitense e israeliana?

Gli Stati uniti sotto Trump hanno già applicato sanzioni contro la Cpi per l’apertura dell’indagine sui crimini commessi dalla Cia e dalle forze militari statunitensi in Afghanistan. Biden ha poi rimosso quelle sanzioni. In questo caso la differenza starebbe nel fatto che le sanzioni non sarebbero applicate per difendere cittadini statunitensi, ma di un altro paese.