Si è concluso, dopo operazioni delle forze di sicurezza durate tutta la notte, l’assalto di domenica sera al resort di lusso Le Campement di Kangaba, a poche miglia dalla capitale Bamako. Secondo quanto riportano le fonti ufficiali sono 4 le vittime tra gli ospiti sequestrati – di cui una di nazionalità franco-gabonese, una camerunense, un soldato portoghese dell’European Union military training mission (Eutmmali) e un cittadino non ancora identificato – più un disperso. Trentadue gli ostaggi liberati – tra cui 13 francesi – e 5 gli attentatori uccisi dai reparti del Forsat – le Forces spéciales antiterroristes du Mali – coadiuvate dai reparti anti-terrorismo francesi dell’Operazione Barkhane e dai soldati dell’Eutmmali. Non risultano italiani coinvolti nell’attentato, fa sapere la Farnesina.

IL PRESIDENTE FRANCESE Emmanuel Macron, atteso a Bamako il prossimo 2 luglio per il vertice del G5 dei Paesi del Sahel (Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger e Ciad) ha assicurato il pieno sostegno della Francia nella lotta al terrorismo. Dichiarazioni in linea con quelle rese a Gao, nord del Mali, il 19 maggio scorso, di voler «continuare e incrementare» l’investimento francese nell’operazione Barkhane.

Sono circa 4,500 gli uomini delle truppe francesi di stanza nel Mali da quando nel 2013 Parigi lanciò l’Operazione Serval seguita l’anno dopo dall’Operazione Barkhane, con cui è stata costituita una cintura militare francese nei cinque paesi del Sahel in difesa di interessi e obiettivi strategici, militari ed economici ben precisi.

BENCHÉ L’ATTENTATO non sia stato ancora rivendicato mentre scriviamo, secondo il ministro della Sicurezza del Mali Salif Traoré si è trattato «senza ombra di dubbio di un attacco terroristico».

Nel tardo pomeriggio di domenica scorsa un commando armato al grido di «Allah Akhbar» ha fatto irruzione nel residence Le Campement de Kangaba, un centro di villeggiatura frequentato anche da occidentali situato nel quartiere di Yirimadio, a circa 10 km dall’aeroporto internazionale di Bamako-Sénou.

LA CAPITALE DEL MALI è già stata teatro di attacchi jihadisti: nel marzo 2016 contro l’hotel Nord Sud che ospita la missione europea per l’addestramento dell’esercito maliano. Il 20 novembre 2015, una settimana dopo gli attentati di Parigi, quando un gruppo armato attaccò il Radisson Blu hotel – bersaglio: diplomatici, uomini d’affari e clientela internazionale – provocando 21 morti e 170 feriti. L’attentato fu rivendicato da due gruppi terroristici: Al Mourabitoune guidato da Mokhtar Belmokhtar e Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (Aqim). A partire da quell’attacco è in vigore in Mali quasi ininterrottamente lo stato di emergenza.

ANCOR PRIMA, nel marzo dello stesso anno con l’attacco a La Terrasse restaurant (Al Mourabitoune) nel centro della capitale. E ancora il 7 agosto 2015 fu l’hotel Sévaré a essere attaccato, questa volta dal Front de libération du Macina.
Questa la realtà drammatica del Mali con cui la presidenza di Macron dovrà confrontarsi nei prossimi tempi.