La Sardegna procede spedita verso il fossile. Non solo rigassificatori e ma un sistema regionale di condotte per il metano che impatterebbe in maniera drammatica sul paesaggio e sugli equilibri ambientali dell’isola. E poi, ancora, carbone. E’ tutto contenuto in una bozza di intesa, stipulata tra la giunta regionale di centrodestra e il governo, che prevede tre obiettivi: la realizzazione di almeno due rigassificatori; la costruzione di una condotta per il metano che andrà a servire le principali aree urbane e industriali; il rinvio a data da stabilire della chiusura degli impianti coal powered di Porto Torres e del Sulcis prevista per il 2025.

L’ESISTENZA DI UN ACCORDO tra governo e Regione Sardegna sulle questioni energetiche, già anticipata dal quotidiano La Nuova Sardegna ai primi di ottobre, venerdì scorso è stata confermata dal ministro per l’ambiente e per la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante una riunione della commissione parlamentare sull’insularità convocata per discutere dei problemi legati alla transizione energetica in Sardegna. Rispondendo alle domande di due parlamentari sarde, Alessandra Todde (M5S) e Francesca Ghirra (Alleanza Verdi Sinistra), il ministro ha specificato che con la giunta guidata da Christian Solinas è stato definito un quadro di impegni comuni per superare l’attuale fase di impasse. Stabiliti a breve, questione di giorni, gli ultimi dettagli, la bozza di intesa tra governo e Regione diventerà un decreto legge che modificherà il Dpcm energia per la Sardegna varato da Mario Draghi nel marzo del 2022. E saranno modifiche pesanti.

NEL DPCM DEL 2022 l’allora ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, disegnava il futuro energetico dell’isola prevedendo da un lato un via libera all’installazione su larga scala di impianti eolici e fotovoltaici e dall’altro la costruzione di due rigassificatori, a Porto Torres e nel Sulcis. Cingolani pensava a un sistema di depositi costieri in cui il metano sarebbe arrivato via nave dagli hub di La Spezia e di Piombino per poi essere distribuito su gomma (con i Tir) in tutta la regione. Una linea comunque contraddittoria, quella del governo Draghi. Perché se da una parte la Sardegna diventava, con il progetto Cingolani, uno dei principali centri nazionali per la produzione di energia da rinnovabili, dall’altra nell’isola, unica regione italiana fuori della rete di distribuzione del metano, il gas invece entrava per la prima volta, e alla grande. Eppure alla giunta Solinas tutto ciò non è bastato.

IL PRESIDENTE SARDO-LEGHISTA VUOLE altro rispetto al Dpcm Draghi e per ottenerlo si è opposto al progetto Cingolani per via legale, con un ricorso al Consiglio di Stato. Quattro cose, in particolare, vuole il centrodestra sardo: realizzare, in alternativa alla distribuzione del metano su gomma, una rete di condotte che copra gran parte del territorio dell’isola; mantenere attive le centrali a carbone in funzione a Porto Torres e a Portovesme; spostare in un’altra sede (a Cagliari) il rigassificatore previsto nel Sulcis; impegnare il governo a concordare preventivamente con Regione e comuni la quantità di energia da produrre con le rinnovabili e, soprattutto, i siti in cui collocare gli impianti eolici e fotovoltaici. E’ per ottenere queste quattro cose che Solinas ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, aprendo però, nel contempo, un dialogo con il governo amico insediatosi a Roma. E il governo amico ha risposto.

HA RISPOSTO CON UNA BOZZA DI ACCORDO che, una volta diventata, tra pochi giorni, decreto legge, non soltanto correggerà il Dpcm Draghi per accogliere tutte e quattro le richieste della Regione Sardegna, ma metterà anche fuori gioco il Consiglio di Stato. L’udienza per decidere sul ricorso presentato da Solinas è fissata per il prossimo 16 novembre. Se però il decreto legge che accoglierà i punti contenuti nella bozza di intesa tra Pichetto Fratin e Solinas cancellerà, prima del 16 novembre, la materia stessa del contendere, ovvero il Dpcm Draghi, è evidente che l’udienza diventerà del tutto inutile.

«PICHETTO FRATIN E IL PRESIDENTE SOLINAS – dice Alessandra Todde – trattano a insaputa dei sardi. Durante la riunione della commissione insularità il ministro ha detto che la Regione Sardegna è vicina a chiudere un’intesa con il governo che supererà il Dpcm Draghi. Ci sarebbe un accordo sul via libera a condotte per il metano e alla costruzione di due rigassificatori, a Porto Torres e in un altro un sito da individuare, non più Portovesme ma, forse, Cagliari. Rispetto al Dpcm Draghi è un passo indietro, che non risolverà i problemi dell’isola e che non porterà benefici se non a pochi noti».

«È GRAVE – COMMENTA FRANCESCA GHIRRA – che la bozza di accordo tra governo e Regione Sardegna preveda la costruzione di un metanodotto. Sono contraria alle condotte per il gas, non soltanto per tempi e costi di realizzazione, ma anche per i problemi ambientali legati al progetto, che prevede scavi e scassi in aree protette, in siti archeologici e in zone a rischio idrogeologico. Si dovrebbero piuttosto impiegare le ingenti risorse necessarie alla realizzazione del gasdotto nel settore delle rinnovabili, a sostegno di un’economia basata sull’innovazione, sulla ricerca e sullo sviluppo di tecnologie che garantiscano occupazione in funzione degli obiettivi dell’Agenda europea sui cambiamenti climatici».

NO AL METANO E SÌ ALLE RINNOVABILI anche da Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia di Wwf Italia: «E’ veramente assurdo che una regione come la Sardegna, che è fuori della rete nazionale di distribuzione del metano, decida di entrarci. E di entrarci non soltanto con i rigassificatori, ma anche con la costruzione di una rete di condotte per il metano che sottrarrebbe risorse finanziarie alla realizzazione di un sistema di produzione di energia da eolico e da fotovoltaico all’altezza della sfida che il mutamento climatico impone. Sono le rinnovabili l’unica via giusta».