Europa

La corsa tedesca, apre a Sputnik V e alla Cina

La corsa tedesca, apre a Sputnik V e alla CinaIl centro vaccini di Hannover – Ap

Germania Il governo aggiorna il cronoprogramma. Per Merkel l’obiettivo è mantenere la promessa: «Ogni cittadino entro la fine della prossima estate avrà ricevuto almeno una dose di vaccino», in vista anche delle elezioni

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 2 febbraio 2021

Entro Natale la Germania avrà a disposizione 323,5 milioni di dosi di vaccino anti-Covid di ogni tipo: dal farmaco nazionale prodotto da BioNTech-Pfizer agli equivalenti di Moderna e Astra-Zeneca fino allo Sputnik IV russo e alle fiale cinesi «se sarà necessario e qualora il loro utilizzo venisse approvato dall’Ema». Mentre il colosso Bayer fa sapere di essere pronto a fabbricare su licenza il medicinale della CureVac di Tubinga a partire dai primi mesi del 2022.

Sono i numeri più attesi a Berlino a margine del maxi-vertice di ieri pomeriggio fra la cancelliera Angela Merkel, i ministri di Salute, Economia, Esteri, Finanza e Giustizia più i governatori dei 16 Land. Allargato per la prima volta anche ai rappresentanti di BioNTech, Pfizer, CureVac, Idt, Moderna, Astra-Zeneca, Johnson & Johnson, Sanofi e Bayer e ai commissari Ue Stella Kyriakides e Thierry Breton. Tutti riuniti nella video-conferenza necessaria per riscrivere l’attuale piano vaccinazione che non procede bene a causa della difficoltà tecniche di produzione quanto per i clamorosi errori nella programmazione statale.

Non è l’incontro risolutivo del caos che ha mandato in tilt il modello sanitario tedesco (tanto che il governo prevede un altro incontro fra dieci giorni) tuttavia segna l’inizio della svolta nella lotta alla pandemia. Aprendo davvero alla prospettiva in grado di fare rispettare a Merkel, almeno dal punto di vista matematico, la promessa secondo cui «ogni cittadino entro la fine della prossima estate avrà ricevuto almeno una dose di vaccino».

La scadenza coincide casualmente con le elezioni politiche fissate cinque giorni dopo e per il governo continua a rappresentare la «data di spartiacque» dell’emergenza Covid-19.

Ben prima del 21 settembre, però, in Germania dovrà avere dimostrato di funzionare l’inedita «Autorità federale per il coordinamento della vaccinazione» proposta ieri da Merkel ai governatori per sbrogliare i «colli di bottiglia» nel contrasto al contagio finora gestito a macchia di leopardo in nome del federalismo.

Farà il paio con la nuova «Piattaforma di emergenza» da affidare all’Associazione delle industrie chimiche (Vci) forte dell’esperienza accumulata la primavera scorsa con il sito di distribuzione centralizzata dei disinfettanti già esauriti all’apice della prima ondata. Nel piano abbozzato ieri si prevede inoltre che la Vci si preoccuperà di rendere sempre disponibile lo stock minimo di siringhe e aghi necessari per inoculare i vaccini.

Già da oggi il governo Merkel comincerà ad aggiornare l’elenco delle categorie sociali da immunizzare in via prioritaria «alla luce dei nuovi dati sull’efficacia dei diversi farmaci in base all’età anagrafica e alle patologie pregresse» come anticipato dal ministero della Salute.

Ma soprattutto, il ministro della Salute, Jens Spahn ha chiesto il permesso di cambiare le attuali linee-guida stabilite dal «Comitato scientifico permanente» dopo il via libera di Bruxelles al vaccino di AstraZeneca della settimana scorsa.

In ogni caso, la vera soluzione alla pandemia a Berlino fa perno essenzialmente sullo stock di farmaci disponibile nei prossimi mesi: 18,3 milioni di dosi per il primo trimestre a cui seguiranno altri 77,1 milioni nel secondo trimestre (di cui 40,2 prodotte da BioNTech) e 126,6 milioni nel quarto. A fine dicembre dovrebbero infine arrivare gli ultimi 100,2 milioni di dosi prenotate. Sommate corrispondono a circa 4 somministrazioni per ogni tedesco, bambini compresi.

Tuttavia, se sarà necessario, la Germania non esclude di comprare anche i vaccini russi e cinesi come hanno confermato ufficialmente sia Spahn che il governatore della Baviera Markus Söder. Anche se per adesso l’unico altro Paese Ue che ha aperto allo Sputnik IV è l’Ungheria di Orbán: «Proprio il premier che finora si è sempre opposto all’acquisto massiccio dei farmaci costosi come quello di BioNTech», tiene a precisare il socialdemocratico Karl Lauterbach.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento