È da poco arrivata la notizia che le autorità ucraine hanno anticipato il coprifuoco alle 17. A partire da quel momento chiunque sarà trovato in strada sarà considerato un “nemico”. E non è difficile immaginare le conseguenze di quest’etichetta. A quanto pare, le forza di difesa ucraine si aspettano un grande attacco stanotte, il presidente Volodimir Zelensky l’ha anche annunciato in uno dei video che ha iniziato a pubblicare sui suoi canali social per rassicurare la popolazione e per smentire le voci di una sua fuga. “Dobbiamo stare uniti, questa è l’ora più dura per noi” ha dichiarato.

Il sindaco di Kiev, Vitali Kitschko, ha dichiarato stamane che i treni della metro non sono più attivi ma che alcune stazioni rimarranno aperte per permettere ai cittadini di ripararsi durante i bombardamenti. Sono da poco stato all’interno della stazione Kreschyatyk: all’ingresso forze dell’ordine armate controllano i documenti e perquisiscono chi entra; “no video” ammoniscono. Decine di persone sono qui accampate, ormai anche con i materassi e le provviste, sono presenti anche diverse famiglie con bambini piccoli e diversi anziani.

Stessa cosa nel rifugio dell’hotel e in molti altri luoghi della capitale dal quale arrivano immagini più o meno simili sulla grande situazione di disagio degli abitanti di Kiev che iniziano a vivere come assediati.

Farmacie, negozi, uffici, tutte le porte sono chiuse e all’interno delle vetrine dei supermercati è tutto buio. A metà mattinata sono stato sorpreso da un autobus in servizio (e dal fatto che l’autista è stato così gentile da fermarsi per farmi salire anche se non eravamo vicino alla fermata), con l’idea di fare un giro di perlustrazione in città e senza conoscere la direzione del mezzo. Per fortuna l’autobus si è fermato nel piazzale della stazione e lì ho assistito a una scena che non vedevo da giorni: centinaia di persone nello stesso luogo. In realtà questo è il punto logistico per fuggire scelto da tutti quelli che non hanno un mezzo proprio. A ogni passo ci sono capannelli nei quali si tratta il prezzo con gli autisti che offrono passaggi verso Leopoli, da molti percepita come l’unica città ancora sicura d’Ucraina. I treni sono letteralmente presi d’assalto e sulla grande tabella luminosa che indica gli orari, molte righe sono rosse con la scritta “cancellato”. Alcuni raccontano che stamattina le forze armate hanno sparato in aria per intimare ai presenti di non accalcarsi.

I negozi sono ormai tutti chiusi ed è sempre più difficile trovare cibo e ogni genere di prodotto, i pochi passanti si affrettano perché le sirene antiaereo risuonano sempre più frequentemente e nessuno vorrebbe trovarsi in strada durante un bombardamento.

Le truppe russe stanno provando a sfondare in diversi punti. Da nord ancora non sono riusciti ad entrare e stamane, dopo 24 ore di combattimenti, il ministero della difesa ucraino ha annunciato la sconfitta delle truppe nemiche nei pressi di una delle centrali idroelettriche più importanti della città. Per ora, infatti, i servizi fondamentali (acqua, luce, gas, telefono) continuano a essere attivi, ma si teme un’interruzione da un momento all’altro.

Nel quadrante sud-ovest ci sono stati violenti scontri nella zona di Zhuliavny, vicino all’aeroporto, dove dei blindati russi sono stati distrutti dalle truppe regolari ucraine. Nelle stesse ore un palazzo residenziale è stato colpito da un ordigno ed ora è in fiamme. Sul corso Peremohu le forze di difesa territoriale (civili e paramilitari) hanno respinto l’offensiva di blindati russi colpendoli con bombe molotov.

Leggi il reportage del 25 febbraio