Il vice sindaco di Gerusalemme, Aryeh Yitzhak King, ha lanciato un appello: seppellire vivi i centinaia di palestinesi arrestati, spogliati e bendati dall’esercito israeliano a Beit Lahiya e Jabaliya, «centinaia di formiche, subumani, animali». Ong locali e internazionali sono invece al lavoro per individuare i prigionieri da video e foto: in tanti riconoscono parenti e amici. Tra loro Diaa al-Kahlout, giornalista di The New Arab (a cui poi l’esercito ha bruciato la casa); Ayman Lubad, ricercatore del Pchr; Darwish al-Gherbawi, preside di una scuola Onu; Ahmed Lubbad, insegnante; e poi barbieri, sarti, universitari. Alcuni, liberati, hanno raccontato di essere stati...