Manca poco all’arrivo dei 2.700 atleti sul Quai du Chatelier per partecipare ai prestigiosi Giochi Olimpici. L’eco-quartiere dell’Île-Saint-Denis, che ospita il Villaggio degli Atleti, è stato progettato appositamente per il grande evento e sarà lì che gli ospiti, immersi tra 2 900 metri quadri di pannelli fotovoltaici, godranno di una pace e di una calma…olimpica.

Gli ultimi sgradevoli vicini del villaggio erano 500 occupanti dell’Unibéton, un enorme edificio occupato per tre anni, e poi sgombrato in fretta e furia ad aprile 2023, due mesi dopo un ordine della prefettura. Purtroppo, non c’è stata alcuna proposta di alloggio alternativo perenne per gli sfollati, soprattutto migranti maschile venuti dall’Africa occidentale e sub-sahariana, ma anche famiglie con bambini.

«Non sono contro le Olimpiadi. Ma le Olimpiadi non sono più importanti dei 500 esseri umani che vivono qui», contestava Faris, un residente e referente dello spazio autogestito. All’epoca, la prefettura ha dichiarato che l’evacuazione era in risposta a una sentenza del tribunale del 30 ottobre 2020, sentenza mai resa effettiva negli anni immediatamente successivi, ma soltanto adesso. «L’obiettivo, in vista delle Olimpiadi, è quello di togliere tutti dalle strade di Parigi. Non viene offerta a loro alcuna soluzione permanente», afferma Paul Alauzy, responsabile della vigilanza sanitaria di Médecins du Monde.

Oggi, Paul è diventato il portavoce del collettivo «Le revers de la médaille» (L’altra faccia della medaglia), che documenta senza sosta gli sgomberi dei migranti a Parigi e nei dintorni dei siti olimpici. A volte si tratta di operazioni definite di «messa al salvo», dove autobus noleggiati dallo Stato sono utilizzati per trasferire le persone in altre Regioni. Una proposta insoddisfacente per molte delle persone coinvolte, la maggior parte di loro con procedure amministrative in corso o bambini che vanno a scuola nella regione parigina. Altre volte, si parla di «evacuazioni asciutte», che consiste nell’allontanare le persone che si accampano per strada.

«Gli sgomberi senza offerte di alloggi alternativi sono sempre avvenuti. Ma tra 2022 e 2023, sono state effettuati più di un terzo di trasferimenti supplementari», assicura l’attivista, che ricorda delle 15 operazioni di sgombero in 17 settimane soltanto a fine 2023.

Per assicurarsi di fare piazza pulita, le autorità hanno schierato un arsenale efficace, composto principalmente da due metodi: l’installazione di dispositivi cosiddetti «anti-migranti», come pietre o griglie al posto delle tendopoli, e le molestie quotidiane, localizzate sul perimetro dei siti olimpici. Una caccia effettuata talvolta manu militari, che comporta sempre più tensioni e provoca scene grottesche, come quella di un giovane minatore afghano costretto a bruciare la sua tenda «affinché la polizia se ne vada e smetta di colpirlo», assicurerà ai membri dell’associazione Utopia56.

Più che di «pulizia sociale», Paul Alauzy parla di «maltrattamento» verso popolazioni già politraumatizzate da percorsi di esilio e dalla mancanza di una dignitosa accoglienza all’arrivo. «La maggior parte di loro ha subito violenze durante il viaggio verso la Francia, ha attraversato il Mediterraneo, visto delle persone morire. Arrivano qui, dormono fuori e vengono spostati continuamente. Quando non si può nemmeno esistere nello spazio pubblico, sì, lo chiamo maltrattamento», dichiara l’attivista.

Joseph (nome di fantasia) è arrivato a Parigi a gennaio, dal Camerun. Essendosi dichiarato minorenne dovrebbe, secondo la legge, avere gli stessi diritti dei adolescenti francesi, ovvero poter andare a scuola e aver ad un alloggio. «Dopo essere stato ospitato in un albergo per due giorni grazie a un’associazione, ora vivo per strada. Sono stanco», racconta. Bamba, nella stessa situazione, la stanchezza si fonde con una profonda delusione: «Che abbiamo fatto, per essere trattati così? La Polizia ci impedisce di dormire, prendono tutte le nostre cose… Gli animali sono trattati meglio di noi».

Nel frattempo, nelle regioni diversi sindaci si preoccupano di questi arrivi massicci di migranti e rimproverano al Governo centrale di non essere consultati. A Orléans, il sindacato ha fatto i suoi calcoli: un pullman arriva ogni tre settimane da Parigi, «con a bordo tra 35 e 50 persone», e questo dal maggio 2023 – cioè circa 500 persone in poco meno di un anno, tutto ciò «furtivamente», dice all’AFP.

Floriane Varieras, assistente del sindaco ecologista di Strasburgo, una città vicina a una struttura di accoglienza, deplora anch’essa di «non essere stata consultata affatto, né per l’insediamento, né riguardo alla popolazione che transiterebbe in città». Mentre dice di comprendere la necessità di una «solidarietà territoriale», chiede risorse supplementari per le Regioni al fine di gestire la situazione.

In merito alle 10 strutture regionali aperte nel 2023 per «decongestionare» i dispositivi parigini, che serviranno in parte ad accogliere i 15 milioni di turisti previsti durante le Olimpiadi, la rivista Streetpress segnalava, nel dicembre scorso, il fallimento della strategia. Secondo i dati dello Stato, quasi la metà delle persone accolte nelle strutture regionali sono riorientate verso un numero di emergenza dopo tre settimane, e tornano in strada… o a Parigi.

Il 25 marzo scorso, i rappresentanti di oltre 80 associazioni e gli operatori sociali si sono riuniti per mobilitare le loro forze e denunciare quelli che definiscono abusi dello Stato francese.

Dopo l’incontro, Alauzy riassume, laconico: «L’epurazione sociale è purtroppo insita nei mega-eventi sportivi. A Vancouver, la polizia chiedeva alla gente di andarsene distribuendo biglietti dell’autobus.» Poi conclude: «La città aveva promesso i giochi più sostenibili nella storia, per lasciare un’eredità sociale positiva, più o meno come Parigi. Ma su 37 impegni assunti da Vancouver, solo tre sono stati rispettati. Vediamo».

Anche se il Ministro dello Sport e dei Giochi Olimpici e Paralimpici, Amélie Oudéa-Castéra ha assicurato all’Assemblea che queste operazioni non hanno «nulla a che fare» con la competizione, Parigi si svuota ogni settimana di più di questi visitatori anche loro venuti da lontano, ma non invitati alla festa.
Eppure «Apriamo i Giochi» inneggia lo slogan dei Giochi.