In un’affollata aula magna si è tenuta ieri presso l’università Roma 3 la lectio magistralis del segretario dell’Assemblea nazionale del potere popolare e del consiglio di Stato cubano Homero Acosta Álvarez. Deputato e professore di diritto costituzionale, l’esponente politico ha partecipato all’estensione della Carta entrata in vigore nel 2019, inaugurando una nuova fase del processo legislativo del parlamento de L’Avana.

L’iniziativa è stata aperta dai saluti istituzionali del rettore dell’ateneo capitolino Massimiliano Fiorucci e del prorettore Giorgio Resta, che ha sottolineato da un lato l’importante cooperazione con le università cubane e dall’altro le positive innovazioni derivate dalla nuova Costituzione all’interno della cornice della «legalità socialista» stabilita dalla rivoluzione del 1959.

Presenti anche l’ambasciatrice cubana in Italia Mirta Granda Averhoff e l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio (Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici). Quest’ultimo ha sottolineato i danni prodotti all’economia dell’isola dall’embargo imposto nel 1962 contro cui «sono state votate 31 risoluzioni Onu», che però non hanno avuto effetto. L’ultima il 2 novembre scorso: favorevoli alla sospensione 187 paesi, contrari Stati Uniti e Israele, astenuta l’Ucraina.

Al centro della lezione di Acosta Álvarez quello che definisce il processo di «partecipazione e legittimità» che ha portato alla scrittura e all’approvazione popolare della Carta. La necessità di sostituire la precedente Costituzione di stampo sovietivo veniva da lontano, dopo due riforme parziali avvenute nel 1992 e nel 2002. I primi gruppi di lavoro sono stati organizzati nel 2013. Nel giugno di cinque anni dopo è stata creata la Commissione che ha lavorato al testo base, presentato all’assemblea nazionale il mese seguente.

A quel punto è iniziata l’innovativa «consulta popular» che tra il 13 agosto e il 15 novembre del 2018 ha visto la distribuzione di tre milioni di esemplari del testo tra la popolazione e il confronto in oltre 133mila riunioni di base. Nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle università. I dati sono del governo cubano, secondo il quale hanno partecipato alle discussioni oltre 8 milioni e mezzo di persone (su un totale di 11 milioni di cubani residenti in patria). 783mila le proposte di modifica, via via raggruppate in diversi macrogruppi. La metà sono state accettate in qualche modo dai legislatori, le altre respinte.

Complessivamente sono stati rivisti circa il 60% dei 224 articoli. Il tema più caldo si è rivelato quello dei matrimoni egualitari. «Tanti sentimenti patriarcali e omofobici sono ancora là, non si cambiano per legge», ha detto Acosta Álvarez. Per questo la tematica è stata rimandata al successivo Codice delle famiglie, particolarmente avanzato, che è stato approvato nel 2022 con un referendum. Tra le altre cose ha stabilito che il matrimonio è tra due persone (non più tra un uomo e una donna), legalizzato le adozioni da parte di coppie omosessuali e reso possibile la gestazione solidale.

Tra i punti principali della nuova Costituzione, votata nel 2019 attraverso una consultazione referendaria che ha visto il 76% dei Sì sul totale degli aventi diritto, l’introduzione della proprietà privata. Intesa in senso complementare a quella statale e cooperativa, non come architrave del sistema economico. Poi le riforme relative al sistema di governo – prevista la figura del primo ministro accanto al presidente della Repubblica, cariche rinnovabili per due mandati di cinque anni – e alla procedura penale – dove torna l’habeas corpus.

Gli oppositori hanno duramente criticato l’articolo 1 che stabilisce l’irrevocabilità del socialismo: «Cuba è uno Stato socialista di diritto e di giustizia sociale, democratico, indipendente e sovrano». «È come per voi l’ordinamento repubblicano, che non si può modificare», ha detto Acosta Álvarez.

Sull’isola intanto continua la dura crisi economica. Scarseggiano i beni di prima necessità, l’accesso all’acqua potabile e il carburante. Nel 2019 il presidente statunitense Donald Trump ha irrigidito ulteriormente le sanzioni estendo la possibilità di portare in tribunale persone fisiche e giuridiche che investono nelle società nazionalizzate dalla rivoluzione. L’instabilità del Venezuela, primo fornitore di idrocarburi, complica la situazione insieme alla contrazione dei proventi del turismo provocata dall’esplosione della pandemia da Covid-19, che pure a L’Avana è stata gestita in maniera notevole.

Il difficile processo di riunificazione monetaria avviato nel 2021, in un paese che fino a quel momento aveva due valute correnti, e la spirale inflazionistica fanno il resto. «Cuba non è un paese perfetto, ma ogni giorno prova a perfezionarsi per il bene del suo popolo», ha concluso Acosta Álvarez.