La destra populista in Polonia si scaglia contro il Green Deal in vista delle elezioni europee, «e per rifiutarlo che vogliamo andare al parlamento europeo», ha dichiarato ieri il numero uno del partito Diritto e giustizia (Pis) Jarosław Kaczyński. E stato un discorso piuttosto radicale quello di Kaczyński alla convention preelettorale organizzata ieri dal Pis a Varsavia. Lo slogan scelto per l’adunata nella capitale polacca parla da solo: «Polacchi liberi rispetto alle modifiche dei trattati Ue».

Kaczyński ha infatti chiuso la porta a qualsiasi cambiamento di regole nei rapporti con Bruxelles: «Nessun polacco onesto sarebbe disposto ad accettarlo». Sulla politica monetaria le sue idee sono sempre le stesse: «L’Ue vorrebbe imporre l’euro alla Polonia e spedire le 360 tonnellate di oro delle nostre riserve in direzione Francoforte».

Al Paese sulla Vistola verranno assegnati a giugno 53 seggi al parlamento europeo. Questa volta il Pis punta a portare una ventina di deputati nell’emiciclo di Strasburgo, molto probabilmente qualcuno in meno rispetto ai 25 eletti nel 2019. A dispetto di un gradimento in leggero ribasso, la formazione fondata dai fratelli Kaczyński resterebbe un peso massimo nella casa del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) guidato da Giorgia Meloni.

Comunque vadano le cose l’influenza del Pis in questa sede resta notevole. E a causa dell’oltranzismo di Kaczyński e dei suoi che Meloni si sarebbe trovata costretta a rinunciare alla scelta di uno Spitzenkandidat “più moderato” dell’Ecr per la Commissione Ue.

«Abbiamo una squadra forte, possiamo contare su persone che possono funzionare bene nell’Ue», ha aggiunto Kaczyński. Questa volta infatti il Pis ha scommesso tutto su nomi grossi, forse anche per minimizzare un’eventuale perdita di consensi. Sono quasi tutti dei fedelissimi di Kaczyński i capilista scelti dalla dirigenza del Pis, come l’ex prima ministra Beata Szydło e l’ex presidente del colosso energetico Pkn Orlen Daniel Obajtek.

Tra i candidati figurano anche i due “neo martiri”, Mariusz Kamiński e Maciej Wąsik, espulsi all’inizio dell’anno dal Sejm, la camera bassa del parlamento, dopo essere stati condannati a due anni di carcere per abuso di potere. I due ex parlamentari, graziati successivamente dal presidente polacco Andrzej Duda – espressione del Pis – restano due nomi di richiamo per mobilitare il proprio elettorato.

A prendere la parola questa settimana in casa Pis anche l’ex premier Mateusz Morawiecki che ha parlato in Ungheria alla Conservative Political Action Conference (Cpac), un raduno dell’ultradestra frequentato anche dagli spagnoli di Vox e dal Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders. «Budapest è una città fantastica, una città della libertà, anche della libertà di parola», ha detto l’ex primo ministro polacco.

Letto a posteriori, il discorso di Morawiecki sembra quasi completare all’intervento di Kaczyński che invece ieri non aveva affondato il colpo su tematiche migratorie: «Siamo attualmente testimoni dell’ennesimo tentativo da parte dei liberali di sinistra di minare la pace e la stabilità in Europa attraverso l’immigrazione illegale».

Ma ieri è stato anche il giorno del congresso della coalizione Lewica (Sinistra). «Vogliamo fare in modo che nessuna madre, nessuna figlia, nessuna conoscente in Polonia venga trattata peggio di un’altra cittadina europea», ha dichiarato l’eurodeputato Robert Biedroń. Alla tornata elettorale dell’8 e 9 giugno Lewica punta a conquistare almeno tre seggi in totale nelle circoscrizioni di Varsavia, Poznań e Katowice.