Sebbene il grande protagonista delle vicende cinesi sia quasi sempre Xi Jinping, il «presidente di tutto», la Cina ha anche un premier. Si chiama Li Keqiang, classe 1955 e proveniente dalla Lega dei giovani comunisti. A causa dell’onnipresenza del compagno segretario numero uno, ci ricordiamo di lui – ormai – solo una volta all’anno, quando inaugura i lavori «parlamentari» a Pechino.

È TOCCATO DUNQUE A LI – protetto dell’ex presidente Hu Jintao e decisamente limitato dalle sue funzioni dall’accentramento di poteri di Xi – il discorso nel quale avvisare il paese dei rischi che incombono sul paese, sia per una mutata situazione internazionale, sia per le problematiche dovute allo scontro commerciale con gli Usa (seppure quest’ultimo venga dato in via di risoluzione da rumors provenienti tanto da Washington quanto da Pechino).

Rimane il fatto che Li Keqiang ha invitato a tenere la guardia alta, per poi passare a enumerare le previsioni economiche per il 2019. Il dato che interessa di più, per quanto non sia in grado di spiegare il travaglio dell’economia cinese nella sua completezza, è quello sulla crescita. Le stime diminuiscono ormai di anno in anno e per il 2019 siamo di fronte a una forbice: dal 6 al 6,5. La «nuova normalità» è ormai radicata nei gangli dell’economia cinese, cui il governo però risponde con tutti gli strumenti che ha: da un lato verrà rinforzata una politica fiscale che prevede tagli sostanziosi di tasse, dall’altro la Cina può dare sfogo a un proprio grande classico, gli investimenti: «La Cina esplorerà nuove forme di finanziamento di progetti, farà buon uso di strumenti finanziari di sviluppo e attrarrà più capitale privato in progetti in settori chiave», ha detto Li.

GLI 800 MILIARDI di yuan (119 miliardi di dollari) che costituiscono il nuovo sostanzioso aiuto governativo saranno investiti nella costruzione di ferrovie, 1.800 miliardi di yuan (268 miliardi di dollari) nella costruzione di strade e progetti di vie navigabili. I primi lavori a partire saranno quelli relativi a progetti di tutela dell’acqua (un problema sempre più grave in Cina, specie nelle regioni settentrionali del paesi) e la costruzione della ferrovia del Sichuan-Tibet saranno accelerate.

Il clima – ha detto Li – sarà «grave» e «complicato» nel 2019. Se anche si trovasse un accordo con gli Stati uniti, per la Cina non significherebbe la fine dei problemi: a pesare sulla crescita infatti non è solo il mercato internazionale, ma anche e soprattutto quello interno. Previsto anche un aumento delle spese militari: un più 7,5 che in realtà non costituisce un aumento ragguardevole, perché inferiore a quello del 2018 (+8,1).