Le azioni del governo israeliano per limitare i finanziamenti statali solo ai film che sostengono l’agenda di estrema destra del governo stanno causando un crescente allarme tra i registi nel Paese. Da quando è entrato in carica, lo scorso dicembre, il ministro della cultura, Miki Zohar, fa pressione per stabilire nuovi codici con cui costringere artisti e registi a garantire che le loro opere non offuschino la reputazione di Israele o dei suoi militari. A destare ancora più inquietudine ci sono le riforme pianificate dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu – il più a destra nella storia di Israele – che includono il possibile smantellamento della televisione pubblica in nome della concorrenza del libero mercato.
Zohar voleva costringere i produttori dei documentari H2:The Occupation Lab e Two Kids A Day a restituire i finanziamenti pubblici dei loro film. Diretto da Idit Avrahami e Noam Sheizaf, H2: The Occupation Lab esamina l’impatto che i coloni ebrei e l’occupazione militare hanno avuto sulla città palestinese di Hebron, mentre Two Kids A Day di David Wachsmann racconta gli arresti quotidiani di bambini palestinesi da parte dell’esercito israeliano. Se dopo averlo visto il ministro ha trovato H2: The Occupation Lab «sufficientemente obiettivo», Two Kids A Day rimane nel mirino. «Può pensare ciò che vuole del film, noi troviamo pazzesco che un ministro abbia un comitato per questo» ha dichiarato Sheizaf a «Variety».

TRA I REQUISITI pensati da Zohar per accedere ai finaziamenti statali, c’è la richiesta agli artisti di firmare una dichiarazione di lealtà con cui si impegnano a non diffamare il Paese. Il ministro ha spiegato a «Variety» che vengono considerate offensivi « i progetti che criticano l’esercito israeliano non basati su fatti reali, verificati da funzionari dello stesso». Un modo per non parlare dell’occupazione e così per cancellarla.
Esiste un precedente, la cosiddetta «legge Nakba», un emendamento del 2011 che consente al governo di tagliare i finanziamenti statali alle istituzioni per qualsiasi attività che nega l’identità di Israele di stato ebraico e democratico o che incita a razzismo e violenza. La Rabinovich Foundation’s Israel Cinema Project, il più grande fondo cinematografico in Israele, richiede già di firmare tale impegno. Il ministero mira ora ad estendere i requisiti della legge sulla Nakba a tutti i fondi cinematografici .
In risposta, i registi israeliani hanno lanciato una contro campagna chiedendo al fondo Rabinovich di rimuovere i requisiti. Più di 100 nomi, tra cui il vincitore dell’Orso d’oro di Berlino Nadav Lapid , Ari Folman, Eran Kolirin, Hagai Levi, hanno firmato una petizione che chiede il boicottaggio da parte dell’industria della fondo Rabinovich fino a quando non abolirà il giuramento di fedeltà.